«Non per sempre, ma per ora». Una specificazione importante, da parte dell’amministrazione Obama, rispetto alla richiesta di aiuto militare che sarebbe giunta da Kiev, attraverso la visita a Washington del neo premier Yatseniuk.

Obama avrebbe rifiutato un intervento diretto, per non surriscaldare una situazione già abbastanza tesa, proprio nel giorno dell’incontro tra il segretario di Stato Kerry e il ministro degli esteri russo Lavrov. Gli Usa nei giorni precedenti hanno fatto la voce grossa, appoggiando i voli Nato sui confini ucraini e dando il via libera alle esercitazioni congiunte con la Polonia (paese tra quelli europei più attivi nel corso di questa crisi); analogamente hanno promesso all’Ucraina un sostegno economico e non solo: secondo le indiscrezioni del Wall Street Journal, Obama ha acconsentito a fornire razioni militari. Poi si vedrà: Washington cerca una via di uscita dalla crisi, attraverso il dialogo, fermo restando le minacce già più volte esplicitate da Obama. Ma da qui a un impegno militare diretto degli Stati uniti, sembra esserci ancora parecchio spazio di negoziazione, salvo smentite dell’ultima ora, date da un eventuale precipitare della situazione.

Domenica il referendum sancirà presumibilmente l’indipendenza e il successivo passaggio alla Russia della Crimea e tutti quanti sembrano già guardare al giorno dopo, pur rimanendo sul campo alcune incognite non da poco: in particolare è la zona est del paese che sembra essere scossa da scontri tra filo russi e filo Kiev sempre più pesanti e che hanno causato la morte di tre persone . Il sito internet Tsn.ua, citato anche dall’agenzia Unian, ha raccontato di un migliaio di manifestanti a favore dell’annessione di Donetsk alla Russia che avrebbero attaccato altrettanti dimostranti che in piazza Lenin difendevano l’integrità territoriale del paese.

I filorussi hanno dapprima lanciato petardi e uova contro i rivali, poi sono passati allo scontro fisico. Scene di battaglia, ancora, dopo quelle di Kiev, di linciaggi di parti avverse e il leit motiv di entrambe le parti. Mosca ribadisce che i filo Kiev sono fascisti al soldo dell’Occidente e Kiev che accusa i filo russi di essere marionette nelle mani di persone armate arrivate da Mosca con il compito di provocare. Di sicuro, mentre tutti guardano alla Crimea e alle questioni diplomatiche, è questo il fronte ora come ora più caldo, con alcune città orientali che ieri hanno annunciato la volontà di indire referendum per l’annessione alla Russia. Ci sarebbero anche 28 feriti e alcuni arresti.

Ieri il ministero degli Esteri russo ha accusato il governo di Kiev dei violenti scontri avvenuti a Donetsk e annunciato di voler proteggere i suoi compatrioti sul posto. «La Russia è consapevole della sua responsabilità di proteggere le vite dei concittadini in Ucraina», si legge in un comunicato del ministero. A soffiare sul foco il primo ministro di Crimea: «Anche le altre regioni a maggioranza russa dell’Ucraina dovrebbero indire un referendum per aderire alla Russia»; un appello che si riferisce in particolare alle regioni di Donetsk e Kharkiv. «Le basi militari di Kiev nella penisola ci appartengono», e la presenza dei militari della Flotta russa «garantisce sicurezza», ha aggiunto.
Sempre nella zona orientale del paese, a Donetsk capitale della regione orientale mineraria del Donbass, ed ex roccaforte del deposto presidente ucraino Viktor Yanukovich, uno dei morti sarebbe Dmytro Chernyavskiy, attivista del partito neonazista ucraino Svoboda.

E proprio riguardo Svoboda arriva un’altra novità da Mosca: la Commissione inquirente russa ha aperto un’inchiesta penale nei confronti del leader del partito ucraino Svoboda, Oleh Tyahnybok. Lo ha reso noto il portavoce della Commissione, Vladimir Markin, precisando che Tyahnybok, fra i leader della Majdan di Kiev, avrebbe combattuto contro le forze russe nel Nord del Caucaso, al fianco dei separatisti ceceni, nella guerra tra il 1994 e il 1996. Sono state raccolte prove a sufficienza contro Tyahnybok e diversi altri iscritti al partito, che ha 37 seggi alla Verkhovna rada, tanto che presto saranno spiccati i mandati d’arresto, ha anticipato Markin.

Mercoledì, il tribunale distrettuale di Mosca Basmanny aveva formalizzato un mandato d’arresto contro Dmytro Yarosh, a capo di «Settore Destro» con l’accusa di terrorismo. Yarosh si candiderà, secondo quanto annunciato da lui stesso, alle presidenziali ucraine del 25 maggio. Nel frattempo si muove anche l’Unione europea, che ha annunciato le sanzioni per lunedì prossimo, a referendum concluso. «Non c’è segnale di de-escalation in Crimea», perciò i ministri degli esteri della Ue hanno comunicato di essere «pronti a dare il via libera alle sanzioni» contro la Russia, mentre il vertice Ue di giovedì-venerdì potrebbe siglare la prima parte dell’accordo di associazione: è quanto riferiscono fonti europee di alto livello alle agenzie di stampa.

La lista dei destinatari delle sanzioni, ovvero il congelamento dei beni e i divieti di viaggio, ancora non sarebbe pronta, ma fonti europee assicurano che si starebbe finalizzando, in modo da arrivare completa sul tavolo dei ministri lunedì. Il lavoro quindi continua, ma molto dipende anche dal voto del referendum di domenica e soprattutto dalla reazione della Russia.