Quando si assiste agli eventi più spaventosi di un film dell’orrore sorge spontaneo per partecipazione emotiva ed empatia pensare o formulare ad alta voce inutili consigli alla prossima vittima inconsapevole dello psicopatico o del mostro di turno. Soprattutto quando questa è giovane, come sempre in quelle pellicole che identificano come bersagli di sanguinarie follie omicide ignari, gaudenti e talvolta sprovveduti teen-ager sulla scia di Halloween, Venerdì 13 o Scream. «Non andare in quella direzione!», «Resta insieme agli altri!», «chiudi a chiave quella porta!». Nella passività della visione cinematografica i nostri avvisi cadono inascoltati e siamo costretti ad assistere impotenti all’eventuale omicidio dello sventurato.
Con Until Dawn, teen-horror videogiocoso di Supermassive Games per Playstation 4, la fruizione di una storia dell’orrore cambia drasticamente e in una maniera più rivoluzionaria di quanto si possa pensare, tanto che l’impatto dell’opera in questione su questo genere grandguignolesco è simile per importanza a quello di The Blair Witch Project dove l’attore, l’operatore e il regista si trovarono a coincidere. In Until Dawn, controllando otto giovani durante una buia e nevosa notte, possiamo scegliere il loro destino tramite decisioni e comportamenti, spacciarli per colpa di un azione sbagliata e sentirci in colpa, muoverli in lunghe e terrorizzanti esplorazioni e salvarli dal massacro. Non c’è Game Over, la storia continua sempre, nel bene o nel male, malgrado l’orrore e la morte nello stile di Heavy Rain o Beyond, videogiochi filmici di David Cage a cui Until Dawn si ispira per le dinamiche ludiche.

L’intreccio è classicamente teen-horror, almeno in superficie, perché durante le dieci ore che ci vogliono per arrivare all’alba Supermassive Games ci farà giocare con più generi del terrore variando sorprendentemente e con efficacia la sua storia verso esiti imprevedibili. Un lungo preludio ci trasporta in una magione nel fittizio monte di Blackwood Pines, è inverno. Uno sciocco scherzo adolescenziale finisce per causare la scomparsa di due gemelle. Un anno dopo Josh, il fratello delle giovani, invita ancora una volta quegli amici di un tempo per cercare di dimenticare la tragedia. Ci sono il carismatico e belloccio Mike con la sua nuova e avvenente fidanzata Jessica, la sportiva Samantha, lo spiritoso e nerd Chris, la nervosa e autoritaria Emily con il sottomesso Matt e l’alternativa Ashley.

Tutto sembra scorrere come ai vecchi tempi mentre la bufera si scatena sul tetro monte ma qualcosa di terrificante è pronto a sfogare la sua brama omicida sul piccolo gruppo. Giochiamo in maniera alternata nei panni dei diversi ragazzi e la gestione delle loro relazioni è fondamentale per gli esiti della trama grazie a quello che gli autori, ispirandosi alla matematica teoria del caos, hanno chiamato «effetto farfalla». Ogni azione, parola e comportamento determina sensibili variazioni nell’intreccio così che rigiocando Until Dawn potremo vivere un’esperienza assai differente. Tutti possono morire o sopravvivere fino all’aurora, dipende solo da noi, da scelte perentorie che si rivelano drammaticamente errate, da un difetto della nostra bravura messa a dura prova da improvvisi eventi in tempo reale: basta sbagliare la pressione di un tasto per vedere un personaggio venire decapitato o peggio, oppure non riuscire a restare immobili con il pad in mano quando richiesto. E dispiace, perché sebbene ci siano personaggi più o meno antipatici, prima fra tutti Emily, cercare di salvare tutti, visto che ce n’è la possibilità, diventa un imperativo categorico. Chi scrive non c’è l’ha fatta.
Terrificanti le ambientazioni, costruite con evidente amore per il cinema e per l’horror: buie selve dove la neve cade come cenere tra i rami scheletrici, un vetusto sanatorio in rovina tra i cui ruderi langue insonne un passato orribile, una miniera che continua a collassare come un castello di sabbia dimenticato sulla battigia e la magione con i suoi oscuri corridoi e i macabri, immensi, labirintici sotterranei.
Diversamente dalle già citate opere di David Cage qui l’esplorazione è più importante e offre momenti di suspense quasi insostenibile che al cinema è impossibile vivere in egual misura, proprio per la ridotta durata della visione rispetto a quella del videogioco. Riuscire a mantenere la tensione per una camminata di un quarto d’ora non è cosa facile, ma Supermassive Games ci è riuscita ispirandosi ai primi Resident Evil con le inquadrature pre-calcolate che svelano e nascondono progressivamente le ambientazioni. La musica del veterano dello spavento Jason Graves, già musicista di Dead Space, alimenta brividi mentre il mormorio e le grida dei suoni un’ansiosa illusione di tachicardia. Notevoli inoltre i modelli dei ragazzi e le loro animazioni.
Con la stessa consapevolezza teorica della trilogia dell’Urlo di Wes Craven che qui risulta meno colta ma più viscerale, Until Dawn è un punto d’arrivo per il genere horror a sfondo giovanile e utilizza tutti i suoi luoghi comuni con sapienza e passione. Se fosse stato un film quindi lo avremmo già visto diverse volte, forse troppe, trattandosi invece di un videogioco grazie all’interattività crudele e appassionante che ci è imposta possiamo vivere un’esperienza inedita e coinvolgente come nessuna pellicola o romanzo ci ha mai concesso, malgrado storie più profonde e complesse e personaggi meno stereotipati. Qui almeno c’è un’ombra di speranza per gli otto personaggi sulla lama del rasoio di un male che massacra senza pietà e sebbene questa notte del terrore sia colma di ogni fatto orripilante la missione del giocatore è nobile, in quanto salvifica, la negazione del sadismo. Da giocare in compagnia o da soli, al buio, senza pop-corn tuttavia, perché in Until Dawn le mani vi servono e mancare un tasto o scivolarvi sopra per colpa di un dito unto potrebbe significare la morte orrenda di un ragazzo numerico.