Nonostante Trump affermi il contrario, il numero di americani che muoiono per coronavirus ha ripreso a salire. Per 3 giorni consecutivi i decessi sono stati più di 800 al giorno. Il picco inverte quella che era stata l’unica tendenza positiva del virus negli Stati Uniti: i decessi erano in calo da metà aprile, anche se il numero di nuovi casi confermati si era mantenuto abbastanza stabile dalla fine della primavera, per poi aumentare nelle ultime settimane.

Trump e molti repubblicani avevano presentato il minor numero di decessi come la prova che il peggio della pandemia era passato, e per rispondere alle critiche sul fatto che questa ondata di nuove infezioni è la prova che il Paese ha riaperto troppo presto e senza alcun criterio scientifico.

Ora, però, non è più momento di retorica, i dati che vengono comunicati parlano da soli.
Il Texas mercoledì ha comunicato 119 morti, superando il record giornaliero di decessi che lo Stato aveva stabilito solo un giorno prima.

In Arizona, sono già stati annunciati oltre 200 decessi per questa settimana e il bilancio giornaliero delle vittime del virus continua a salire, così come sta accadendo anche in Mississippi, Florida e Tennessee. La media dei decessi degli ultimi sette giorni è ancora una frazione degli oltre 2.200 decessi che il Paese registrava in media ogni giorno a metà aprile, quando la situazione nel nord-est, ora sotto controllo, era la più preoccupante.

Gli esperti sanitari hanno avvertito che è ancora troppo presto per prevedere una tendenza continua a partire dai dati degli ultimi giorni, ma il ritmo crescente delle morti nella Sun belt, la zona del sud e del sud ovest dove i numeri continuano a crescere, arriva dopo settimane di casi positivi in salita. Trump ha sempre sostenuto che questi fossero dovuti a un numero crescente di test ma ora questa narrativa, a fronte dei numeri dei decessi, è ancora meno sostenibile.

Stando a quanto dichiarato dal Washington Post The Donald avrebbe cominciato a lamentarsi non solo in pubblico ma anche con i suoi collaboratori più fidati del «micidiale coronavirus che distrugge la più grande economia», che sostiene di aver costruito personalmente.

Ma non è solo la pandemia a far sentire intrappolato Trump il quale si lamenta anche dei media ingiusti che non gli danno mai credito, dei poliziotti «malati e corrotti» di Minneapolis, il cui omicidio di George Floyd ha provocato un’ondata di manifestazioni a livello nazionale che lo hanno confuso.

A sentire i molti che parlano in anonimato con il quotidiano di Washington, i convenevoli sarebbero scomparsi dalle interazioni con Trump, il quale sempre più spesso si lancia in monologhi dove si pone al centro dei problemi della nazione, cimentandosi nel ruolo di vittima irreprensibile di una pandemia mortale, di un’economia in stallo, di profondi disordini razziali, tutti avvenimenti accaduti a lui, piuttosto che al Paese che dovrebbe governare.