A pochi giorni dall’avvio di un decisivo round di colloqui tra i Paesi del 5+1 e Tehran per un accordo permanente sul programma nucleare iraniano, è polemica in Israele per l’intervista rilasciata dal generale in pensione Uzi Eilam. Rispondendo alle domande del quotidiano Yediot Ahronot, Eilam, a capo per un decennio della Commissione per l’energia atomica israeliana, ha spiegato che prima che l’Iran abbia la bomba atomica occorrono ancora 10 anni. Inoltre non si è detto sicuro che Tehran stia realmente cercando di assemblare ordigni nucleari. Infine ha sganciato un siluro contro la campagna anti-iraniana che Benyamin Netanyahu porta avanti da anni, sostenendo che il premier starebbe alimentando paure a vantaggio solo dei suoi scopi politici. Considerazioni simili a quelle fatte qualche anno fa dall’ex capo del Mossad, Meir Dagan, anche lui schierato contro un attacco militare israeliano alle centrali atomiche dell’Iran.

«Il programma nucleare di Teheran sarà operativo soltanto in altri 10 anni. Anche così, non sono sicuro che l’Iran voglia la bomba», ha detto Eilam, per molti anni al centro dei sistemi di sicurezza di Israele e che, oltre ad aver lavorato all’agenzia atomica, ha anche guidato per più di un decennio il programma israeliano di sviluppo degli armamenti. E’ uno che sa di cosa parla, visto che si è occupato anche degli arsenali atomici segreti di Israele. «I comunicati e le minacce su un possibile attacco all’Iran non aiutano. Noi non possiamo guidare una carica su questo fronte», ha spiegato Eilam. «Più va avanti il progetto di Teheran e più le strutture saranno disseminate e nascoste sotto tonnellate di terra, cemento e acciaio», ha detto, aggiungendo che un eventuale attacco richiederebbe «più di un colpo, come è invece avvenuto per i reattori nucleari in Siria e Iraq». Un attacco alle attrezzature nucleari di Tehran perciò si tramuterebbe – a giudizio di Eilam – in una guerra completa con conseguenze incalcolabili.

Netanyahu ha scelto di non replicare ma il partito dell’azione di forza contro l’Iran è prontamente sceso in campo. Radio, tv e giornali hanno fatto a gara nel riportare gli attacchi contro Eilam lanciati da esperti veri e presunti, opinionisti ed esponenti delle forze di sicurezza. Dan Margalit, penna-ammiraglia del quotidiano Israel Hayom, megafono del premier Netanyahu, ha accusato l’ex capo dell’agenzia atomica di aver commesso un grave «errore» 33 anni fa quando si dichiarò contro l’attacco aereo israeliano alla centrale nucleare irachena di Arak. Secondo Margalit quel raid diede un grande vantaggio a Israele perchè impedì all’ex presidente iracheno Saddam Hussein di sviluppare un programma atomico militare. In realtà non è mai stato provato che Baghdad volesse dotarsi dell’arma atomica e non solo di energia nucleare. Inoltre gli Stati Uniti non hanno mai trovato, dopo aver attaccato ed occupato l’Iraq nel 2003, prove di un’intenzione dell’Iraq di arrivare alla bomba atomica. Eppure Margalit, indirettamente, lascia intendere che un attacco militare a Tehran comunque sarebbe preferibile, anche in assenza di prove di propositi segreti degli iraniani.

Le considerazioni fatte da Eitam non sono entrate nella sala dove Netanyahu e il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Susan Rice in questi ultimi giorni hanno avuto i loro colloqui volti a coordinare la posizione dei due Paesi in vista del round di trattative tra il 5+1 e l’Iran il 13 maggio a Vienna. Rice, accompagnata nel suo viaggio proprio dal capo dei negoziatori americani, Wendy Sherman, ha assicurato l’impegno degli Usa per impedire che Tehran costruisca la bomba atomica. Da parte sua Netanyahu ha ribadito la sua netta opposizione a una intesa con l’Iran: «Un non accordo è meglio di uno brutto». Il premier israeliano insiste che qualsiasi compromesso diplomatico con gli iraniani deve includere il divieto assoluto di arricchire l’uranio. Washington invece non nega a Tehran il diritto di produrre energia atomica, attraverso una produzione controllata e molto limitata di uranio arricchito che non permetta di assemblare testate nucleari.