«Gli appelli a non vaccinarsi sono inviti a morire, oppure a far morire»: Mario Draghi risponde a una domanda sul dissenso di Matteo Salvini, evita però di citarlo, sfugge la polemica diretta. Ma certo non la manda a dire. Nel preambolo della conferenza stampa, con i ministri Roberto Speranza e Marta Cartabia seduti a suoi fianchi, dal momento che il consiglio dei ministri ha anche autorizzato la fiducia sulla riforma della giustizia, il presidente del consiglio ha il tono di un generale che sta vincendo la guerra e proprio per questo non intende abbassare guardia: «Abbiamo distribuito 63 milioni di vaccini, più di quanto avesse promesso Figliuolo, quanto la Germania, più di Francia e Stati uniti. La mortalità è molto al di sotto del temuto. La ripresa c’è, va oltre le aspettative ed è più forte che in altri Paesi europei».

C’È UN «PERÒ» E SI CHIAMA variante Delta. Corre in tutta Europa «e succederà presto anche da noi se non adottiamo misure adeguate». Quelle misure, discusse prima dalla cabina di regia con tanto di scontro Lega-resto della maggioranza e poi varate dal cdm, le illustra Speranza e si articolano su tre fronti. Lo stato d’emergenza è prorogato sino al 31 dicembre. Il criterio per decidere l’eventuale passaggio di una Regione da una zona all’altra slitta dal tasso di contagio a quello di ospedalizzazione, proprio perché la campagna di vaccinazione ha cambiato le cose facendo precipitare i ricoveri sia in ospedale che nelle terapie intensive. La zona gialla scatterà con le intensive occupate al 10% e i posti in ospedale al 15%. Il ministro della Salute avrebbe preferito soglie più basse, 5% e 10%, ma qui qualcosa la Lega ha ottenuto. Per la zona arancione le soglie sono 20 e 30%. Per la rossa 30 e 40%.

CAPITOLO CHIAVE il Green Pass, che non è una novità essendo già stato scaricato da oltre 40 milioni di persone ma il cui uso sarà allargato dal 6 agosto. Anche in questo caso Speranza avrebbe preferito l’allargamento immediato ma la Lega ha strappato tempi più lunghi. Per il Green Pass sarà necessario, per chi ha oltre12 anni, aver ricevuto la prima dose di vaccino, oppure la guarigione da Covid nei 6 mesi precedenti o infine il tampone negativo nelle ultime 48 ore. Dovrà essere esibito anche nei bar e nei ristoranti al chiuso oltre che nei cinema, teatri, palestre e musei. Negli eventi pubblici sarà consentita la capienza del 50% all’aperto e del 25% al chiuso in zona bianca per gli eventi con oltre 5mila spettatori all’aperto e 2.500 al chiuso. In zona gialla le stesse percentuali sulla capienza massima consentita saranno invece sempre obbligatorie e comunque non si potrà andare oltre i 2500 spettatori all’aperto e i mille al chiuso. Restano per ora fuori dalla normativa i tre settori più importanti: scuola, trasporti e lavoro. Draghi promette di definire anche qui le regole e assicura che proprio su questi fronti delicatissimi stanno già lavorando i ministri competenti, Orlando, Giannini e Bianchi. Non riapriranno invece le discoteche, per le quali sarà stanziato un fondo per il sostegno.

IL CONSIGLIO DEI MINISTRI ha affrontato quasi esclusivamente il fronte sanitario ma la scelta di chiedere subito l’autorizzazione per la fiducia sulla giustizia non è certo un passaggio secondario. Il premier assicura che non ha valenza minacciosa, tanto più che riforme di questa portata «devono essere condivise, altrimenti verrebbero cambiate dal prossimo governo». La fiducia, giura, «serve solo a fissare un punto di partenza approvato dal precedente cdm all’unanimità». Il governo però è pronto a «modifiche tecniche anche importanti che non incidano sull’impianto». Se ci saranno confluiranno in un emendamento sul quale il governo chiederà una seconda fiducia.

È UN’APERTURA ai 5S ma non solo a loro, ci tiene a specificare il premier. A proporre emendamenti, infatti, sono stati anche altri partiti. La guardasigilli conferma. Riconosce che alcuni dei problemi sollevati, in particolare la possibilità che scatti l’improcedibilità per processi di mafia importanti, sono reali. Assicura che il ministero sta già lavorando a tutto spiano per fornire soluzioni. Ma il suo è un tono meno disponibile di quello di Draghi: «Il problema riguarda in realtà solo alcune procure: sono precisamente 7. Tutte le altre sono assolutamente in grado di rispettare i tempi previsti. Per quelle 7 procure stiamo mettendo a punto una soluzione tecnica». La ministra, inoltre, insiste sul carattere generale della riforma, che deve porre riparo anche a quell’oltre 65% di prescrizioni che scattano prima che si concluda il primo processo. Rimangiarsi l’improcedibilità, insomma, è fuori discussione.