Anche lo spazio rischia di diventare un terreno di scontro tra Russia e occidente. Le sanzioni previste da Stati uniti e Unione europea, infatti, finiranno per danneggiare anche l’apparato aerospaziale. A farne le spese potrebbe essere il più ambizioso progetto di collaborazione est-ovest, la Stazione Spaziale Internazionale Iss.

Joe Biden lo ha detto esplicitamente nel presentare le sanzioni giovedì: «Taglieremo oltre la metà delle importazioni di alta tecnologia della Russia, e questo rappresenterà un duro colpo per la loro capacità di modernizzare le forze armate» ha detto il presidente statunitense. «Ne risulterà danneggiata l’industria aerospaziale, incluso il programma spaziale». Le agenzie impegnate nello sfruttamento e nell’esplorazione dello spazio utilizzano moltissime tecnologie “duali”, utili sia in campo civile che in quello militare.

Dopo la fine della guerra fredda, tuttavia, molte attività scientifiche nello spazio si svolgono in cooperazione tra occidentali e russi. Il programma più avanzato e ambizioso è certamente quello della Iss, la stazione orbitante costruita da Usa, Russia, Europa, Giappone e Canada e in volo a circa 400 km di quota con equipaggi di nazionalità diverse, ormai abituati a convivere per molti mesi. Attualmente, sulla stazione ci sono quattro astronauti statunitensi, due cosmonauti russi e il tedesco Matthias Maurer per l’europea Esa. Il comando della stazione tocca a Anton Shkaplerov, originario proprio della città contesa di Odessa, che sei giorni fa ha festeggiato il suo cinquantesimo compleanno sulla stazione.

Sul piano della comunicazione, la risposta russa a Biden non si è fatta attendere. Dmitry Rogozin, direttore generale dell’agenzia spaziale russa Roscosmos, lo ha sfidato in una serie di tweet. «La correzione dell’orbita della stazione per evitare pericolose collisioni con i detriti spaziali con cui i vostri talentuosi uomini d’affari hanno inquinato l’orbita vicina alla terra, è realizzata solo grazie ai motori delle navi cargo russe Progress» ha ricordato Rogozin. «Se blocchi la cooperazione con noi – ha proseguito rivolgendosi direttamente al presidente Usa – chi salverà la Iss da un’uscita incontrollata dall’orbita e dalla caduta negli Stati uniti o in Europa? C’è anche la possibilità di far cadere una struttura da 500 tonnellate in India e Cina. Vuoi minacciarli con una prospettiva del genere? La Iss non sorvola la Russia, quindi tutti i rischi sono tuoi».

Dal canto suo, la Nasa si è affrettata a precisare che al momento non sono previste interruzioni del programma comune. «La Nasa continua a collaborare con i partner internazionali compresa l’agenzia spaziale statale Roscosmos, per le attività in corso sulla Stazione spaziale internazionale. Le nuove misure sulle esportazioni permetteranno di proseguire la collaborazione spaziale civile tra Usa e Russia. Nono sono previsti cambiamenti di programma per le operazioni in orbita e a terra», ha fatto sapere la Nasa. La collaborazione è vitale per l’Iss, ha spiegato alla Cnn l’ex-astronauta Garrett Reisman. «Il segmento russo non può funzionare senza l’elettricità fornita dal lato statunitense, che a sua volta non può fare a meno del sistema di propulsione sul lato russo».

Per circa un decennio, terminata l’era dello Space Shuttle, l’unico veicolo a disposizione per portare gli astronauti sulla Iss è stata la navetta russa Soyuz. Costo del biglietto: 90 milioni di dollari. La dipendenza è diminuita solo a partire dal 2020. Grazie ai veicoli realizzati dalla SpaceX di Elon Musk, ora la Nasa è di nuovo in grado di raggiungere la Iss senza chiedere «passaggi» ai russi.