L’Italia è uno dei luoghi più belli per le vacanze estive di super-lusso, non solo per imprenditori o artisti milionari di fama internazionale. Lo è anche per alcuni personaggi che qui possono godere di splendide giornate in totale relax e sicurezza, nonostante curriculum criminali di tutto rispetto.

L’estate 2021 di Teodorin Obiang Nguema Mangue, 53 anni, vicepresidente della Guinea Equatoriale (è figlio del Presidente Teodoro, il dittatore più longevo al mondo), si è svolta all’insegna di questo paradigma e si è conclusa appunto in bellezza nel nostro Paese. E dire che era iniziata sotto i peggiori auspici.

IL 22 LUGLIO il ministro degli Esteri britannico Dominic Raab ha affermato che Nguema ha partecipato ad «accordi contrattuali corrotti e sollecitazioni di tangenti, per finanziare uno stile di vita sontuoso», annunciando sanzioni contro di lui: beni congelati e divieto di ingresso nel Regno Unito. Per questo, il governo equatoguineano ha annunciato la chiusura dell’ambasciata a Londra.

Il 28 luglio la Corte di Cassazione francese ha poi confermato la condanna per appropriazione indebita e riciclaggio di fondi pubblici a carico di Nguema, una decisione che ha messo la parola “fine” su un contenzioso durato oltre 10 anni: 150 milioni di euro di beni sequestrati dal fisco francese, che dovrà restituirli ai cittadini del paese africano, tre anni di carcere e 30 milioni di euro di multa. Il governo equatoguineano ha annunciato la chiusura dell’ambasciata a Parigi, mentre la procura inoltrava all’Interpol la richiesta di un mandato di cattura internazionale.

LA RICHIESTA probabilmente è ancora in lavorazione: Nguema è arrivato a Roma con passaporto diplomatico il 28 agosto 2021 a bordo del suo jet privato, parcheggiato a Ciampino mentre lui faceva shopping in alcuni negozi del centro e postava tutto sui suoi account TikTok e Instagram. Il giorno prima il suo yacht di 76 metri, e quattro piani, Ebony Shine, battente bandiera delle isole Cayman, era arrivato a Cagliari da Genova, dove di solito si trova in rada.

Nguema ha raggiunto Cagliari il 29 agosto. E il suo viaggio in Sardegna non è sfuggito agli attivisti di Amnesty International, che il 3 settembre hanno manifestato davanti allo yacht chiedendo giustizia per l’ingegner Fulgencio Obiang Esono, cittadino italiano di origine equatoguineana sparito durante un viaggio di lavoro in Togo. Sequestrato dai servizi del presidente Obiang, è ricomparso in una prigione di Malabo, la famigerata Black Beach, dove si trova ancora oggi.

Esono è stato condannato a 58 anni di carcere dopo un processo in cui non ha avuto possibilità di difendersi: «Purtroppo siamo davanti ad un Paese con cui le relazioni diplomatiche sono difficilissime» aveva detto a febbraio il suo legale al quotidiano La Nazione.

TORNANDO ALLO YACHT, la sua storia è interessante: costruito in Olanda nel 2009, il suo valore è stimato in poco meno di 100 milioni di euro, è stato sequestrato dalle autorità elvetiche nel 2016 nell’ambito di alcune indagini in materia di riciclaggio a carico di Nguema. Lo yacht fu dissequestrato a causa dei costi di manutenzione, proibitivi per la procura di Ginevra, e da allora è stato messo in rada nel porto di Genova.

Seguire i social del vicepresidente è come ascoltare sonore pernacchie rivolte alle autorità internazionali: le auto di lusso che sfoggia dalla capitale guineana sono quasi tutte sotto sequestro in Europa, portate via da Francia o Svizzera prima che la magistratura ci mettesse sopra le mani. Lo stesso vale per lo yacht Ebony Shine, che il Dipartimento di Giustizia americano (DOJ) vorrebbe sequestrargli da anni: nel 2011 il DOJ ha tolto a Nguema beni per decine di milioni di dollari ma altrettanti sono stati fatti sparire.

Nguema ha utilizzato per anni società anonime a lui riconducibili, una di queste si chiama Ebony Shine Ltd, per riciclare denaro di cui si è appropriato illecitamente, fondi pubblici ma anche privati da società di cui era socio. Tra queste c’era la Eloba Construction SA, il cui socio di minoranza era Roberto Berardi, cittadino italiano incarcerato e torturato per due anni e mezzo, su ordine diretto di Nguema, che ne aveva denunciato le frodi.

È QUESTA LA MODALITÀ con cui Nguema depreda il suo stesso Paese: terrorismo, torture, trattamenti inumani, come inumana è la condizione in cui vive l’80% della popolazione della Guinea Equatoriale, con meno di un dollaro al giorno nonostante il Paese abbia il Pil del Belgio, riciclaggio di denaro e opulenza esibizionista.

Il caso giudiziario negli Stati uniti è stato lungo e tortuoso: dopo anni di trattative Nguema patteggiò il pagamento di 30 milioni di dollari in cambio della cancellazione del mandato di arresto internazionale a suo carico. Dopo aver venduto parte dei beni sequestrati, il DOJ ha trasferito 19,2 milioni di dollari alle Nazioni unite per pagare 1,2 milioni di dosi di vaccini Moderna contro il coronavirus attraverso il sistema Covax dell’Oms, abbastanza per vaccinare l’intera popolazione del Paese africano.

I proventi del sequestro americano saranno destinati a programmi di sviluppo sociale in Guinea equatoriale, programmi gestiti da enti o associazioni locali che tuttavia, secondo Mediapart, sono gestiti direttamente da Constancia Okomo, la madre di Teodorin.
Il cerchio, così, si chiude: la first lady è colei che attualmente detiene il vero potere nel Paese, un’influenza assoluta radicata nel terrore che la famiglia infonde a tutti, nelle credenze popolari e negli affari loschi di un sistema economico cleptocrate e violento. «C’è da chiedersi come sia possibile che un personaggio del genere possa viaggiare impunito e fare vacanze di lusso in Italia» commenta al manifesto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International.

L’ultimo viaggio italiano di Nguema era stato in aprile, quando ha incontrato Papa Francesco poche settimane prima di presiedere i festeggiamenti nel giorno della Festa Nazionale guineana, per la prima volta in assenza del padre: una vera e propria incoronazione, che sa di beffa al mondo intero. Chiesa cattolica compresa.