Quello che scriveva Tommaso Moro 500 anni fa suggeriva la prima utopia, quindi Tommaso Campanella e altri illustri utopisti umanisti ne hanno continuato l’idea, un’isola e una città ideali che non hanno mai smesso di essere cercate. Forse è Fernando Birri che la dice giusta a cavallo degli anni 2000: «l’Utopia è nel percorso. Es para caminar!». Se al presente la vivi così a ritroso nel tempo la trovi negli scritti di molti filosofi utopiani, in un’Europa di luterani e calvinisti, cattolici e protestanti, ma anche umanisti e comunisti rivoluzionari che ne hanno combattuto appassionatamente gli ideali sulle barricate della Comune di Parigi.

In Germania oggi
Nel nord Europa e più precisamente in Nord Reno Westfalia, ancora si celebra il compleanno dei 200 anni di Friedrich Engels. C’è stato un anno intero di ritardo a causa della pandemia, finora tutto si è svolto soltanto in web-digitale, ma da questa estate sembra esserci una lenta ripresa con un affollamento di situazioni piccole e grandi, anche degli eventi che erano stati rimandati di un anno. Nel triangolo del Bergische a Wuppertal, tra Solingen e Remscheid, dove una volta c’erano le prime grandi fabbriche tessili, quelle minerarie e poi quelle chimiche, oggi sopravvive la Bayer. Per la cronaca la Repubblica Popolare Cinese ne ha recentemente acquisito delle quote importanti, di ricerca e produzione negli stabilimenti di Wuppertal e Leverkusen. A Dicembre dell’anno scorso è stato firmato un contratto da 150 milioni di euro per la produzione dei vaccini già a fine 2021, ma è notizia dello scorso 12 Ottobre che, come conseguenza diretta della mancata approvazione negli Stati Uniti del vaccino cinese CureVac mRNA, l’offerta per l’acquisto della Commissione Europea di 160 milioni di dosi è stata ritirata. La Cina dichiara di preparare un vaccino mRNA di seconda generazione. Chi vivrà lo saprà e con ottimismo ci si aspetta lo stesso una ripresa after-covid, in vista di un nuovo governo.

Dopo le elezioni
In Germania dopo qualche settimana dalle ultime elezioni le trattative continuano e si coalizzano SPD, Liberali e Verdi. La CDU cade ma sembra stare sempre in coalizione. A sinistra i Linke pagano le divisioni all’interno e il tema quasi unico dell’uguaglianza sociale che non supera il 5% ma conserva un discreto numero di parlamentari. Un po’ tutti a voler continuare senza grandi scossoni, visto anche che il governo degli anni passati in NRW qualcosa di buono lo ha evidentemente fatto. La SPD è ulteriormente aumentata, magari per rilanciare qualcosa con i verdi e rafforzare quello che già avviene tradizionalmente nel campo della sostenibilità e del bene comune. Si continua con vari progetti come «New Urban Production» un programma finanziato con parecchi milioni di euro sulla partecipazione sociale dei cittadini. Purtroppo è un anno e mezzo che all’università di Wuppertal gli studenti ancora non sono tornati, intanto però al Campus universitario Am Freudemberg di Wuppertal a inizio Ottobre si è concluso un interessante congresso internazionale sulla situazione della classe operaia in Europa: «La Teoria della crisi» come parte del «Friedrich Engels 200 Kongress».

Tre giorni di acceso dibattito sul lavoro, sul sindacato, la partecipazione e i diritti dei lavoratori. In discussione erano le dinamiche sociali create dai nuovi mercati che corrono nel senso della digitalizzazione e della Gig Economy. A contrappunto le proposte di un buon uso della tecnologia per delle innovazioni sociali, viste non solo come soluzioni tecnologiche. Era in discussione l’Industria 4.0 con i quattro punti di sviluppo delle rivoluzioni industriali: 1) le macchine a vapore (inizio 800), 2) l’elettricità e le catene di montaggio (nel 900), 3) la micro-elettronica (circa nel 1970), 4) l’intelligenza artificiale e la robotica (oggi). In una situazione dove la nuova gestione algoritmica industriale diventa anche una nuova forma di controllo, paradossalmente anche per il fenomeno del self-employement senza diritti e la completa dipendenza dalle piattaforme dei big data. Molti relatori hanno portato il loro contributo da Inghilterra, Francia, Russia, Spagna, Sud Africa, Belgio e Olanda e parlato di delocalizzazione, di big data neuronali, delle trasformazioni del capitalismo e delle condizioni attuali dei lavoratori. Tra i partecipanti numerosi professori studiosi, accademici, economisti, politici, sindacalisti e molti studenti arrivati da diverse località della Germania.

Il turco di Kempelen
Al congresso se ne è parlato per discutere della mistificazione di Amazon che si è appropriata del Turco per le sue teorie di automazione, creando concretamente una piattaforma per un lavoro di crowdsourcing sottopagato e migliorare l’automazione del lavoro nei propri stabilimenti: «Un’attività di intelligenza umana (HIT) è un’attività singola e autonoma che un richiedente crea su MTurk, ad esempio come identificare la mela rossa in una immagine di un cesto di frutta. I lavoratori utilizzano il sito Web MTurk per trovare incarichi su cui lavorare, inviare risposte e gestire il proprio account».

Così Amazon ha creato il suo turco meccanico nel 2005 per facilitare la ricerca nei suoi negozi on-line, grazie alle indicazioni pagate in centesimi di euro a chi da casa decide di passare ore ed ore sul proprio computer per rispondere a dei quiz e fare le proprie valutazioni su ogni genere di prodotto. Oggi anche Apple Music offre un lavoro simile per identificare le categorie di ricerca on-line della musica, a prezzi stracciati senza garanzia. Alla faccia del barone ungherese Wolfgang Kempelen che nel 700 con un trucco nascondeva all’interno del suo scatolone pieno di ingranaggi un esperto di scacchi che muoveva lui le pedine, adesso Amazon nella sua scatola ci ha messo 500.000 esseri umani.

Case sugli alberi
È da notare che anche al congresso sulla classe operaia la parola «utopia» è risuonata molte volte, nel dibattito pragmatico per ricordare l’utopia scientifica di Engels, delle sue implicazioni politiche, ma anche per raccontare fatti e misfatti di attualità, come di chi nella zona mineraria a sud di Dusseldorf si oppone all’esproprio delle case che devono lasciare il posto alle gigantesche miniere di lignite. Gli attivisti utopisti vanno ad abitare sugli alberi, per salvare la comunità e il bosco in pericolo. Come dei baroni rampanti calvinisti… come quel Cosimo del Barone rampante di Italo Calvino che rispondeva così alla ragazzina bionda che gli chiedeva fin dove arrivava il suo territorio: «Tutto fin dove si riesce ad arrivare andando sopra gli alberi, di qua, di là, oltre il muro, dall’altra parte della collina, nel bosco, nelle terre del Vescovo, fino in Polonia e in Sassonia…».

Centri sociali
In Germania da anni il governo e alcune municipalità regionali finanziano notevolmente le strutture sociali e gli eventi culturali. Un buon esempio è quello della proposta di autogestione a Utopia Stadt, un centro culturale e sociale, in parte finanziato dallo stato ma principalmente con la sottoscrizione dei privati. Nella vecchia stazione ferroviaria di Mirke sono stati creati dei piacevoli spazi di incontro con bar, libreria e laboratori aperti per varie attività. Sul percorso della «Trasse» di Wuppertal fino ad oggi sono numerosi gli utopisti che gestiscono varie situazioni, dal noleggio gratuito delle biciclette alle attività proposte nei container lì davanti. Tra gli altri ce n’è uno a cura degli studenti di biologia che sperimenta la coltivazione di bio-sementi e molti sono gli eventi e i concerti di solidarietà e accoglienza dei migranti. E per quando il sole non c’è, ne è stato dipinto uno arancione gigantesco su tutto il capannone di fronte.

Sul posto chiunque vuole può produrre qualcosa in modo indipendente o fare semplicemente delle riparazioni, può usufruire di strumenti e macchine per la lavorazione di legno e metalli, di stampanti 3D, di laser cutter e macchinari vari. Una pratica concreta come quella dello spirito utopista del Geist der Utopie di Ernst Bloch, il sogno di un’idea che è possibile realizzare, un posto dove si immagina la pace e l’armonia. Finora è stato così, cinema e musica fanno parte delle numerose iniziative in corso, come quella di «Utopia-Menchen-Arbeit» sul lavoro degli uomini che prevede ancora oggi diversi incontri e workshop sul tetto della città (Dach der Stadt), al Bob Campus, al Caffè Ada. Particolarmente interessanti le proiezioni delle interviste ai cittadini su come vedono un mondo migliore (realizzate con loro ripresi muti (ma espressivi in primo piano) mentre ascoltano l’audio delle loro dichiarazioni dalle interviste registrate in precedenza). Importanti poi le diverse iniziative di Seabrucke e altre associazioni come «Nessun uomo è illegale» per l’accoglienza dei migranti, la solidarietà con l’Afghanistan e l’integrazione sociale.

La città di domani
È la continuazione di un cammino che incontra ostacoli e nuove possibilità. Da qualche mese stanno sparendo i container davanti a Utopia Stadt, quello degli studenti di biologia è già sparito e anche il chiosco Guru Lounge di Giovanni non c’è più, come lo storico circo della famiglia Cassely dove per anni si sono tenuti convegni e spettacoli è stato trasferito in un’altra città. Già a fine estate non è così chiaro se le cose vanno meglio o peggio ma i cambiamenti fanno parte del percorso. È così che va, si sta provvedendo a sgomberare tutto il piazzale davanti alla vecchia stazione di Mirke per far avanzare le attività e le sperimentazioni del super finanziato progetto internazionale Solar Dechatlon Europe.

Un concorso di 18 squadre da 11 paesi (ma l’Italia non c’è) per progettare nella grande ex vetreria di Wuppertal la città sostenibile di domani, con idee innovative di architettura e nuovi concetti visionari e creativi. In ogni caso a Utopia Stadt assicurano che tutte le loro attività non saranno dismesse, anzi saranno rilanciate nei nuovi spazi che hanno acquisito a fianco della stazione e all’interno del grande capannone arancione che sono riusciti ad acquistare. Quello che ci faranno è ancora da decidere, fa parte delle decisioni delle numerose riunioni collettive che caratterizzano la loro organizzazione libertaria quasi calvinista o meglio utopista pragmatica.

Provo, comuni, radio libere
È il concetto di sogno utopico che in cammino per il mondo si continua a rinnovare. Da Pepe Mujica (ancora oggi in carica di utopista più autorevole in Uruguay) si possono attraversare a passo di gambero le numerose location dei diversi movimenti. Verso la metà dei 60 in Olanda c’erano i Provo e Bernad de Vries lo ricordo pure a Campo de’ Fiori, a Berlino c’era la Commune K1 di Stephanstrasse e anche Rudy Dutschke era a suo modo utopista, mentre a Copenaghen sperimentavano la Free-town di Christiania.

Più tardi anche a San Francisco un altro esperimento con «Project One» sull’onda della rivoluzione psichedelica di Height Ashbury, una factory abitativa condivisa e autogestita. In Italia negli anni 70 le comuni cercavano spazi soprattutto di campagna, da Ovadia agli Appennini Romagnoli e in Toscana. Diverse altre sono state le comunità indipendenti utopiane che ne hanno praticato l’idea, tra musica, artigianato e agricoltura come a Pantagnone o in Umbria una «Commune» di rifugiati intellettuali tedeschi, idealisti e comunitari.

Modelli di vita che però quasi mai hanno superato la seconda generazione. Così come alle Eolie e anche in Sicilia dove qualcosa di utopico e importante c’era.
Non si fa fatica a ricordare gli esempi delle radio libere come Radio Alt e la comunità fondata da Mauro Rostagno. Da quelle parti lì a Cinisi e a Trapani è però durata veramente poco, Peppino e Mauro la Mafia li ha proprio ammazzati subito. Nelle città c’erano le realtà dei centri sociali, a Milano ci provavano a Macondo e con i festival nei dintorni. A Roma Forte Prenestino c’è ancora. Al Portonaccio da quelle parti sulla Prenestina negli anni 90 è anche spuntato un meraviglioso laghetto. Per un errore umano, avvenuto durante i lavori di sbancamento del cantiere per la costruzione di un parcheggio sotterraneo, il posto è diventato un miracoloso neo-parco botanico che si è creato con le acque sorgive della Marranella, dopo il degrado e la dismissione della ex SNIA. Lì ci sono ancora parecchie difficoltà e incombono i pericoli catastali, ma con la resistenza che ci vuole il posto vale una candidatura a patrimonio (materialmente) immateriale dell’Unesco.

La distopia
Ogni tanto però arriva pure la distopia e condanna Mimmo Lucano a 13 anni, che in una lettera di qualche giorno fa commenta la sentenza e ci dice «Abbiate il coraggio di restare soli, di essere così ostinati da continuare a credere che ne vale la pena, anche contro ogni evidenza, di continuare a camminare nonostante le cadute, i tradimenti e le sconfitte, perché la storia continua, anche dopo di noi, e quando lei dice addio, sta dicendo un arrivederci».

Utopolis e Utopolandia
Altri utopisti un po’ più commerciali ma molto professionali vagano in questi giorni a Colonia. La produzione teatrale del Protocollo di Rimini ha riproposto Utopolis. Dopo Manchester e San Pietroburgo un altro attraversamento sensoriale, una idea di spettacolo e improvvisazione guidata «In 48 diversi luoghi della città, piccoli gruppi di spettatori inizialmente si riuniscono attorno a un altoparlante portatile. Voci e rumori sono riprodotti dagli altoparlanti che ogni gruppo porta con sé e attirano dei camminatori utopisti fuori da caffè, negozi, uffici o appartamenti privati per le strade della città.

Lungo la via si incontrano altri gruppi con altri speaker wifi i cui elementi musicali si combinano con i loro per formare un insieme più ampio e insieme tutti si dirigono verso alcuni luoghi di incontro emblematici: un tribunale, una chiesa, un municipio o un’aula di esami universitari». Anche in una grande banca o attraversando la piazza di Neumarkt, certo che non è ben chiaro chi è normale tra i camminatori con musica ed effetti integrati, tra gli attoniti clienti seduti al Bistrò Marx o i gruppetti di alcolisti ai giardinetti indifferenti a tutto.
E cammina cammina fino all’ultimo piano di un grande parcheggio in cima alla città, in un’interazione sonora e di contatto fisico (purtroppo ancora filtrato dalle mascherine anti-pandemia) per cercare di avvistare un mondo migliore.
Insomma è una vista ottimista che si continua a cercare di intravedere.

Anche a Dusseldorf è in corso un rilancio per i 40 anni di Kiefern Strasse (lì nel 1932 c’era una Kommune rossa). Molte case sono state occupate negli anni 80 dai movimenti punk ma adesso c’è una divisione tra i numeri pari e dispari della strada (metà continua ad essere occupata e l’altra è preda immobiliare), ma il Kultur Centrum K4 continua le sue iniziative.

A Colonia è appena finito un Festival di cinema Africano e a Novembre a Leverkusen (l’altra città dove ha sede la Bayer) dopo una lunga pausa ci sarà una nuova prima mondiale del Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch, per ballare in uno spettacolo con un titolo che sembra molto significativo: Ectopia – Shooting into the corner.