Con le ultime nomine di giornata Donald Trump mette gli ultimi ritocchi a un progetto politico apocalittico, un governo-incubo che promette di far sembrare le amministrazioni Reagan e Bush modelli di ragionata moderazione. Nella fattispecie gli ultimi due annunci allineano con rara onestà gli interessi strategici degli Stati uniti con quelli dell’industria petrolifera.

 IL PRIMO dei due annunci di ieri riguarda la scelta di Rex Tillerson a Segretario di stato. Il potere decisionale sulla politica estera, dal 20 gennaio risiederà dunque nell’amministratore delegato della Exxon Corporation,  gigante fra le sette sorelle, ottava azienda mondiale e quinta per fatturato fra quelle quotate in borsa. Il curriculum della Exxon è macchiato da responsabilità per disastri ambientali come quello catastrofico della Exxon Valdez in Alaska nel 1989, abusi di diritti umani soprattutto nei paesi in via di sviluppo dove gestisce le operazioni di estrazione e il finanziamento di lobby negazioniste sul mutamento climatico.

LA NOMINA al dicastero chiave del governo Trump si inserisce nella dottrina dell’affarismo propugnata dal presidente in pectore per cui non vi è migliore garanzia di virtuoso governo che il successo negli affari. Di Tillerson Trump ha dichiarato che  «la tenacia, l’ampia esperienza e la profonda comprensione geopolitica ne fanno una scelta ideale per promuovere la stabilità regionale e la sicurezza nazionale degli Stati uniti».
 

MA PIÙ CHE con la geopolitica la nomina ha a che fare con la geologia e rappresenta  un endorsement del petrolio contro la conversione alle energie rinnovabili che Trump, amico del carbone,  considera una «truffa cinese» contro gli interessi economici e lo spirito di impresa americana, che negli ultimi dieci anni ne hanno fatto il maggiore produttore di idrocarburi grazie a tecniche di fracking ed estrazione estrema (offshore e da sabbie bituminose).

 BERNIE SANDERS ha definito quella di Tillerson  «una scelta tragica a che va bloccata a tutti i costi». E qualche noia in fase di conferma parlamentare la nomina invero potrebbe averla, specialmente per una ragione: nel bel mezzo dello scandalo sugli hacker russi che avrebbero favorito la sua vittoria, Trump ha infatti scelto per secretary of state un «amico di Putin», insignito della  «medaglia dell’amicizia» dallo stesso presidente russo  nel 2013 dopo la firma di un lucroso contratto sulle concessioni dei giacimenti artici siglato fra Exxon e il conglomerato russo Oao Rossneft. Le connection russe di Trump hanno inquietato esponenti del Gop come Marco Rubio e John McCain che hanno chiesto una commissione di inchiesta sul caso hacking. Entrambi hanno espresso seri dubbi anche sulla selezione di Tillerson rimandando la sua conferma all’esame del congresso sulla «limpidezza morale» del candidato  e possibili conflitti di interesse.

QUESTI ULTIMI sono altresì chiaramente l’ultima delle considerazioni nella amministrazione entrante. Ieri Trump ha annullato la conferenza stampa prevista per domani  in cui avrebbe dovuto delineare la «soluzione» ai suoi tentacolari interessi economici in America e nel mondo. Nella versione di Trump, invece, gli interessi industriali della Exxon sono garanzia di «una vasta esperienza nel affrontare efficacemente ogni tipo di governo estero». Gli «enormi affari in Russia» della società ne sono un lampante esempio. Tutte indicazioni di una prossima politica estera americana che si profila sempre più plausibilmente filo-russa e anti-cinese come anticipato con gli elogi pro-Putin e gli anatemi di Trump contro Pechino.

C’È STATO il tempo a malapena di assorbire l’enormità  della nomina di Tiller che Trump ha fatto un’altra importante designazione nel reparto demolizioni del suo esecutivo, chiamando l’ex governatore del Texas Rick Perry a dirigere il ministero per l’energia. Perry è ricordato soprattutto per la gaffe monumentale fatta a un dibattito nel 2011 quando da candidato presidenziale ha promesso l’immediata abolizione di tre ministeri: commercio, pubblica istruzione e …un terzo che al momento proprio gli sfuggiva. Gli scrosci di risa seppellirono allora le sue ambizioni presidenziali. In seguito si sarebbe ricordato, il terzo dicastero da abrogare  era il ministero dell’energia a cui oggi ha ricevuto la nomina.

SI TRATTA di un ministero di cruciale importanza strategica, non solo per la voce che ha nelle politiche gas-petrolifere (cui Perry porta tutta la natural simpatia di petroliere texano) ma anche per il controllo del comparto nucleare – centrali ed armi atomiche e ricerca nucleare. L’ultimo ministro era non a caso un fisico nucleare premio Nobel. Perry lavorò da piazzista e ha una laurea breve in «scienze animali». Oltre alla non proliferazione atomica l’energy department ha voce nell’antiterrorismo. Più recentemente ha partecipato al programma Ballando con le Stelle. Un curriculum da reality Tv e provata incompetenza che lungi dal costituire un ostacolo nel prossimo governo Trump sembrerebbero semmai essere una raccomandazione.

 PIÙ SINISTRAMENTE Perry siede sul consiglio della società che sta costruendo l’oleodotto, temporaneamente bloccato dalla protesta della tribù Sioux in Dakota. La sua nomina lascia scarsi dubbi riguardo i propositi in materia della prossima amministrazione.