Ci sono delle storie che non finiremmo mai di ascoltare, non perché siano belle o consolanti, ma per la loro forza, la loro importanza, perché assommano la grandezza e l’abiezione umana, il coraggio più titanico alla bestialità criminale e assassina. Sandra Bonsanti in Stanotte dormirai nel letto del re (Archinto, pp. 216, euro 18) racconta la storia della sua famiglia e della sua città, Firenze, negli anni della seconda guerra mondiale. Suo padre era Giorgio Bonsanti, direttore della rivista Letteratura e poi del Gabinetto Vieusseux e le persone che frequentavano casa sua, fino a che è stato possibile, fino a che c’è stata una casa, erano i grandi artisti e autori del ‘900: Gadda, Montale, Vittorini e molti altri.

NEI RINGRAZIAMENTI Bonsanti specifica: «80 anni ci ho messo a scrivere questo libro. Un tempo lungo», però è riuscita a restituire lo sguardo della bambina che era allora. Il primo ricordo che ha del periodo della guerra è il falò che il padre fece di incartamenti e lettere prima di abbandonare la casa in cui viveva con sua moglie e sua figlia. Da allora gli spostamenti sono stati numerosi, fino alla separazione dalla madre ebrea che trovò rifugio da una famiglia «nel cuore dell’Oltrarno ribelle e antifascista Poche stanze di gente fiera e coraggiosa».

Bonsanti racconta i passaggi nelle diverse sistemazioni: Casa al Dono dove stavano i Colacicchi, che divenne rifugio di «fuggiaschi, disertori, ebrei, renitenti alla leva ecc.». Sandra di quel periodo ricorda per lo più il suo amico Pietro, quanto fosse scaltro, talmente da avvisare in tempo dell’arrivo dei nazisti, con la collaborazione della grandiosa Duniascia, la governante russa.

Ogni singolo episodio unisce in sé il racconto di un evento terrorizzante, insopportabile e quello di un gesto, di una persona che con il proprio valore ha permesso di superarlo. Ogni avvenimento che Bonsanti racconta, dall’abbandono della propria casa, della propria madre, alle bombe, fino alla fame, al terrore dei tedeschi, che avevano occupato Palazzo Pitti dove Sandra si trovava insieme alla sua famiglia e a molti altri, è terrificante. Eppure quelle persone, gli eroi e gli intellettuali di cui scrive Bonsanti, come milioni e milioni di donne e uomini nel mondo hanno vissuto quelle esperienze. Chi è sopravvissuto le ha attraversate.

CHI LEGGE ORA si trova a riflettere inevitabilmente sulla situazione contingente, sulle privazioni, i limiti che la pandemia del Covid-19 impone, in particolare risuona una riflessione che Bonsanti fa su Piazza Santo Spirito a Firenze, teatro di un delitto di guerra atroce che ora, o meglio di norma, ospita un piccolo mercato dell’antiquariato, molto chic, come si addice a quella città: «La libertà ricevuta allora oggi è rappresentata anche da questi uomini e donne che si muovono tra vecchi pezzi d’antiquariato, argenterie di antichi corredi e le verdure fresche del biologico, immersi in piccoli pensieri e in piccole cose. È semplice, la libertà, semplice e immensa ed è in grado persino di sopportare la nostra apparente distrazione».
Difficile stabilire quanto sia davvero apparente la nostra distrazione. Di certo, questo è un libro che stimola a restare desti.