Venendo a patti con l’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, la leadership iraniana è riuscita a prendere tempo. Al terzo giorno di negoziati, mercoledì scorso ayatollah e pasdaran hanno ceduto alle richieste dell’Agenzia internazionale. Fino ad allora, negavano l’accesso a due siti sospetti e accusavano l’Aiea di essere al soldo di americani e israeliani.

Un sito sospetto è al centro del paese, tra la provincia di Isfahan e quella di Yazd, e l’altro è vicino alla capitale Teheran. Ora, gli ispettori potranno accedervi, come previsto dall’accordo nucleare del 2015. Semaforo verde, grazie alla visita di Rafael Mariano Grossi a Teheran, la prima dalla nomina lo scorso dicembre ai vertici dell’Agenzia.

ACCOGLIENDO LE RICHIESTE del diplomatico argentino, la leadership della Repubblica islamica permetterà agli ispettori di accedere ai siti dove si ipotizza che prima dell’accordo del 2015 fosse depositato materiale nucleare non dichiarato. Se le autorità iraniane non avessero acconsentito alle ispezioni, a settembre l’Aeia sarebbe stata costretta a pubblicare un report sul mancato rispetto dell’accordo nucleare.

Un report di questo tenore avrebbe rotto il fronte di quei 13 Stati (su 15) che, in occasione della riunione del Consiglio di Sicurezza del 21 agosto, aveva votato contro la proposta Usa di innescare il meccanismo snapback e quindi di far ripartire le sanzioni Onu contro l’Iran.

«Gli Stati uniti dovrebbero venire a sapere che l’era dell’unilateralismo è finita», ha dichiarato il presidente Hassan Rohani nell’incontro con Rafael Mariano Grossi. E ha aggiunto: «Abbiamo nemici che cercano sempre di crearci problemi. Possiedono armi nucleari e non hanno alcuna collaborazione con l’Aiea. L’Iran attribuisce grande importanza all’indipendenza, all’imparzialità e alla professionalità dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica».

Parole di non poco conto, visto che a giugno Rohani aveva accusato l’Aiea di essere al soldo di americani e israeliani. A Teheran, Grossi ha sottolineato che «l’Aiea è un’agenzia tecnica e professionale, ha il dovere di preservare l’accordo nucleare».

DA QUESTA INTESA l’amministrazione Trump era però uscita, unilateralmente, nel 2018: per questo non ha senso chiedere l’applicazione del meccanismo snapback previsto da un accordo a cui non aderiscono più. Giovedì scorso il segretario di Stato statunitense Mike Pompeo ha dichiarato in un tweet che lo snapback (e quindi il regime sanzionatorio contro Teheran) scatterà comunque il 20 settembre prossimo.

Ma se l’amministrazione Trump va avanti, in modo unilaterale, Russia e Regno unito si congratulano invece con il direttore dell’Aiea. L’ambasciatore britannico presso l’Agenzia ha twittato: «Un segno molto positivo della salute dell’Aiea e del suo sistema di salvaguardia». E l’ambasciatore russo ha scritto: «Questa dimostra che il dialogo è più produttivo della pressione».