L’impazienza cresce sui vaccini in vari governi europei, la crisi del Covid sta aggravando le difficoltà pre-esistenti, le diseguaglianze aumentano, i ragazzi perdono giorni di scuola, gli studenti sono alla deriva, la disoccupazione si impenna, il futuro sembra bloccato. Ieri la Commissione Ue ha risposto con grande imbarazzo all’offensiva di Austria e Danimarca.

Il cancelliere Sebastian Kurz e la premier Mette Frederiksen domani saranno in Israele per incontrare Benjamin Netanyahu, che usa la sua campagna di vaccini a tappeto come arma diplomatica: Vienna e Copenhagen hanno intenzione di collaborare con Tel Aviv per lo sviluppo di vaccini di seconda generazione, saltando l’Ema, l’agenzia europea che dà le autorizzazioni sui medicinali. Kurz accusa: «L’Ema è troppo lenta per le autorizzazioni e ci sono colli di bottiglia nella produzione, dobbiamo prepararci ad altre intese senza essere più dipendenti dalla Ue». Frederiksen è meno drastica: «Non significa mancanza di fiducia nella Ue, ma dobbiamo spingere la produzione con forza, forse dovremo rivaccinare ogni anno».

LA PRESIDENTE della Commissione, Ursula von der Leyen, che si è impegnata per metà mese sul “pass” che permetterà di ristabilire la libera circolazione nelle frontiere interne, ha affermato che la Ue sta discutendo le «linee guida per l’accelerazione delle autorizzazioni dell’Ema»: è attesa per l11 marzo quella per lo Jenssen (il vaccino della Johnson&Johnson è già autorizzato negli Usa). Il commissario all’Industria, Thierry Breton, a capo della task foce Ue sui vaccini, spinge per una condivisione dei brevetti che permetta di accelerare la produzione di dosi nel blocco, mentre l’obiettivo resta di avere a disposizione più di 2 miliardi di dosi entro fine anno, di modo da poter fornire anche paesi più poveri.

Von der Leyen non ha escluso di introdurre la possibilità a livello Ue – che ora esiste solo per gli stati ed era stata usata dalla Gran Bretagna a fine 2020 – di autorizzazioni di emergenza. Londra, con questa procedura (non era ancora uscita dalla Ue) è riuscita a realizzare una campagna di vaccinazione più potente che nei paesi del blocco, già 20 milioni di vaccinati.

PRIMA DI AUSTRIA e Danimarca, ci sono stati malumori nei paesi dell’Est rispetto alle scelte di Bruxelles e ai ritmi dell’Ema, non senza secondi fini politici.

L’Ungheria ha ordinato dosi di Sputnik V alla Russia e di Sinopharm alla Cina, non autorizzate dall’Ema (lunedì il premier Viktor Orban si è inoculato il vaccino cinese e il paese dà dei certificati di vaccinazione che non contengono il nome del laboratorio che li produce). In Polonia, che per ragioni politiche rifiuta le avances russe, il presidente Andrzej Duda ha avuto contatti con il cinese Xi Jinping (ed è stato seccamente criticato dall’ex presidente del Consiglio, Donald Tusk, per la rottura del fronte Ue). La Slovacchia ha ordinato due milioni di dosi di Sputnik. La Repubblica ceca, che «vive un inferno» secondo le parole del presidente del consiglio Andrej Babis, cerca vaccini in Russia e in Cina (Francia e Germania hanno inviato delle dosi della spartizione Ue, che Praga in un primo tempo aveva rifiutato per difficoltà logistiche, e che Parigi e Berlino avevano legalmente comprato).

LE CAMPAGNE di vaccinazione nella maggior parte dei paesi Ue vanno a rilento per varie ragioni. La Danimarca va più in fretta, perché ha scelto la linea britannica di vaccinare per il momento con una sola dose, per vaccinare di più. In Francia e in Germania c’è un problema di accettazione dell’AstraZeneca, anche se una ricerca inglese, ieri, ne ha confermato l’efficacia (anche per la fascia di età oltre i 65 anni).

In Francia, è stato somministrato solo il 25% delle dosi di AstraZeneca a disposizione, in Germania il 21%, il problema esiste anche in Italia e, in misura minore, in Spagna. In Francia, tra qualche giorno i vaccini saranno disponibili anche nelle farmacie, per accelerare, sul modello della vaccinazione anti-influenzale.