Ursula si vendica con i lupi
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Ursula si vendica con i lupi

Animali Dopo l’uccisione del suo pony, von der Leyen fa declassare la protezione degli animali. Per alcuni è una ritorsione, per altri un favore alle lobby di allevatori e cacciatori che votano a destra
Pubblicato circa 5 ore faEdizione del 27 settembre 2024

Due anni dopo che un lupo della Bassa Sassonia sbranò il pony della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, su proposta di quest’ultima i lupi rischiano di non essere più una specie «particolarmente protetta», come dal 1982 prescrive la Convenzione di Berna. Mercoledì a Bruxelles, infatti, il Comitato dei rappresentanti permanenti dei paesi dell’Unione europea (Coreper) ha approvato con 25 voti a favore e solo due contrari la proposta della Commissione europea, voluta da Ursula von der Leyen, per declassare i lupi a specie semplicemente «protetta».

Il portavoce della Commissione Europea Adalbert Jahnz ha detto che «adattare il livello di protezione sarà un passo importante per affrontare le sfide legate a una popolazione di lupi in aumento, mantenendo l’obiettivo generale di ottenere la conservazione della specie». Prima del via libera definitivo, c’è bisogno della ratifica dei ministri dell’Ambiente, che appare però come una mera formalità dopo il passaggio già avvenuto con una maggioranza schiacciante.

UNA VOLTA APPROVATA dai ministri dell’Ue, Bruxelles infatti dovrà chiedere una revisione della Convenzione di Berna. Per cambiarla c’è bisogno della maggioranza dei due terzi dei paesi firmatari, che sono 50 e non tutti europei. Il voto potrebbe avvenire già alla prossima riunione, prevista a dicembre. Se la Convenzione sarà modificata, di conseguenza si potranno cambiare sia la direttiva europea che la applica che le singole leggi nazionali. La vendetta di Ursula von der Leyen per l’uccisione di Dolly, il suo pony preferito, sarà così compiuta.

A SETTEMBRE DEL 2022, nella tenuta della presidente della Commissione europea in Bassa Sassonia, un lupo fece irruzione nella fattoria e uccise l’anziano pony, risparmiando un altro cavallo che era con lui. «L’intera famiglia è rimasta terribilmente sconvolta», disse Ursula von der Leyen al quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz).

L’ANALISI DELLE TRACCE genetiche lasciate sul luogo del delitto appurò che a uccidere Dolly era stato GW950m, un lupo considerato già responsabile di altre uccisioni di bovini, cavalli e pecore nella stessa area. La Faz scrisse che la bestia faceva parte di un branco «famigerato» per aver compiuto ripetute scorribande nelle fattorie del Burgdorfer Holz, la zona in cui si trova l’allevamento presidenziale.

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IN GERMANIA SI APRÌ un dibattito tra chi sosteneva che i lupi dovessero essere soppressi, come l’ex ministro socialdemocratico dell’Ambiente Olaf Lies, e chi, come i Verdi, invece si opponeva agli abbattimenti sostenendo che non c’era alcuna evidenza scientifica della pericolosità dei lupi.
L’Ufficio per la difesa della natura tedesco segnalò la presenza di circa 80 branchi, ognuno composto da 25 a 30 esemplari, e i lupi divennero per un periodo il nuovo pericolo pubblico.

In realtà, il problema in Germania quasi non esiste, poiché in tutto il paese sono stimati appena 1.400 lupi, sui 20 mila complessivi in tutta Europa. e gli attacchi agli ovili sono piuttosto rari.

IN ITALIA, L’APPENA nominato ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, di Fratelli d’Italia, in un’intervista al Corriere della Sera disse: «È evidente che se trenta anni fa alcune specie erano in estinzione, come i lupi, oggi sono invece sovrabbondanti» e «la sovrabbondanza danneggia sia l’agricoltura sia i lupi stessi». Nel nostro paese sono stimati circa 3.300 lupi, il numero più alto in Europa. Invitando ad «affrontare il problema con pragmatismo e senza ideologia», sostenne di fatto che si dovesse riprendere ad abbattere i lupi.

QUALCHE MESE DOPO l’uccisione del pony Dolly, Ursula von der Leyen scrisse una lettera a tutti i deputati europei preannunciando che lo stato di protezione dei lupi sarebbe stato rivisto e sarebbe passato da specie «particolarmente protetta», come prevede la Convenzione di Berna, a specie semplicemente «protetta». Vuol dire che sarebbero state ampliate le possibilità di abbattimento, anche se comunque con dei limiti.

Nella lettera, la presidente della Commissione europea spiegava che «la concentrazione dei branchi in alcune regioni europee è diventata un vero pericolo» e che «le autorità locali chiedono più flessibilità», cioè mano libera nella caccia.

In linea con la richiesta di Ursula von der Leyen di ricominciare a cacciare i lupi, anche il Parlamento europeo approvò una proposta di risoluzione che chiede di declassare lo status di protezione dei lupi.

LA PROPOSTA PROVOCÒ le proteste di organizzazioni ambientaliste, come il Wwf, e degli animalisti, che accusarono Ursula von der Leyen di aver agito solo per fare un favore alla lobby degli allevatori e dei cacciatori della Bassa Sassonia, che tradizionalmente vota il suo partito, la Cdu, e per evitare che si spostassero verso partiti di estrema destra come l’Afd. «Si tratta di un annuncio oltraggioso che mina non solo la protezione dei lupi, ma tutti gli sforzi di conservazione della natura in Europa», disse Sabien Leemans, del Wwf Europa.

SECONDO GLI AMBIENTALISTI, riducendo la protezione si ritornerà alla politica degli abbattimenti, che ora sono possibili solo nel caso in cui i lupi sono considerati pericolosi per la sicurezza di animali domestici e di persone.

Gli animalisti invece ritengono che, piuttosto che sparare ai lupi, andrebbero adottati sistemi di contenimento incruenti, come i recinti elettrificati. Basterebbero anche solo dei cani adatti alla guardiania, come i pastori maremmani abruzzesi, che sono in grado di tenere alla larga i branchi.

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