Pianista virtuoso, aperto ad ogni tipo di progetto e con dita che obbediscono perfettamente ad una mente piena di reale e metaforico swing ( memorabili restano le sue riletture di Malher per la Winter & Winter), Uri Caine è la perfetta incarnazione del celebre detto di Frank Zappa: «Informazione non è conoscenza. Conoscenza non è saggezza. Saggezza non è verità. Verità non è amore. Amore non è musica. La musica è il meglio». Ha infatti suonato e composto per solo, trio, quartetto, orchestra, affrontando i più svariati repertori ed interagendo con una miriade di musicisti, da Sonic Boom ad Han Bennink, dal Philly Sound a Bach, per citarne solo una manciata.

«La mia prima memoria musicale è stare seduto al tavolo della mia famiglia da bambino cantando in ebraico il venerdì sera. Immagino di essere sempre stato destinato a diventare un musicista; ho iniziato ad essere ossessionato dalle note ed in particolare dal pianoforte quando ero un giovane adolescente e non avevo mai desiderato fare altro. Un’interesse che spazia su vari fronti: pianoforte, sintetizzatori e composizione musicale. Mi interessavano anche il jazz e la musica classica, ma anche il folk ed il rhythm and blues, che era molto forte a Philadelphia, dove sono cresciuto. Ho attraversato diverse fasi ed ho avuto molte esperienze come studente di musica, come tastierista e come compositore: in ogni frangente, ho solo lasciato che la mia naturale curiosità mi guidasse. Amo la musica che ha un carattere ed un’energia speciale, un’architettura unica o un’emozione forte, un suono diverso».

Ci sono molti modi per essere un bravo musicista, spiega:«serve combinare espressività, virtuosismo e naturale propensione al rischio, e non temere di fallire quando si cerca di fare qualcosa di diverso. Ho suonato per la prima volta con Mike Patton in un concerto di New York per le vittime del terremoto di Fukushima diversi anni fa ed abbiamo suonato le canzoni del suo progetto Mondo Cane: avevamo un ottimo legame. Il repertorio per lo spettacolo che abbiamo presentato ad Angelica è eclettico ed è stato scelto interamente da Mike». Un progetto che lo ha molto divertito: «La musica sta andando ovunque ed è sempre imprevedibile. Oggi ne abbiamo sempre più, sempre più musicisti e sempre più tecnologia».

Caine ha un’idea ben precisa di come i jazzisti vengano tratti al di qua e al di là dell’Oceano: «Noto che il pubblico in Europa è più aperto a diversi generi ed a stili più sperimentali. Negli Stati uniti complessivamente l’audience è meno avventurosa. Lì in effetti non offrono alcun sostegno pubblico per le arti, a differenza dell’Europa, così spesso le istituzioni musicali si affidano a persone ricche o ad aziende per finanziare le loro attività. Credo infine che la musica possa sempre essere politica, e possa affrontare i problemi che ci attendono in quest’epoca, in modo particolare con Trump come presidente». Uri Caine sta preparando il nuovo tour italiano: sarà il 12 luglio alle Scuderie di Villa Spaletti a Casalgrande in trio con Mark Helias e Clarence Penna, il 13 a Jazz by the Pool a Montegrotto Terme, il 20 a Pratovecchio e il 27 a Sapri jazz waves, queste ultime due date per pianoforte solo.