Nel 2017 Roger Waters decise di fare punto e a capo sulla sua poetica lacerata e indomita, che ridotta all’osso, nelle pur splendide composizioni floydiane, o nei suoi lavori solistici è, poi, una riflessione su quanto l’uomo sia un lupo feroce per l’altro uomo. In questo sistema. Liberismo selvaggio, guerra, condizionamento alla rassegnazione e all’ipocrisia ne sono i frutti avvelenati. Waters è un vecchio signore socialista inglese un po’ incattivito dagli anni, ma quando ha deciso di portare sui palchi tutto questo, nel segno della più visionaria grandeur visuale floydiana, facendo filmare il tutto a Sean Evans per Us + Them ha, al solito, visto giusto. Certo, l’eterna querelle sul fatto che Waters senza Gilmour non ha la poesia solistica di un tocco inimitabile, e Gilmour senza Waters non riesce a scrivere che pallide copie del canzoniere floydiano resta intatta. Però qui, , gustatevi una band carburata e precisa come non mai, e il fatto che i brani di Animals, Dark Side of The Moon, The Wall, Meddle accanto a quelli di Is This he Life We Really Want alla fine prendono davvero un significato altro e unitario, come pannelli di un polittico che racconti un’unica vicenda per episodi significativi.