Le associazioni e gli studi legali che si occupano di difendere pro bono chi viene arrestato durante le proteste si stanno moltiplicando, così come aumenta il numero degli arresti di massa durante le manifestazioni, indipendentemente da quanto queste siano pacifiche.

Bayonne Firm è uno studio legale situato nel centro di Harlem, a New York, specializzato in difesa penale, immigrazione e lesioni personali. «Pensiamo che questo sia un tema importante, e parlo della brutalità della polizia e del razzismo in America – dice Gulbert Bayonne – Questa è un’opportunità per dare qualcosa alla comunità. Vogliamo fornire un qualche tipo di assistenza, perchè ci sono un gran numero di persone arrestate in questo momento, e le ragioni sono spesso vaghe e arbitrarie come condotta disordinata, o ostruzioni dell’amministrazione governativa, resistenza a pubblico ufficiale. Ciò di cui questi episodi parlano è delle tensioni e la frattura tra la comunità e le forze di polizia».

Chiedo che tipo di problemi ha chi deve affrontare queste accuse senza un avvocato: «Tonnellate di problemi risponde -. Ci sono grandi organizzazioni di difesa pubblica che stanno facendo un ottimo lavoro in tutta la città e in tutto il Paese, ma visto il numero di arresti non basta; c”è bisogno di più aiuto per chi viene arrestato. Adesso poi c’è anche più possibilità che i processi non vengano fatti subito a causa della pandemia, ma avere un processo è un diritto». E, ci spiega, il problema maggiore al momento è «iIndividuare dove sono gli arrestati. Spesso ci chiamano familiari o amici degli arrestati e non sanno dove sono. Come dicevo – continua – a causa della pandemia e del grande numero di arresti in corso è molto difficile localizzare dove si trova il cliente, ottenere informazioni in merito al fatto che abbiano avuto o meno l’opportunità di vedere il giudice. Il covid-19 ha causato molti problemi con i tribunali» E conclude: « Quello che desidero è che le persone non si scoraggino e continuinoo a battersi per la parità di diritti, ogni cittadino in questo Paese dovrebbe avere questo diritto” Goodcall è un’associazione che si occupa di mettere in contatto le persone che hanno bisogno di un avvocato con i legali che offrono i loro servizi, «ti diranno cosa aspettarti e inizieranno a gestire il caso», si legge sul loro sito.

«Goodcall è nata dall’incontro fra me e Jelani Anglin – racconta Gabe Leader-Rose – io ho una formazione tecnologica, Jelani di lavoro con le comunità. Abbiamo cominciato 4 anni fa e non a seguito di un avvenimento specifico, ma perché quello della violenza della polizia su gli afroamericani è un problema strutturale ed endogeno della nostra società».

La domanda è d’obblico: che cosa è cambiato da Obama a Trump? «Da quando il presidente è Trump – risponde Anglin – è aumentato il razzismo, gli episodi di razzismo. Gli omicidi degli afroamericani non sono una novità, ma ora accadono quotidianamente. Il problema è che da qui non se ne esce se non si risolve il problema tramite una riforma legale. Bisogna che la polizia paghi legalmente per le proprie azioni, i poliziotti che uccidono gli afroamericani devono essere incriminati e condannati».

«Quello che vediamo – aggiunge Leader-Rose – è che si rivolgono a noi persone incriminate di reati davvero minori come multe, piccole infrazioni e sembra pretestuoso. È incoraggiante vedere così tante persone si stanno mobilitando in questo momento ma il vero test sarà vedere cosa accadrà nei prossimi mesi. Questo non è il tipo di problema che risolvi in poche settimane, con qualche post su i social e delle donazioni, è un problema antico che ha bisogno di un cambiamento strutturale. Bisogna che si rifletta a livello personale e globale sul concetto stesso di valore etico. Noi abbiamo fondato un gruppo che mette in contatto chi ne ha bisogno con degli avvocati, lavoriamo con decine di avvocati e ce ne sono altrettanti che hanno offerto il loro lavoro». Eppure ci sono nuove tecnologie, aiutano? «In questi giorni riceviamo un fiume di telefonate. Ora non sarebbe possibile fare quello che facciamo senza l’aiuto della tecnologia, mettere in contatto chi ci chiama con gli avvocati, coordinarsi tra di noi, ma la tecnologia da sola non è la risposta. Può essere uno strumento utile, ma il vero cambiamento non si opera con la sola tecnologia senza una base di lavoro sulle comunità e sul modus operandi della polizia».