Conosciamo poco gli alberi delle nostre città, i loro nomi, l’origine, il ciclo vitale. Eppure, la qualità della vita nelle aree urbane dipende sempre di più dalla loro presenza. Le elevate temperature estive condizionano la vita quotidiana e influiscono sulla salute di chi abita nei centri urbani. La ricerca di «un posto all’ombra», per sfuggire alla calura estiva, ci consente di stabilire una relazione diretta con gli alberi. Ripararsi sotto un albero nelle torride giornate metropolitane dà un senso di sollievo e di benessere che non ha riscontri. Perché l’ombra degli alberi, prodotta dal loro fogliame, ha caratteristiche particolari che si distingue nettamente da quella fornita da strutture artificiali (tettoie, tendoni, ecc.).

NELLE CITTÀ LA CONCENTRAZIONE di edifici, l’estesa pavimentazione stradale, la densità di autoveicoli determinano la formazione di «isole di calore urbane». L’energia luminosa assorbita dai diversi materiali viene rilasciata sotto forma di calore che rimane intrappolato tra gli edifici, anche per la scarsa ventilazione. Le temperature che si registrano in città raggiungono valori superiori di 4-5 °C rispetto alle aree esterne. Queste isole di calore rappresentano una delle condizioni più sfavorevoli per la salute degli abitanti e determinano una accentuazione delle patologie fra i soggetti più deboli (anziani, malati). Numerosi studi hanno ampiamente dimostrato l’incremento di mortalità dovuta alle ondate di calore. Le città non sono organizzate per far fronte a questi fenomeni che si susseguono con sempre maggiore frequenza e intensità.

LE QUATTRO ONDATE DI CALORE, che hanno interessato l’Italia tra la fine di giugno e metà agosto, hanno messo in evidenza, ancora una volta, la difficoltà dei grandi centri urbani ad affrontare questi eventi. Una ondata di calore è una condizione climatica in cui la temperatura supera di almeno 5°C la temperatura media stagionale e tale condizione deve persiste per almeno 3-6 giorni (ondate di calore di breve durata). Se questa condizione si prolunga per un periodo superiore ai 7 giorni, si parla di ondata di calore di lunga durata. Il bacino del Mediterraneo è una delle aree più esposte a questi eventi a causa dell’afflusso, sempre più frequente, di aria calda di origine africana. L’attuazione di misure per la salvaguardia della salute degli abitanti diventa un obiettivo da perseguire con forza da parte delle amministrazioni locali e del Ministero della salute. Perché, ogni qual volta si supera la soglia termica di 32-33°C, il nostro organismo avverte un disagio psico-fisico, ancora più accentuato se le alte temperature persistono per più giorni. Il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, da attuare nei centri urbani, è rimasto in gran parte sulla carta. Il Ministero della salute elabora bollettini giornalieri per 27 città italiane, con previsioni a 24, 48 e 72 ore, che segnalano le variazioni climatiche e l’arrivo delle ondate di calore. Ma gli inviti, seppur necessari, che vengono rivolti alla popolazione a tenere comportamenti adeguati alle condizioni climatiche, non sono sufficienti. Perché è tutto il sistema di protezione che va ripensato, dalla prevenzione sanitaria all’organizzazione delle città, la gestione degli spazi, i materiali da costruzione impiegati, i tipi di pavimentazione, le aree verdi.

UNO STUDIO CONDOTTO dall’Università di Melbourne (Australia), in collaborazione con diversi studiosi internazionali, prevede che nei prossimi decenni gli effetti delle ondate di calore sulla salute umana saranno sempre più gravi e costituiranno una delle maggiori emergenze sanitarie. In questi anni nei centri urbani la corsa al condizionatore è stata vista come l’unica soluzione. In moltissimi ambienti sono stati installati sistemi di condizionamento per rinfrescare l’aria. Il problema è che i condizionatori, che portano refrigerio all’interno di abitazioni, uffici e strutture commerciali, scaricano grandi quantità di aria calda all’esterno, contribuendo a rafforzare le isole di calore. In una città come Milano, nei giorni di grande caldo, sono in funzione 70-80 mila impianti di condizionamento che migliorano le condizioni di vita all’interno delle case, ma la peggiorano all’esterno. Solo la presenza di alberi può incidere sugli effetti negativi causati dalle isole di calore che si formano nelle città.

GLI ALBERI HANNO LA CAPACITÀ di rinfrescare l’aria perché sottraggono calore all’atmosfera e forniscono un’ombra benefica che ha caratteristiche uniche. Il fogliame degli alberi impedisce ai raggi solari di raggiungere il suolo, evitando che si riscaldi e rilasci calore. Un platano, un tiglio, un acero, un frassino, un pino, un bagolaro, una quercia, una magnolia, un ippocastano, per citare alcune delle specie più presenti nelle nostre città, ci danno con generosità la loro ombra, contrastando l’azione dell’energia luminosa sul suolo. Ma le piante si servono di questa energia per svolgere la fotosintesi, la più importante trasformazione che avviene in natura e che è alla base della vita sulla Terra.

LA PRESENZA DEGLI ALBERI RIDUCE l’emissione di energia sotto forma di calore, perché l’area su cui si trovano si riscalda più lentamente e rilascia altrettanto lentamente il calore assorbito, al contrario delle superfici cementificate. Le piante traspirano, assorbono acqua dal terreno e la trasportano alle foglie che ne rilasciano una parte sotto forma di vapore acqueo. La pianta è in grado di regolare questo processo, che è molto accentuato nelle ore più calde della giornata. L’ombra degli alberi ha caratteristiche uniche perché la traspirazione, con l’emissione di vapore acqueo, consente di creare un ambiente più umido e fresco. Grazie a questo processo di traspirazione la temperatura in un’area verde è inferiore di 2-3 °C rispetto alle zone circostanti. Traspirazione e fotosintesi sono fortemente correlati e le foglie regolano gli scambi gassosi. Attraverso le foglie la pianta libera il vapore acqueo, cattura l’anidride carbonica e libera l’ossigeno come sostanza di “rifiuto”.

LA CAPACITÀ DI UN ALBERO a catturare CO2 dipende dalla specie e dal suo stadio di sviluppo. Una pianta di alto fusto, allo stadio adulto e in una città dal clima temperato, è in grado di sottrarre all’atmosfera, in un anno, 20-30 kg di CO2 e dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili. Alcune piante svolgono meglio la prima funzione, altre hanno caratteristiche tali da essere considerate degli spazzini dell’aria per la loro capacità di catturare le micidiali polveri sottili. Il bagolaro, ad esempio, è definito “l’albero che pulisce l’aria” e in molte città del Nord Italia si sta favorendo la sua diffusione. Ma anche acero, frassino, olmo, cerro e robinia hanno grandi capacità di ripulire l’aria.

LA CITTÀ DI MILANO HA UN PATRIMONIO pubblico di circa 250 mila alberi, distribuiti in parchi, giardini e viali alberati, mentre Roma ne conta circa 300 mila (su una area comunale molto più vasta). Si può fare qualche calcolo, applicando una media ponderata, per comprendere la funzione complessiva che gli alberi svolgono nelle due città. Il patrimonio arboreo di Milano è in grado sottrarre all’atmosfera, in un anno, 6250 tonnellate di CO2 e 43,5 tonnellate di polveri sottili. Gli alberi di Roma, nel loro insieme, catturano 7500 tonnellate di CO2 e 52,5 tonnellate di polveri sottili all’anno. Quando godiamo della benefica ombra che ci dà Il fogliame di una pianta, dobbiamo ricordare che l’albero sotto il quale abbiamo trovato rifugio sta svolgendo una attività preziosa e insostituibile. Alcuni studi hanno dimostrato che stare all’ombra di un albero produce sul nostro organismo un effetto calmante e influenza positivamente il nostro stato d’animo. L’esperienza di alcune comunità terapeutiche conferma che l’ombra degli alberi è un elemento che concorre a migliorare l’umore e a favorire comportamenti meno aggressivi. I cambiamenti climatici impongono, dunque, di ripensare gli spazi urbani. Si sta faticosamente comprendendo la funzione climatica che gli alberi svolgono nelle città con la loro azione di termoregolazione. Numerosi ricercatori hanno individuato quello che deve essere il rapporto ottimale tra superfici asfaltate e superfici alberate.

SI È ARRIVATI ALLA CONCLUSIONE che in un’area metropolitana le superfici alberate dovrebbero essere almeno il 40% di quelle occupate da strade e marciapiedi. Nelle città italiane siamo lontani da questo rapporto. Ma “vegetalizzare” le città, salvaguardare gli alberi e la loro ombra è una strada obbligata se vogliamo combattere calore e inquinamento.