Secondo i dati divulgati dal Customs and Border Protection, la maggiore tra le forze dell’ordine per la sicurezza delle frontiere, il Dipartimento per la sicurezza nazionale ha dispiegato elicotteri, aeroplani e droni in 15 città in cui si sono svolte manifestazioni Black Lives Matter, registrando almeno 270 ore di video, molto più di quanto rivelato in precedenza. L’invio alle proteste di Minneapolis di droni ordinato dal Dipartimento il mese scorso, ha fatto aprire un’indagine congressuale e conseguenzialmente fatto nascere accuse secondo cui l’agenzia federale avrebbe violato i diritti alla privacy dei manifestanti.

Questo, però, era solo una parte di un’operazione che si è svolta a livello nazionale e nella quale si sono utilizzate risorse solitamente impiegate per pattugliare il confine degli Stati Uniti per contrastare i traffici di armi e droga e gli attraversamenti illegali.

IN QUESTI CASI GLI AEREI hanno filmato dimostrazioni da Dayton, Ohio a New York City a Buffalo a Philadelphia, inviando i video in tempo reale ai centri di controllo gestiti da Air and Marine Operations, un ramo specializzato della protezione doganale e delle frontiere. A quel punto il materiale video raccolto veniva immesso in una rete digitale gestita dal dipartimento di sicurezza nazionale, denominata «Big Pipe», a cui possono accedere altre agenzie federali e dipartimenti di polizia locali per utilizzarli nell’ambito di indagini future Le rivelazioni arrivano nel mezzo di un acceso dibattito nazionale riguardi le tattiche della polizia e il ruolo che le forze dell’ordine e le forze militari federali dovrebbero svolgere nel controllo o nel monitoraggio delle manifestazioni.

Lo sgombero violento dei manifestanti pacifici avvenuto a Washington per permettere a Trump di potersi fare fotografare davanti alla chiesa di Dt. John vicino la Casa Bianca, è ancora sotto esame.

L’ISPETTORE GENERALE dell’Aeronautica sta indagando se i militari hanno usato impropriamente un aereo da ricognizione per monitorare i manifestanti di Washington e Minneapolis, dal suo canto la Guardia Nazionale della capitale ha già raggiunto la conclusione preliminare che una mancanza di chiarezza nei comandi ha portato all’uso durante le proteste di uno dei suoi elicotteri adibiti all’evacuazione per emergenza medica.

Le manifestazioni, unite alle richieste di smilitarizzazione delle forze di polizia non arrivano più solo dai sostenitori di una riforma della giustizia penale, ma anche da ex funzionari repubblicani della sicurezza nazionale come Michael Chertoff e Tom Ridge, i primi due capi dell’Homeland Security Department, creato in conseguenza agli attacchi del l’11 settembre.

I democratici alla Camera e i sostenitori del diritto alla privacy, così come i difensori dei diritti civili, continuano a preoccuparsi della potenziale diffusione dei filmati e dell’effetto che gli aerei militarizzati potrebbero avere sullo svolgimento di proteste pacifiche.

ALL’INIZIO DI GIUGNO Alexandria Ocasio-Cortez e Ayanna Pressley hanno protestato formalmente contro il segretario ad interim della sicurezza nazionale, Chad Wolf. «Questa amministrazione ha minato le libertà del Primo Emendamento degli americani che stanno giustamente protestando contro l’omicidio di George Floyd – hanno scritto i democratici in una lettera pubblica indirizzata a Wolf – Lo spiegamento di droni e agenti per sorvegliare le proteste è un grave abuso di autorità ed è particolarmente ggrave se impiegato contro gli americani che protestano per la brutalità delle forze dell’ordine».

Questa protesta ufficiale dei Dem è avvenuta prima che fossero a conoscenza della vastità del raggio di azione dell’agenzia. Secondo i dati forniti dalla Air and Marine Operations gli elicotteri AS350 dell’agenzia hanno condotto più di 168 ore di sorveglianza delle proteste in 13 città diverse, l’impiego più lungo, di 58 ore, è stato su Detroit; l’agenzia ha inoltre dispiegato un elicottero Blackhawk per circa 13 ore, assistendo altre agenzie federali con sorveglianza a Washington.