«Vattene a casa» grida il senatore grillino Gianluca Castaldi mentre avanza con fare minaccioso verso l’ex collega Paola De Pin, colpevole di aver appena dichiarato di votare la fiducia al governo Letta. «Dov’è la tua coerenza, non dovresti essere qui», continua a gridare Castaldi stoppato nella sua manovra di avvicinamento da alcuni senatori del Pd e dai commessi, mentre dai banchi del M5S grida di «Venduta-venduta» si levano verso la De Pin. Che nonostante tutto, e seppure con le mani leggermente tremanti, riesce a portare fino alla fine il suo intervento prima di scoppiare in lacrime per la tensione.
Per il movimento di Beppe Grillo quella di ieri è stata la giornata della resa dei conti con i quattro senatori passati al gruppo misto e che hanno deciso di sostenere il premier. Con la tensione che è salita ulteriormente dopo che si è sparsa la voce di alcune minacce rivolte dallo stesso Castaldi alla senatrice dissidente. Frasi tipo «ti aspettiamo fuori», in seguito smentite da Castaldi. Ma il comportamento tenuto dal M5S è tale che alla fine i grillini si prendono anche le bacchettate del premier. «Non ne posso più di lezioni di morale da parte di chi minaccia perché uno ha cambiato idea», dice il premier guardando i banchi del M5S ma pensando forse anche al metodo Boffo.
Le scene di ieri raccontano più di qualsiasi assemblea in streaming l’aria che tira nel M5S. I 50 senatori si sono presentati in aula forti di un’unità ritrovata dopo mesi con i dissidenti del movimento sulla decisione di non fornire nessun sostegno al governo. Ma i toni, le scenate e le urla dicono chiaramente che a dettare legge nel gruppo sono ancora i talebani di Grillo. La conferma arriva proprio con l’intervento della senatrice De Pin, una dei quattro ex grillini che hanno lasciato il gruppo volontariamente o dopo esserne stati espulsi. La De Pin parla a nome anche degli altri fuoriusciti e non risparmia critiche: «Andare per la quarta volta al voto con l’attuale sistema sarebbe una irresponsabilità senza precedenti» spiega, accusando i grillini di «aver tradito gli elettori che chiedevano un cambiamento con la scusa della fedeltà a un pezzo di carta». «Più che salire sui tetti e insultare non hanno saputo fare», è la conclusione. Ce n’è quanto basta per far scattare la reazione esagerata dei 5 Stelle. Che non fanno mancare gli insulti verso i quattro transfughi. «I lombrichi escono dalla terra», scrive su Facebook il deputato Gianluca Vacca, mentre volano le accuse di volersi soprattutto tenere la poltrona.
«Vorrei ringraziare la senatrice De Pin, che ha dovuto subire minacce inaccettabili», commenta il capogruppo al Camera del Pd Roberto Speranza. «Altro che democrazia diretta, questo è il peggior squadrismo, una vergogna per queste aule». A difesa della De Pin interviene anche il senatore M5S Francesco Campanella: «Paola De Pin ha definitivamente consumato il proprio distacco dal M5S. Ogni critica è legittima ma, sa chiaro, non è ammissibile nessuna violenza, anche solo verbale», scrive su Facebook. Ma va detto che solidarietà a Paola De Pin arriva anche dalle senatrici pentastellate. «Le offese ad una parlamentare sono offese a tutte noi. È una deriva che dobbiamo fermare», dice Monica Casaletto. E in serata lo stesso Castaldi interviene al Senato per scusarsi del comportamento tenuto durante il dibattito, aggiungendo di non aver rivolto «nessuna minaccia» alla De Pin.