Per la seconda volta in una settimana è stato assolto un poliziotto incriminato per aver ucciso un cittadino afroamericano, anche se non creava un immediato pericolo per l’ufficiale di polizia che lo stava confrontando.

IL PRIMO È STATO Jeronimo Yanez, il poliziotto che l’anno scorso a Minneapolis uccise Philando Castile, afroamericano di 32 anni, la cui morte era stata ripresa dalla fidanzata in un video diffuso su Facebook; il caso aveva scatenato proteste in tutti gli Stati uniti; Black Lives Matter aveva denunciato le facili uccisioni di afroamericani da parte della polizia.

Secondo Yanez la vittima aveva cercato di estrarre un’arma, ma in realtà Castile aveva solo comunicato al poliziotto di possedere una pistola regolarmente accompagnata da porto d’armi. A quanto pare il secondo emendamento è valido solo per i bianchi, e Castile è stato ucciso all’interno della sua auto, al fianco della sua fidanzata e della figlia di 4 anni di lei. «Il punto, qui – ha detto la madre di Castile dopo la sentenza – è che mio figlio è stato ammazzato, e continuerò a usare questo termine, perché anche se sei onesto, anche se dici la verità, anche se non fai nulla di male, puoi essere ammazzato. Molte persone sono morte per garantirci dei diritti, ma noi stiamo regredendo, stiamo tornando al 1969: cos’altro deve accadere? Sono folle di rabbia». La rabbia di Valerie Castile è stata rinnovata pochi giorni dopo, con l’assoluzione di un altro poliziotto, Dominique Heaggan-Brown, un ufficiale di Milwaukee accusato di omicidio di primo grado per aver ucciso, sparandogli, il 23enne Sylville K. Smith, un crimine che avrebbe potuto significare fino a 60 anni di carcere.

HEAGGAN-BROWN aveva fermato Smith sospettando fosse coinvolto in un giro di spaccio. Smith visti i poliziotti, era scappato lanciando la pistola, ma Heaggan-Brown, dopo averlo colpito al braccio e averlo fatto cadere, aveva continuato a sparare, uccidendolo. L’analisi del video ha mostrato che – quando l’ufficiale ha sparato il secondo colpo – la vittima aveva le mani in alto. L’evento aveva scatenato proteste diventate violente nel Wisconsin; centinaia di persone erano scese in piazza per manifestare contro la polizia: diverse auto, una pompa di benzina e la filiale di una banca erano state date alle fiamme mentre i pompieri non potevano intervenire a causa dei colpi da arma da fuoco sparati nei dintorni degli incendi. Un agente era stato ferito con una mattonata alla testa, in uno scenario da guerriglia urbana con decine di poliziotti in tenuta antisommossa e strade bloccate. Il governatore Scott Walker aveva dichiarato lo stato di emergenza.

UN ANNO DOPO, queste due assoluzioni in una settimana, mostrano l’atteggiamento della giustizia nell’epoca Trump, che ha difeso i poliziotti e criminalizzato la comunità nera riferendosi a Black Lives Matter come a un gruppo di destabilizatori di un ordine tutto sommato quasi perfetto.