Il voto capitale a Berlino e la campagna di Prussia degli alternativi di destra. Due elezioni per niente locali, più che sintomatiche del clima politico nella Bundesrepublik. Saranno il primo vero test dopo l’emergenza-profughi e nel pieno dell’allarme-terrorismo. La cartina di tornasole per misurare leader e partiti a12 mesi dalle elezioni federali.

Il 4 settembre si vota per rinnovare il Parlamento del Mecleburgo-Pomerania; due settimane dopo si aprono le urne per il Landtag di Berlino. Due partite decisive per tutti: a cominciare dall’Spd, che governa entrambi gli Stati, e Alternative für Deutschland, impegnata a conquistare i voti proprio nella patria della cancelliera Angela Merkel.

Nella città-Stato le operazioni di voto sono già iniziate: da lunedì scorso nei 96 distretti di Berlino i residenti possono spedire la scheda elettorale per posta. Mentre la campagna dei partiti è appena… iniziata. Paradossi tedeschi, un po’ come il termometro politico della capitale che oscilla dal politically correct nelle sedi istituzionali alla più rude politica di strada. Ne sa qualcosa il candidato Cdu Thilo Harry Wollenschlaeger: il 5 agosto il suo bus elettorale (costo: 80 mila euro) è stato incendiato nel parcheggio di Staaken, periferia del profondo ovest.

Per ora l’unico davvero tranquillo è il sindaco-governatore Michael Müller (Spd), classe 1964, che guida il «Municipio Rosso» da dicembre 2014. Ha scelto il basso profilo a partire dai manifesti dove compare sfocato dietro ai cittadini. Secondo il sondaggio Forsa del 31 luglio, il secondo mandato è quasi una pura formalità. A Berlino i socialdemocratici valgono circa il 26% davanti ai Verdi (20%) Cdu (18%) e Linke (16%) mentre la destra di Afd, che pure raggiunge il 20% nel confinante Brandeburgo, resta a quota 8%. Tre punti indietro resistono i liberali di Fdp.

Una città smembrata peggio che ai tempi della Guerra Fredda: i quartieri centrali votano Spd e Verdi, a Ovest Cdu e (poco) Fdp; a Est sostengono la Linke, che subisce la feroce concorrenza di destra nei palazzoni ex-Ddr.

Poi spicca Ramona Pop, 38 anni, candidata-presidente dei Grünen. Nata a Timisoara, ex immigrata (è in Germania dall’età di 10 anni), studi in scienze politiche all’università di Münster e Berlino, dal 2009 è la capogruppo del partito al Landtag. Con lei i Verdi provano ad allargare il governo oltre all’isola di Friedrichshain-Kreuzberg e la «svolta ecologica» su mobilità, energia, edilizia e sicurezza sociale.

Quella formato ordine pubblico invece è il tema del senatore delegato agli interni Frank Henkel, classe 1963. Il candidato Cdu basa la sua campagna elettorale su un misto di law & order e l’immagine di buon padre di famiglia, come “spiega” il poster in cui tiene in spalla la figlia piccola. Henkel promette l’aumento degli alloggi, pulizia della città e investimenti nella scuola. Oltre al giro di vite sulle occupazioni «Autonomen» a Berlino Est.

Proprio la zona sovietica (Marzahn, Hellesdorf, Köpenick) è lo zoccolo duro della Linke. Qui la sinistra conta di conquistare i voti che servono a Klaus Lederer, 42 anni, candidato sindaco e astro non più nascente. Gay dichiarato, esperto in legge, proviene dalla “scuola” Pds ed è deputato del Land dal 2003. Ha incentrato tutto sull’«ascolto dei cittadini» perché la sinistra «finora ha parlato anche troppo». Nel programma “Città di tutti” l’elenco delle priorità: più soldi ai servizi pubblici, fine dei mini-job nel settore statale e almeno un quarto degli alloggi ad affitto calmierato. Oltre naturalmente alla città «nazifrei».

L’esatto contrario del piano di Afd che mira all’espansione, con l’ex ufficiale dell’esercito Georg Pazderzki, esponente dell’ala «nazional-conservatrice» e capolista del partito. Ad Afd basta ufficialmente «entrare in Parlamento a Berlino» già trampolino di lancio dell’eurodeputata Beatrix von Storch nel 2014.

Il Mecleburgo-Pomerania è il Land più disagiato della Bundesrepublik, un buco nero anche politicamente. Nella terra di Angela Merkel (è cresciuta a Templin) nel 2011 i nazisti del Npd hanno conquistato il 6% macchiando la vittoria dell’Spd che governa da quattro mandati.
Come sempre in Mecleburgo-Pomerania la partita si gioca sul filo della paura e dello scontro tra poveri. Giusto per avere un’idea dell’atmosfera “prussiana” basta fare un giro a Rostock, dove il comune ha innestato la retromarcia sulla costruzione del centro profughi perché «troppo pericoloso». Dal punto di vista elettorale lo è soprattutto per la Spd. Qui ci sarà il boom di Afd, il secondo dopo le regionali di marzo. La misura è fornita dall’analisi Infratest di giugno: l’Spd perde l’11% rispetto al 2011; la Cdu il 2% e la Linke l’1,5%, mentre la destra estrema e populista sfiora quota 20%.

Uno scenario di terrore per i partiti “tradizionali”: dalla Cdu avanti nei sondaggi (25%) che candida il ministro dell’interno Lorenz Caffier, alla Linke due punti indietro rispetto ai populisti, fino al governatore Spd Erwin Sellering che raccoglie il 22% dopo aver guidato il Land dal 2008.

«La gente vota Afd perché è insicura. Sono a favore dell’integrazione dei profughi, ma il timore dei cittadini è legittimo. Merkel ha dimostrato di avere un grande cuore, ma nessun piano» riassume Sellering, che è figlio di un pastore protestante, proprio come Mutti.