A pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico, il governo cerca di tenere sotto controllo la «fuga in avanti» di alcune regioni sui vaccini e di fornire delle procedure standard per facilitare alle famiglie la certificazione per l’accesso nei diversi istituti. La Lombardia ha già spiegato che non farà marcia indietro sulla proroga di 40 giorni per la presentazione dei documenti – già definita «fuori legge» dalla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli – mentre il Veneto ha impugnato la legge, chiedendo nel frattempo una sospensiva. Ieri dunque i ministeri della Salute e dell’Istruzione hanno emesso una circolare con le ultime disposizioni, mentre il Garante della privacy ha autorizzato le scuole che lo volessero a inviare le liste degli iscritti alle Asl (la legge lo prevedeva solo a partire dal 2019).

IN PARTICOLARE, quest’anno verrà accettata al momento dell’iscrizione anche solo una mail, una raccomandata o una telefonata al Cup della Asl (con attestazione, però, di avvenuta prenotazione), o una autocertificazione, per poter intanto far ingresso a scuola a partire dal 10 settembre: sempre con l’impegno di mettersi in regola entro il 10 marzo 2018. Per le scuole primarie e secondarie il termine ultimo è il 31 ottobre (10 marzo 2018 per chi presenta una autocertificazione). Senza nessun tipo di documento, asili nido e materne non permetteranno l’accesso del bambino: che potrà comunque restare iscritto, ma verrà ammesso solo quando avrà tutti i certificati in regola. Dalle elementari in su la mancanza dei certificati non impedirà l’accesso alle lezioni, ma avvierà l’iter di contatto con la Asl fino alla eventuale multa.

La circolare ricorda che è possibile fornire alle scuole quattro tipi di documenti: 1) un certificato che comprovi l’effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie previste in base all’età; 2) un documento comprovante l’avvenuta immunizzazione a seguito di una malattia naturale; 3) un certificato comprovante la sussistenza dei requisiti per l’omissione o il differimento delle vaccinazioni; 4) copia della formale richiesta di vaccinazione alla Asl con riguardo alle vaccinazioni non ancora effettuate (o appunto, solo per quest’anno, una autocertificazione).

È CONFERMATO CHE la documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni dovrà comunque essere prodotta entro il 10 marzo 2018. La mancata presentazione entro i termini previsti sarà comunque segnalata, entro i successivi 10 giorni, dal dirigente scolastico o dal responsabile del centro di formazione professionale regionale alla Asl che avvierà la procedura prevista per il recupero dell’inadempimento.

Il Garante della privacy, dal canto suo, ha deciso che «gli istituti scolastici e i servizi educativi per l’infanzia potranno trasmettere gli elenchi degli iscritti alle Asl competenti per territorio per consentire la verifica della regolarità vaccinale senza aggiungere oneri burocratici a famiglie e pubblica amministrazione». Una ordinanza sollecitata in particolare dalla Regione Toscana, e salutata con favore sia dal presidente Enrico Rossi che dall’Anci, l’associazione dei comuni.

QUESTI ELENCHI potranno essere usati per l’attività di verifica delle singole posizioni e per l’avvio delle procedure previste (ad esempio la convocazione dei genitori), nonché per la pianificazione delle attività necessarie a mettere a disposizione dei genitori la documentazione prevista dal decreto. Il Garante ha ricordato inoltre che «le aziende sanitarie, di propria iniziativa, al fine di semplificare le procedure, possono già inviare alle famiglie i certificati o altre attestazioni vaccinali per consegnarli alle scuole, senza dover aspettare che siano i genitori stessi a richiederli, nonché inviare altre comunicazioni relative agli obblighi vaccinali, anche a seguito di accordi con gli istituti scolastici». Non sarà per il momento però possibile il processo inverso: le Asl non potranno cioè mandare elenchi o più in generale dati sensibili alle scuole.

La ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha sottolineato come sia importante vaccinare i bambini visto che ad esempio al 31 luglio si sono registrati in Italia «3.672 casi morbillo, ma in realtà – ha avvertito – i casi reali sono più del doppio». L’anno scorso, in tutto il 2016, i casi furono circa 800, quindi quando mancano ancora 4 mesi alla fine del 2017 siamo già a un aumento di oltre quattro volte. Di questi casi, l’88% riguarda non vaccinati, il 35% ha avuto almeno una complicanza e 43% sono i ricoverati.