C’era il nome in codice, c’erano le casse di armi automatiche, le lance per lo sbarco e i veicoli da trasporto. C’erano dei combattenti e dei consultants a stelle e strisce, gli ingredienti canonici di un golpe nel giardino di casa alla vecchia maniera. Purtroppo c’erano anche delle truppe parecchio scalcinate e un organizzazione, dilettante. Così «l’operazione Gedeon» che avrebbe dovuto innescare l’insurrezione generale per «liberare il Venezuela dal giogo di Maduro» è naufragata sul nascere, sugli scogli di Macuto dove i «liberatori» sono stati intercettati da truppe dell’esercito nazionale.

NELLO SCONTRO hanno perso la vita 8 ribelli e 13 sono stati fatti prigionieri. Due cittadini americani sono stati catturati a largo mentre sulle lance aspettavano «l’estrazione».

La vicenda, fra farsa e la Baia dei Porci, si è ignominiosamente conclusa all’alba di domenica, praticamente nell’anniversario di un altro tentativo di deporre Nicolas Maduro la cosiddetta operacion libertád del 30 aprile 2019, quando il leader dell’opposizone Juan Guaidó si era messo a capo di una manifestazione tentando di dar luogo ad un sollevamento popolare con l’appoggio di alcuni reparti della guardia nazionale e della polizia municipale e statale. Anche quel tentativo era fallito quando l’esercito era rimasto fedele al presidente in carica.

OGGI COME ALLORA l’operazione è stata sconfessata da Washington, anche se questa volta, oltre agli americani presi sulle barche, c’è una paternità più esplicita, quella di Jordan Goudreau, ex Green Beret (i reparti speciali della US Army), veterano delle campagne afgane ed irachene e oggi titolare della Silvercorp Usa, società di «sicurezza privata» di base in Florida, specializzata, come scrivono sul sito web, nel «fornire a governi e corporation soluzioni puntuali e realistiche a problemi irregolari».

Goudreau appare in un video diffuso appena scattata l’operazione. Nel filmato l’impresario golpista appare accanto a Javier Nieto Quintero, ex ufficiale della guardia nazionale venezuelana e noto esponente anti madurista. «Alle ore 17 è stata lanciata un’audace incursione anfibia dal confine colombiano verso Caracas ed il cuore del Venezuela» afferma il berretto verde freelance.

«I NOSTRI UOMINI stanno combattendo. Nostre unità sono state attivate nel sud, est e ovest del paese». In realtà i ribelli più simili ad una armata Brancaleone avevano incontrato il proprio destino su una spiaggia presso La Guaira.

L’operazione-farsa ha nuovamente messo in imbarazzo gli Usa, subito denunciati da Maduro come sponsor di una sovversione appaltata a terzi per poterla cavalcare in caso di successo o sconfessarla altrettanto comodamente in caso di fallimento. «Se fossimo stati coinvolti» ha affermato Mike Pompeo con spavalderia macho anche questa molto vintage, «vi garantisco che le cose sarebbero finite diversamente».

STAVOLTA ANCHE GUAIDÓ e l’opposizione hanno negato ogni legame con la catastrofica incursione e qui la cosa si fa più complicata. Goudreau avrebbe infatti una lunga storia di traffici con l’opposizione venezuelana, ricostruita dalla AP pochi giorni prima l’operazione Gedeon.

L’associazione di Goudreau in affari venezuelani risalirebbe al febbraio 2019 quando era stato ingaggiato per fornire servizio d’ordine durante Venzuela Aid Live, un concerto organizzato sul confine colombiano-venezuelano dal miliardario britannico Richard Branson come benefit a favore del popolo venezuelano (e del partito di Guaidò).

Secondo un ex socio di affari l’esperienza avrebbe convinto Goudreau che l’instabilità venezuelana e la dottrina di cambio regime che emanava dalla Casa bianca di Trump avrebbero fatto del paese un ottimo mercato per le sue «soluzioni a problemi irregolari». Poco dopo Goudreau fa la conoscenza di Keith Schiller, ex guardia del corpo personale di Trump dai tempi della Trump Tower, promosso poi a consigliere speciale del presidente alla Casa bianca e ora operatore nel lucroso settore della sicurezza specializzata. E apparentemente dei problemi irregolari. Infatti Schiller ha connessioni con gli ambienti dell’opposizone venezuelana.

Lo scorso marzo e poi ancora a maggio introduce Goudreau a Lester Toledo ed altri collaboratori di Guaidó che procacciano finanziamenti e sostegno politico fra Washington e Miami. Toledo a sua volta presenta Goudreau a Cliver Alcalà figura chiave dell’opposizione venezuelana.

Ex generale dell’esercito bolivariano Alacalà (arrestato in seguito per narcotraffico) è un capofila anti madurista e spiega a Goudreau di avere 300 disertori pronti per una incursione in Venezuela, occorre solo addestrarli. Goudreau fornisce un preventivo di 1,5 milioni di dollari per preparare le truppe. Il contratto sarebbe stato controfirmato da emissari dello stesso Guaidó.

L’addestramento comincia ma la situazione appare subito meno che promettente: testimoni raccontano di campi senza attrezzatura e provviste, uomini affamati e demoralizzati.

A questo punto Guaidó avrebbe rescisso il contratto. Ma Goudreau avrebbe deciso di procedere ugualmente con la missione con finanziamenti privati di organizzazioni paramilitari e ambienti della destra integralista americana.

A MARZO LA POLIZIA colombiana sequestra forniture militari ottenute dal gruppo per un valore di 150mila dollari: armi automatiche senza numero di serie ed equipaggiamento vario, compresi caschi tattici con visori ad infrarossi provenienti dagli Stati uniti. A fine marzo Alacalà si costituisce ad agenti della Drug Enforcement Administration che aveva emesso mandato di cattura nei suoi confronti per traffico di droga e viene estradato a New York. Le operazioni sembrano definitivamente cessate – fino a domenica scorsa.

IN UN VIDEO DIFFUSO dalle autorità venezuelane, Luke Alexander Denman uno dei due mercenari della Silvercorp Usa catturati ha confermato che gli ordini erano di giungere a Caracas, impadronirsi dell’aeroporto, catturare la torre e far rientrare gli aerei. Avrebbe dovuto esserci perfino un velivolo pronto a portare Maduro negli Stati uniti dopo la cattura.

Difficile sapere le ragioni che hanno spinto Goudreau a perseguire la causa persa da freelance – o se avesse trovato nuovi committenti. Di certo la vicenda si inserisce in una scia di antecedenti che oltre al tentato sollevamento dello scorso anno comprende anche l’attentato fallito contro Maduro nel 2018. E sullo sfondo l’escalation delle tensioni pilotata dai nuovi falchi che ruotano attorno alla casa bianca.

LA STRATEGIA VENEZUELANA del governo neoguerrafreddista americano è affidata a Elliot Abrams criminale di guerra condannato per le stragi pilotate in El Salvador e Nicaragua durante le guerre di Reagan ora rispolverato e riabilitato da Trump. La politica di Washington è riassunta bene nel mandato di cattura internazionale emesso per lo stesso Maduro (più taglia di 10 milioni di dollari) con l’accusa di associazione in organizzazione «narcoterrorista».

Con lo stesso pretesto di interdizione del narcotraffico, ad aprile, mentre ometteva clamorosamente un efficace coordinamento per far fronte alla pandemia, Trump ha annunciato in gran pompa un escalation di operazioni militari nei Caraibi con gran dispiego di incrociatori, elicotteri e guardia costiera. Un’operazione tesa in gran parte ad essere mostra di forza mirata a Maduro – ora ufficialmente most wanted nella guerra alla droga. D’altronde lo stesso Pompeo aveva ribadito a febbraio di aver messo insieme una coalizione di 59 nazioni per scalzare Maduro (obbiettivo condiviso tra l’altro dal candidato democratico alla presidenza, Joe Biden).

Un clima di tensione mista a incompetenza che favorisce le operazioni da far west di operatori come Goudreau o come Erik Prince, magnate dei mercenari che ha incassato milioni di dollari fornendo contractor per l’occupazione irachena e alla Cia. Ad aprile Prince, che aveva visitato il paese lo scorso novembre, ha proposto anche lui di organizzare una forza di 5000 ribelli per marciare su Caracas. Parte dello stesso universo in cui si muove Jordan Goudreau architetto della disastrosa operazione Gedeon, che ha fatto momentaneamente affiorare una parte dell’arcipelago del malaffare eversivo che prospera nel sottobosco trumpista.