La strada di Trump verso l’impeachment prosegue: nell’arco di mezz’ora i 3 comitati della Camera hanno inviato un mandato di comparizione per il suo avvocato personale, l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, chiedendo i documenti relativi ai suoi contatti con l’Ucraina, alla famiglia Biden e tutte le questioni relative; poco dopo il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo dove si rivela che il segretario di Stato Mike Pompeo ha partecipato alla famosa telefonata fra Trump e Zelensky.

Poco prima il New York Times aveva reso noto che Trump aveva fatto pressioni sul leader australiano affinché aiutasse il procuratore generale Usa, William Barr a raccogliere informazioni per un’indagine del dipartimento di giustizia con cui il presidente Usa sperava di screditare le indagini di Mueller sul Russiagate.

A seguito di questa notizia si moltiplicano le voci che richiedono un impeachment anche per il ministro di giustizia; i funzionari dell’intelligence, attuali e precedenti, si dicono da tempo preoccupati per il coinvolgimento diretto di Barr nelle accuse contro di lori comunità, secondo quanto riferito da Post.

David Laufman, un ex funzionario del Dipartimento di Giustizia inizialmente coinvolto nelle indagini sulla Russia, ha detto al quotidiano di Washington che «è abbastanza poco ortodosso per il procuratore generale volare personalmente in tutto il mondo come persona di punta per ulteriori raccolte di prove per una specifica indagine del Dipartimento di Giustizia».

Mentre le notizie si rincorrono a ritmo serrato e gli scandali si sommano rivelando una gestione del potere personalizzata per aderire al codice etico e gestionale del tycoon newyorchese, The Donald si affida a Twitter per screditare e minimizzare le indagini sul suo conto, riportare sondaggi a suo favore fatti dal portale di estrema destra Breitbart, che il presidente Usa ringrazia tutto in maiuscolo, e fare minacce sempre più dirette al whistleblower che ha innescato questa bomba rivelando le pressioni sul leader ucraino, fino a chiedere perché, da presidente, non abbia “il diritto di intervistare e apprendere tutto su”  questo anonimo informatore, la cui identità è protetta dallo statuto federale.