Ha ragione Liliana Segre che giudica esecrabile accostare il green pass alla Shoah. Ha ragione Draghi quando si scaglia contro l’appello a non vaccinarsi. Sono ipocriti la Meloni e soprattutto il doppiogiochista Salvini, che attaccano l’obbligo e il green pass e poi si vaccinano. Fanno senso i no di chi si appella alla Costituzione non avendola nel proprio Dna. Si è aperto un maleodorante vaso di Pandora.

Ognuno è libero di pensare ciò che vuole sui vaccini, e di manifestare in piazza osservando le regole. Ma libertà non significa che ognuno può fare quel che gli pare, quando e come gli pare. Per Costituzione, la libertà è uno spazio definito di scelta individuale nel quale il potere pubblico può entrare solo in modi e limiti predeterminati.

Partiamo dall’art. 32: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”. Ma come e quando il legislatore potrà intervenire? Lo dice lo stesso articolo 32. La salute non è solo un “fondamentale diritto dell’individuo” , ma anche un “interesse della collettività” . Ed è appunto in vista di tale contrapposto interesse che la legge – e solo la legge – può imporre un obbligo vaccinale, come è accaduto più volte in passato.

Un esempio. Sarebbe incostituzionale la legge che obbligasse il malato di Sla a un trattamento sanitario anche salvavita, come il sondino per l’alimentazione artificiale. È invece conforme a Costituzione la legge che impone la vaccinazione anti-Covid. Perché la differenza? Perché nel primo caso il rifiuto di trattamento ricade solo sul malato, libero di voler morire. Nel secondo il rifiuto mette a rischio non solo la vita propria, ma anche quella di altri. È questo non è parte di qualsivoglia libertà.

La Costituzione non è pro o contro i vaccini obbligatori. Li consente. Se prevederli, in quale misura e modalità, è scelta politica del titolare del potere legislativo. Dovrà essere fatta osservando tre principi: precauzione, necessità, proporzionalità. La precauzione si volge a valutare i rischi da fronteggiare. Necessità e proporzionalità implicano che l’intervento deciso non abbia alternative meno intrusive o limitative per diritti e libertà, e sia commisurato nei tempi e nei modi agli obiettivi da realizzare. Sono queste le linee essenziali che si traggono dalla giurisprudenza della corte costituzionale (tra altre, sent. 5/2018, in specie punto 8.2 del considerato in diritto).

Il rischio è alto, e si contrasta efficacemente solo con i vaccini. Questo dicono – con poche eccezioni – la ricerca e la scienza medica, suffragate dallo svolgersi della pandemia. In Italia lo attestano quasi 130000 bare, e il complottismo non cambia questa realtà. Precauzione, necessità e proporzionalità sono pienamente osservate dall’obbligo ex lege per categorie determinate, come è stato per i medici e gli operatori sanitari, e come potrebbe essere per docenti e studenti in vista della riapertura delle scuole.

Lo stesso vale per un green pass per legge come condizione per svolgere determinate attività, accedere a certi luoghi, usufruire di servizi pubblici. Ognuno rimarrebbe libero di non vaccinarsi, essendogli però preclusa l’occasione di contagiare altri. Il che è consentito anche dalle specifiche norme costituzionali su libertà e diritti: circolazione, riunione, istruzione, iniziativa economica privata.

Una considerazione conclusiva. L’ondata anti-Covid è nata e cresciuta nella rete. Internet è strumento di libertà, ma può anche essere palestra di irrazionalità collettiva. La vicenda in atto prova che non si governa un paese con la rete e per la rete.

Bisogna ritrovare la via della partecipazione democratica attraverso soggetti politici strutturati e radicati, come l’art. 49 della Costituzione chiaramente indica. Per questo, ci vorrà una rinascita politica e culturale, non facile né breve. Nella specie, potremmo trarre spunto dal capitolo XXXI dei Promessi sposi sulla peste del 1630 a Milano, in cui troviamo la fotografia dei no-vax e dei no-pass di oggi. Ne consigliamo la lettura a quegli eredi di Stefano Rodotà che pare vogliano – in chiave di libertà – rifiutare il green pass “modello francese”.

Non sarà facile diradare le minacciose nuvole nere richiamate da Revelli su queste pagine. Si addensano su un mantra di nuovo conio per cui resistere alla presunta sopraffazione vaccinale non è di destra, e nemmeno di sinistra. È falso, e nelle manifestazioni si vede. La libertà individuale di contagio è di destra, la difesa della collettività dal contagio è di sinistra.