Le Terre del Fiume sono due ettari e mezzo di campi a due passi dal fiume Bacchiglione, a Padova. Ad averne fatto la propria azienda agricola, biologica, a tre chilometri e trecento metri in linea d’aria dalla Basilica di Sant’Antonio, sono Moreno Feltrin e Valentina Chiesura. Hanno una cinquantina d’anni, sono marito e moglie, e vedevano quei terreni ogni giorno dalle finestra di casa. «Viviamo lì dai primi anni Duemila», spiegano, e indicano un’abitazione in via Isonzo, oltre le reti degli orti. «Prima c’era un vecchio contadino, che metteva giù filari e filari di mais, per le galline».

Oggi una parte della proprietà è a riposo, e sono state seminate solo a leguminose da sovescio, in grado di accrescere l’humus, la capacità produttiva del terreno. Le serre e i campi aperti, invece, sono una oasi di biodiversità: mentre crescono decine di varietà di cavoli e bietole, vecchie varietà di insalate e ortaggi di stagione, si prepara alla semina delle patate.

L’azienda agricola di Moreno e Valentina è un messaggio politico: Terre del Fiume coltiva in un Comune che ha coperto di cemento quasi il 50 per cento della propria superficie (dati Ispra, 2017); in termini assoluti, a Padova sono «impermeabilizzati» per sempre quasi 4.600 ettari di suolo, più di Bologna (che ha quasi il doppio degli abitanti, 388 mila invece di 209 mila) e di Firenze (che ne conta 382 mila).

In più, i prodotti di Terre del Fiume si comprano solo qui, nello spaccio di via Bainsizza: decine di padovani ogni mercoledì ed ogni sabato fanno la fila, per conoscere un vero esempio di agricoltura urbana, nell’ultimo polmone verde che la città rischia di sacrificare al mattone. L’azienda agricola, infatti, è ben piantata nel Parco Basso Isonzo, un’area di cento ettari che – a dispetto del nome – subisce l’assalto del mattone dopo l’eliminazione nei primi anni Duemila del vincolo agro-paesaggistico. Oggi chi arriva può ammirare così le Ville nel parco, un «nuovo complesso abitativo inserito nella cornice verde del più grande parco urbano della regione… a due passi dal centro di Padova», come da pubblicità sul sito internet.

Il paradosso è chiaro a Moreno, a Valentina, a Legambiente Padova (che da anni vede nel Basso Isonzo il fulcro di un parco agro-paesaggistico metropolitano) e a un manipolo di visionari, come Matteo Sandon. Vive in questo quartiere dalla seconda metà degli anni Settanta, quand’era bambino, e negli ultimi quindici si è dedicato ad animare a Padova numerosi progetti di consumo critico. Oggi lavora alla Ca’ Sana, ristorante e centro culturale a due chilometri dai campi delle Terre del Fiume, che propone menù vegetariani prodotti da materie prime biologiche. «La Ca’ Sana è stata il nostro primo cliente», dice Valentina.

Il rapporto non è solo commerciale: dalla collaborazione sono nate nuove filiere, come il gelato alle verdure trasformato dalla gelateria Mami, un altro esercizio del quartiere, o la pasta fresca con ripieno di erbe serviti a Ca’ Sana nei brunch della domenica. Valentina Chiesura, Matteo Sandon, suo fratello Filippo e Teresa Bellini sono anche soci in una nuova azienda agricola, Terre prossime. Insieme hanno acquistato un ettaro, che confina con le Terre del Fiume.

L’investimento è stato di 90 mila euro: non è poco, per dei campi. «In realtà lì potremmo costruire – racconta Matteo – tutti i terreni del Basso Isonzo portano con sé una dotazione in termini di diritti edificatori». I soci di Terre prossime, però, non sognano altre villette nel parco. Per il momento raccolgono ròsole, cioè le giovani piante di papavero, che si trovano nei terreni dove non sono stati usanti diserbanti e sono ottime nelle frittate. Nelle quattro domeniche di marzo 2018, invece, pianteranno un bosco di 4.500 metri quadrati nella zona del Basso Isonzo.

L’iniziativa “Nasce un bosco” è uno dei piccoli semi per il Parco Agricolo, parafrasando la frase stampata sulle bandiere che campeggiano all’ingresso di Terre del Fiume, alla Ca’ Sana ma anche di fronte alla scuola del quartiere e in molte case. Semi che stanno germogliando anche in Comune (a passo svelto, in 40 minuti a piedi dal municipio si va in via Bainsizza): nella primavera del 2017 il movimento Coalizione Civica è stato fondamentale per la vittoria del centrosinistra, e alcuni esponenti hanno così ricevuto in giunta deleghe fondamentali. L’assessore Chiara Gallani si occupa di Ambiente e Parchi ma anche di Agricoltura (delega inusuale nelle grandi e medie città italiane) e sta procedendo – spiega – «a una mappatura dei terreni pubblici e privati incolti, un primo passo per immaginare politiche che incentivino l’agricoltura urbana». Gallani conosce bene il Basso Isonzo – è la titolare di una delle 120 parcelle di orti urbani del quartiere – e racconta il disegno del Comune (che nell’area possiede 13 ettari, l’embrione del Parco) per evitare nuove costruzioni: «Convincere i titolari a spostare le cubature verso aree da rigenerare». Un passaggio non semplice: «È difficile modificare previsioni urbanistiche che risalgono alla fine degli anni Novanta», chiarisce il vicesindaco ed assessore all’Urbanistica, Arturo Lorenzoni. Apre sul tavolo una mappa della città futura, con tutte le previsioni di nuovo costruito ancora sulla carta. Poi cerchia, uno ad uno, tanti immobili pubblici e privati in disuso: la chiave della riqualificazione potrebbe salvare il Basso Isonzo dal cemento.