In attesa che l’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) dia il via libera ai primi vaccini anti-Covid, il ministero della Salute ha reso pubblico il piano di vaccinazione della popolazione. Nella serata di ieri, i dettagli del piano sono stati presentati ai presidenti di regione dai ministri Boccia e Speranza. La campagna di vaccinazioni partirà alla fine di gennaio, sarà gratuita e riguarderà inizialmente operatori sanitari e popolazione anziana, a cominciare da quella residente nelle Rsa.

Secondo i contratti siglati tra Ue e aziende, all’Italia toccano in tutto 202 milioni di dosi per il 2021. Un numero sovrabbondante ma dettato dalla prudenza, perché non tutti i vaccini potrebbero essere autorizzati e in quel caso i contratti decadranno.

Per il primo vaccino per cui è stata richiesta l’autorizzazione, quello prodotto dalla Pfizer, la valutazione da parte dell’Ema si concluderà entro il 29 dicembre. Se l’esito sarà positivo, nel primo trimestre del 2021 l’azienda invierà in Italia 8 milioni di dosi sufficienti a vaccinare 4 milioni di persone. Le dosi saranno stoccate all’aeroporto militare di Pratica di Mare. Da lì, i Tir della Pfizer le smisteranno nei 300 punti individuati dalle Regioni per la somministrazione.

A causa del suo meccanismo di azione, infatti, il vaccino Pfizer non sarà disponibile presso Asl e medici di base come quelli tradizionali. Il vaccino trasporta nelle cellule una molecola di Rna grazie a cui le stesse cellule sintetizzano e imparano a neutralizzare la proteina più esterna del coronavirus. L’Rna però è instabile e va conservato a bassissima temperatura (-70° C), con attrezzature fuori portata per un comune ambulatorio.

Sembrano più facili le procedure per gli altri vaccini annunciati, che non richiedono una “catena del freddo” altrettanto spinta. Se i processi di autorizzazione andranno a buon fine, nei primi mesi del 2021, l’Italia dovrebbe ricevere 16 milioni di dosi del vaccino della britannica AstraZeneca, più quantitativi minori dalla statunitense Moderna e dalla tedesca Curevac. Nel primo trimestre saranno disponibili oltre 9 milioni di dosi al mese, che diventeranno 19 milioni mensili nel secondo trimestre e 24 nel terzo. Per le operazioni saranno mobilitati circa 20 mila operatori sanitari e amministrativi.

L’obiettivo iniziale della campagna vaccinale è la «riduzione diretta della morbilità e della mortalità» e «il mantenimento dei servizi essenziali più critici». Perciò, i primi a ricevere il vaccino saranno gli operatori sanitari del settore pubblico e privato convenzionato, circa 1 milione e 400 mila persone. Poi toccherà al personale e agli ospiti delle Rsa (570 mila persone) e agli anziani ultraottantenni (4 milioni 400 mila persone). Cifre alla mano, queste 6 milioni e 400 mila persone potrebbero essere immunizzate entro il marzo del 2021. Poi toccherà alla fascia di età 60-79, altre 13 milioni di persone.

Su questo ambizioso piano incombono però diverse incognite. Innanzitutto le autorizzazioni. In particolare, appare incerto l’iter del vaccino AstraZeneca dopo trial clinici piuttosto rocamboleschi: un esiguo numero di partecipanti avrebbe ricevuto per errore un quantitativo di vaccino inferiore a quello previsto, risultando inaspettatamente più protetto. Di fronte allo scetticismo della comunità scientifica, l’azienda ha annunciato di voler effettuare nuovi test per approfondire.

Eventuali ritardi nell’autorizzazione ricadrebbero sul piano vaccinale italiano perché da AstraZeneca dipende quasi il 60% delle dosi previste per i primi tre mesi del 2021. Delle restanti dosi, il 30% è atteso da Pfizer, che però ha riscontrato difficoltà nella produzione su larga scala del vaccino. L’azienda ha annunciato che la produzione prevista per il mese di dicembre (100 milioni di dosi) sarà dimezzata rispetto ai piani originali a causa di difficoltà nella fornitura delle materie prime. I piani per il 2021, per ora, vengono mantenuti. L’ultima incognita viene dal virus stesso: se all’inizio del 2021 dovesse sopraggiungere una “terza ondata”, condurre una campagna vaccinale su larga scala diventerebbe molto più complicato, visto il gran numero di operatori coinvolti e la fragilità della popolazione interessata.