Anche i Vigili del fuoco e il movimento migranti e rifugiati che chiede la chiusura dei Cie parteciperanno allo sciopero generale dei sindacati di base di venerdì 18 ottobre e al corteo che sfilerà lo stesso giorno a Roma. Oggi al Colosseo, a Firenze, Bologna e in altre città, sono previsti i flash mob «Stop austerity» che spiegheranno le ragioni dello sciopero. L’Unione Sindacale di Base (Usb) ha scritto al presidente della Commissione Vigilanza della Rai Roberto Fico (Cinque Stelle), chiedendo una visibilità che fino ad oggi i media non hanno concesso. «Se lo avesse indetto la sola Ugl – afferma Fabrizio Tomaselli (Usb) – avrebbe avuto maggiore spazio».

Qual è la piattaforma dello sciopero?

È uno sciopero contro il governo e le politiche di austerità dettate dall’Unione europea, dalla Bce e dall’Fmi che ci stanno portando ad una situazione simile a quella greca. Crediamo sia necessario adottare misure economiche in tutt’altra direzione.

Quali, ad esempio?

È necessario che lo Stato intervenga per nazionalizzare industrie strategiche come l’Ilva, Alitalia o Telecom. Non è possibile che aziende così importanti per il paese siano lasciate in maniera straniera o che lo Stato ripiani le perdite provocate dai privati per poi ridargliele. Non è niente di rivoluzionario, lo si fa già in molti paesi europei.

Che cosa proponete per il rilancio dell’occupazione?

Pensiamo a un pacchetto di misure per rilanciare la domanda interna. A cominciare da un piano Marshall che blocchi la precarietà e crei centinaia di migliaia di posti di lavoro nel turismo e nei beni culturali, nel welfare e nel risanamento del territorio. Riteniamo necessaria anche una grossa patrimoniale e la riapertura di una stagione contrattuale nel pubblico impiego, come anche nel privato. Chiediamo la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e il blocco della riforma Fornero che ha aumentato l’età pensionabile.

Crede che queste proposte possano essere approvate da un governo così condizionato dai vincoli di bilancio europei?

Evidentemente no, per questo è necessaria una politica di rottura a livello europeo. Bisogna ridiscutere il debito e tutti i vincoli di bilancio. Nel 2014 entrerà in vigore il Fiscal Compact che imporrà tagli da 45 miliardi di euro all’anno per vent’anni. Sarà un trauma per chi oggi fa fatica a trovare persino 1,6 miliardi per la «manovrina». Siamo ormai convinti che l’Unione Europea ci stia stretta. Se la condizione per uscire dalla crisi è uscire dall’euro non ci fasceremo la testa. È una favola che l’euro sia un cappello unico dove prosperare.

Cosa ne pensa della manifestazione del 19 ottobre, quella della «sollevazione generale» contro l’austerità?

Fa comodo a molti presentarla come un problema di ordine pubblico, cosa che io credo non sarà. Ed è sbagliato contrapporla a quella per l’attuazione della Costituzione di domani. Sono strategie per oscurare il nostro sciopero generale e il corteo del 19. Abbiamo incontrato i movimenti per la casa a partire dalla convinzione che bisogna ricominciare a parlare di reddito per chi non ce l’ha. Anche per questo è fondamentale bloccare gli sfratti e creare investimenti per l’edilizia pubblica. È inutile fare sciopero per ottenere 10 euro in più, come fanno i sindacati confederali, quando poi si è costretti a pagare affitti o mutui sempre più alti.