A trent’anni dalla scomparsa di Michel Foucault, il suo pensiero rimane vittima dello spirito dei tempi e la testimonianza della sua opera fatica a manifestarsi: quando lo fa, nell’epoca dei saperi asserviti al mercato, non può che essere nella modalità eterodossa e idiosincratica in cui quel pensiero e quell’opera sono stati prodotti. Misurare questo scarto è ciò che si propongono i tre incontri seminariali, il primo dei quali si è svolto lo scorso 28 aprile, e a cui seguiranno le giornate del 5 e del 12 maggio, presso il Dipartimento di Filosofia della «Sapienza» di Roma (via Carlo Fea 2, aula XI, ore 17,30).

Il titolo dell’iniziativa è Michel Foucault: il presente come eredità (calendario sul sito «Materiali Foucaultiani» e «SofiaRoney.org»). Relatori e ospiti sono: Stefano Catucci, Daniele Lorenzini, Orazio Irrera, Martina Tazzioli e Laura Cremonesi, esponenti di una generazione di ricercatori che dedica a Foucault la propria volontà di sapere.

Stefano Catucci, professore di Estetica all’Università di Ascoli Piceno, autore di un importante Introduzione a Foucault, interverrà il 5 maggio per illustrare i rapporti tra potere e sensibilità nell’opera faucaultiana, nella ricostruzione di un percorso in cui prassi teorica e teoria della prassi risultano inscindibili. Ciò che emerge, ormai lontano dalla temperie culturale dell’ «epoca Foucault», fatta di critica alle istituzioni di disciplinamento (clinica, famiglia, scuola, caserma, chiesa), è la forza di soggettivazione che quelle istanze di contestazione e di ribellione hanno avuto. È quanto metterà in luce Orazio Irrera, co-direttore di «Materiali Foucaultiani», indicando nella critica dell’ideologia il nucleo infuocato da cui si dipana il pensiero dell’autore di Storia della follìa, Sicurezza, territorio, popolazione, Nascita della biopolitica. I corsi al Collège de France, insieme alla grande e magnifica messe dei Dits e Ecrits (saggi, interviste, interventi), nonché la recente pubblicazione in Francia de La societè punitive (1972-73), a cura di François Ewald e del compianto Alessandro Fontana e in Italia del prezioso corso di Lovanio (1981) Mal fare, dir vero, costituiscono una cospicua «eredità», che fa segno verso il compito critico (di cui parlerà Laura Cremonesi) che potrebbe essere acquisito dalle attuali generazioni di studenti e ricercatori. Si tratta di elaborare un’ontologia del presente non costretta dai vincoli della specializzazione. Ciò significa interrogare l’opera di Foucault nei punti in cui è più vicina all’intervento diretto sulla realtà, nell’azione coercitiva e criminalizzante sullo «straniero», nelle interruzioni di confine e nelle soggettivazioni agiuridiche (Martina Tazzioli), in cui si disloca la maledizione governamentale dei poteri.

La questione decisiva del nostro presente, dissolto in una normale precarietà quotidiana, è dunque quella della soggettività, cioè anzitutto dei modi in cui ci si incarica delle prese di posizione etiche e politiche nel governo di sé e degli altri, tema indagato da Daniele Lorenzini. Riconoscere il metodo archeologico come forma necessaria della critica; scorgere nella microfisica degli usi del linguaggio il potere di seduzione e di sovversione del monotono «discorso» del presente; rilevare in spazi liberati dalla corruzione di sé e del mondo, il divenire altro della soggettività, sembrano costituire il compito per un futuro già presente, nell’ a-priori storico in cui si intrecciano storia e metastoria.