Vincolati con la palla al piede e costretti a giocare con la stessa società di calcio fino a 25 anni. Non parliamo di società di calcio professionistiche, di futuri milionari e la notorietà che offre il calcio smisurato dei ricchi, ma del mondo dei dilettanti, del calcio vissuto come sano passatempo. A chi rivolgersi se il proprio figliolo ha una passione per il calcio e per la squadra del cuore del papà, fin da quando frequenta le scuole elementari? Alla società di calcio più vicina a casa. Si comincia a rincorrere la palla da quando si è bambini, e le società più solide, quelle che operano da più anni sul territorio, dove si tirano i primi calci, hanno anche le squadre riservate ai più grandi, quelle delle serie maggiori, insomma la continuità nel corso degli anni è garantita. Se poi il figliolo è più dotato tecnicamente degli altri e passa nelle squadre maggiori, allora a 16 anni deve firmare un cartellino, che diventa di proprietà della società sportiva fino a quando il ragazzo avrà compiuto i 25 anni, solo allora scatta lo svincolo e uno può giocare con un’altra squadra. In caso contrario, se una società di calcio diversa da quella dove gioca il ragazzino è interessata a farlo giocare nelle proprie file, può farlo acquistando il cartellino del ragazzo, a volte a cifre esose. Le società di calcio delle serie maggiori, tendono ad acquistare il cartellino del ragazzo perché vedono in lui un talento che potrebbe anche sbocciare e passare a giocare in serie A, ma quei ragazzi che hanno talento e non trovano una società di calcio pronta a sborsare alcune migliaia di euro, sono costretti al vincolo con la prima società di calcio fino ai 25 anni, altrimenti, e i casi non sono pochi, devono sborsare i soldi di tasca propria per acquistare il cartellino ed essere liberi di tesserarsi presso un’altra squadra. A volte tra la società di calcio proprietaria del cartellino e il giovane calciatore, sorgono diverbi e litigi, le posizioni si irrigidiscono e se il ragazzo non si presenta agli allenamenti o ricorre al tribunale nazionale dell’arbitrariato sportivo (Tnas) viene squalificato dalla Federazione italiana gioco calcio (Figc) per 6 mesi. In altri casi, tale è il risentimento del ragazzo che spesso abbandona definitivamente il calcio, ma naturalmente resta sotto vincolo fino ai 25 anni.

Una norma, quella attuata dalla Figc in Italia, che ad eccezione della Grecia, non esiste in nessun altro Paese dell’Unione europea. Una norma, che in passato, negli anni del dopoguerra del secolo scorso, costituiva l’occasione per quelle poche società di calcio di raggranellare qualche soldo vendendo il cartellino ad un’altra società, per compensare le spese e mandare avanti la squadra che giocava nelle serie minori. Erano anni, quelli della metà del secolo scorso, in cui molti giocavano a calcio per strada o in campetti all’aperto ed erano pochi quelli che militavano nei campionati delle serie dilettantistiche, ma oggi a distanza di sessanta anni, la situazione storica e sociale è radicalmente cambiata, a giocare ogni anno sono milioni di ragazzi. Perché dunque tenerli ancora sotto vincolo con la stessa società di calcio fino a 25 anni e non consentire loro di giocare presso altre società di calcio dove vi sono amici o si trovano meglio con un allenatore o vivono un ambientepiù sereno e consono alle proprie caratteristiche? Una norma antiquata, che ha fatto il suo tempo e che sarebbe ora di abolirla.

Contro la norma scende in campo l’Associazione italiana calciatori (Aic), il sindacato dei calciatori guidato da Damiano Tommasi, che da poco è subentrato allo storico fondatore l’avv. Sergio Campana. Ecco il parere di Simone Perrotta, ex calciatore della Roma e della nazionale e oggi rappresentante dell’ Aic nel consiglio federale, nonché vicepresidente del settore giovanile della Figc: “L’Aic ha avviato una campagna contro il vincolo sportivo per i dilettanti. Negli anni si è fatto molto ma non si è fatto quello che è giusto fare, come dare la possibilità a tutti di giocare dove vogliono. Si sta parlando di società dilettantistiche e il ragazzo deve essere libero di scegliere dove svolgere la propria attività”. L’intenzione del’Aic è di portare avanti senza mezzi termini questa battaglia, che trova forti resistenze nella Lega Dilettanti guidata da Carlo Tavecchio. L’obiettivo dell’Aic è di abbassare l’età del vincolo dai 25 ai 18 anni per i dilettanti, e lasciarli liberi di scegliere con quale società di calcio giocare. Per passare dalle parole ai fatti, l’Associazione calciatori ha promosso una campagna di sensibilizzazione riempiendo alcuni spazi pubblicitari con manifesti a Roma e Milano, in particolare nei pressi degli stadi e dei quartieri limitrofi per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione. I manifesti rappresentano dei ragazzi su un campo di calcio, quelli con le maglie di altri Paesi europei hanno il pallone, mentre gli italiani hanno una palla di ferro al piede con la catena e la scritta:”Il vincolo sportivo è contrario ai diritti inviolabili dell’individuo. Abolire il vincolo significa cancellare una forma di privazione delle libertà dell’uomo, del calciatore, dello sportivo. Per essere come gli altri paesi in Europa, per riprendersi i propri diritti, per essere semplicemente liberi di giocare. Non è questo il calcio che vogliamo”. La battaglia promossa dall’Aic di Damiano Tommasi va oltre il rettangolo del campo di calcio.