Secondo Stati uniti e Taiwan la Cina avrebbe schierato dei missili terra-aria in una delle isole che compongono l’arcipelago delle Paracel. Si tratta di isolotti (per lo più scogli disabitati) contesi da Cina, Taiwan e Vietnam.

L’accusa nei confronti di Pechino nasce da immagini satellitari mostrate da Fox News, che dimostrerebbero lo schieramento missilistico. Il ministero degli esteri cinesi non ha smentito, affermando però che ogni azione cinese in zone considerate proprie è da intendersi come «difesa» in risposta alla presenza americana nell’area.

È opportuna – innanzitutto – una precisazione: l’isola in questione, la Woody Island, Yongxing Dao in cinese, è una delle isole Paracel che la Cina rivendica come proprie. Non si tratta, quindi, delle isole Spratleys, che si trovano più a sud e sono rivendicate da mezza Asia. Le isole Paracel sono sotto il controllo cinese fin dal 1974. Gli Stati uniti hanno protestato vivacemente, riferendosi a una garanzia fatta dal presidente cinese durante il suo viaggio negli States; Xi Jinping aveva assicurato che non ci sarebbe stata alcuna militarizzazione delle isole contese. Xi Jinping però parlava delle isole Spratleys, e su questo particolare ieri la Cina, pur non confermando, ha rivendicato la possibilità di usufruire di quell’arcipelago come meglio crede. Le isole in questione non sono contese solo per la ricchezza di risorse dei loro fondali, ma anche per una mera questione di supremazia nell’area.

Il progetto obamiano di «pivot to Asia» ha portato gli Stati uniti a rivendicare la libera circolazione delle proprie navi da guerra in una zona che la Cina considera sotto la propria sovranità. L’area è ormai diventata uno scacchiere sul quale si muovono interessi di diversi paesi, in giochi di alleanze che vedono Filippine, Taiwan, Giappone e Vietnam supportare (quasi sempre) le richieste degli Stati uniti in funzione anti Pechino. La Cina ha prodotto mappe, ha creato atolli artificiali, ha posto molte delle sue imbarcazioni nella zona, ben sapendo che a breve, nel Pacifico, Washington sposterà il grosso della propria flotta militare.

Un gioco pericoloso, che al di là degli annunci e delle sistemazioni dei missili da parte cinese, rischia da un momento all’altro la concretizzazione dell’incidente fatale. In questo «gioco» però non tutti sono fedeli al proprio schieramento. Durante il mese scorso un cacciatorpediniere della marina statunitense ha navigato entro le 12 miglia nautiche dall’Isola Triton nell’arcipelago delle Paracel. Secondo il Pentagono la mossa era finalizzata a contrastare gli sforzi da parte di Cina, Vietnam e Taiwan riguardo la limitazione della libertà di navigazione. La Cina ha condannato l’azione Usa come una provocazione.

Forse anche per questi motivi Obama nei giorni scorsi ha annunciato la visita a maggio in Vietnam. Prima di lasciare la presidenza vuole puntellare la propria strategia asiatica, la vera e propria firma sulla politica estera americana durante il suo mandato. Per quanto riguarda il dispiegamento dei missili da parte cinese, secondo gli esperti americani, l’immagine visualizzata sembra mostrare il sistema di difesa aerea HQ-9, che ha una gittata di 200 km e costituirebbe una minaccia per tutti gli aerei, civili o militari, che volano nelle vicinanze.

Durante il fine settimana, come ricordato dal South China Morning Post, «la rivista The Diplomat ha riferito che la Cina stava costruendo un eliporto nell’isola Duncan sempre nell’arcipelago delle Paracel». Il portavoce del ministero degli Esteri Hong Lei attraverso un comunicato ha specificato che la Cina ha il diritto di difendere il suo territorio nel Mar Cinese Meridionale. . Tutto questo è avvenuto mentre il presidente degli Stati uniti Barack Obama e i leader dell’Associazione delle Nazioni del Sudest asiatico (Asean) stavano concludendo un vertice in California. Obama ha specificato che lui e il leader del sud-est asiatico hanno discusso la necessità di allentare le tensioni nel Mar Cinese Meridionale e hanno concordato che «eventuali dispute territoriali si dovrebbero risolvere in modo pacifico e con mezzi legali».