«Non siamo sorpresi. Sappiamo che gli americani spiano tutto il mondo, anche noi, che pure siamo loro amici. C’è comunque un senso di delusione, visto che da decine di anni noi non spiamo, non raccogliamoinformazioni di intelligence e non facciamo sforzi di decrittazione negli Stati Uniti». Con queste parole il ministro israeliano per le infrastrutture nazionali, Yuval Steinitz, ha commentato ieri le rivelazioni emerse dai documenti resi pubblici da Edward Snowden, e approfondite dai giornali Yediot Ahronot, Der Spiegel e Intercept, su un programma per il monitoraggio dei droni israeliani dalla montagna di Todros a Cipro messo a punto dal Quartier generale delle comunicazioni inglese in collaborazione con la Sicurezza nazionale Usa.

 

I documenti comprendono immagini tratte dai video registrati dalle telecamere dei droni, incluse una serie di foto relative al 2009 e 2010 che mostrano i missili portati dai droni stessi. I servizi segreti americani e britannici hanno seguito dal 2000 in poi le attività dei droni israeliani e dal 2008 quelle degli aerei da combattimento quindi durante l’offensiva “Piombo fuso” contro Gaza. Il programma Usa-Gb ha anche riguardato droni lanciati dalla Siria e dal movimento sciita libanese Hezbollah. Gran parte del lavoro però si è incentrato su Israele, che possiede droni tra i più avanzati al mondo.

 

Secondo il ministro Steinitz, le informazioni raccolte da Usa e Gb, «non rappresentano i nostri segreti più gelosamente custoditi eppure ciò non sarebbe dovuto accadere. E’ certamente spiacevole». (mi.gio)