«Con il blocco di finanziamenti essenziali all’Oms e il mancato coordinamento con i nostri più stretti alleati, Trump ha perseguito politiche controproducenti che rendono il mondo meno sicuro. Anche per questo chiediamo di liberare tutti i fondi stanziati dal Congresso a sostegno del popolo palestinese e di ripristinare le relazioni degli Stati Uniti con l’Unrwa». Questo appello firmato da due deputati democratici, Rashida Tlaib e Alan Lowenthal, la prima di origine palestinese, il secondo un ebreo, è stato pubblicato il 2 maggio dal Washington Post. Con l’intento di persuadere la Casa Bianca, di fronte all’emergenza coronavirus nel mondo, a revocare il taglio deciso nel 2018 delle donazioni americane ai palestinesi che ha colpito l’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che assiste i profughi palestinesi (oltre cinque milioni), e i progetti di sviluppo nei Territori occupati affidati ad ong locali e alla statunitense Usaid. Quell’appello non ha avuto effetti sulle scelte di Trump. Così come non ne ha avuti la lettera che 59 membri del Congresso hanno indirizzato all’Amministrazione chiedendo che siano ripresi gli aiuti ai civili palestinesi. Trump finanzia solo le forze di sicurezza dell’Autorità Nazionale che cooperano in Cisgiordania con i servizi segreti israeliani.

 

I 360 milioni di dollari negati dagli Usa all’Unrwa rappresentano il buco più vistoso nel bilancio dell’agenzia che ha ottenuto quest’anno donazioni per appena 1/3 del suo budget di 1,2 miliardi di dollari per il 2020 e che ha fondi sufficienti solo fino al 31 maggio. «Ormai lavoriamo su base mensile. In questo momento abbiamo finanziamenti per pagare i nostri 30.000 operatori sanitari fino alla fine di questo mese», ha avvertito martedì Elizabeth Campbell, direttrice dell’Unrwa a Washington, sottolineando l’«impatto corrosivo» che i tagli Usa hanno avuto sull’istruzione e l’assistenza sanitaria ai rifugiati palestinesi. Anche altri donatori hanno ridotto o sospeso gli aiuti all’agenzia. Alcuni di questi hanno dirottato i loro fondi verso l’Unhcr che per le Nazioni Unite assiste tutti i rifugiati. Altri, inclusi quelli arabi, sono sempre più disattenti verso la condizione dei palestinesi.

 

Siria, un ambulatorio dell’Unrwa

Senza dimenticare le pressioni di Israele e Usa per chiudere l’Unrwa e costringere Libano, Siria e Giordania ad assorbire in via definitiva i profughi palestinesi che ospitano dal 1948. Il fine è quello di proclamare decaduto il diritto al ritorno nella loro terra d’origine assicurato ai rifugiati dalla risoluzione 194 dell’Onu. A gennaio il capo ad interim dell’Unrwa, Christian Saunders – subentrato a Pierre Krahenbuhl costretto alle dimissioni dopo la diffusione di rapporto interno su casi di nepotismo e di abuso di autorità – aveva accusato non meglio precisate organizzazioni filo-israeliane di fare pressioni su parlamenti stranieri per fermare i finanziamenti all’agenzia. Nonostante ciò l’Assemblea Generale dell’Onu ha rinnovato fino al 30 giugno 2023 il mandato dell’Unrwa e nominato suo nuovo commissario generale lo svizzero Philippe Lazzarini.