«Uno vale sempre uno, ma uno non vale l’altro»: è invocando la «meritocrazia» che Luigi Di Maio mette bocca nelle liste per le europee, esercitando la sua carica di «capo politico» del Movimento 5 Stelle. Così, convoca la stampa al Teatro di Adriano, a Roma, e presenta le 5 donne che faranno da capolista per il M5S.

Nella circoscrizione isole verrà candidata Alessandra Todde, ad di Olidata, marchio che ormai quasi quarant’anni fa giocò un ruolo nella prima ondata informatica. Solo di recente, dopo una lunga crisi, è stato rilanciato grazie alla partnership con una società legata ai cinesi di Lenovo. La professoressa associata in didattica e pedagogia speciale all’università di Bari «Aldo Moro» Chiara Maria Gemma andrà al sud. Daniela Rondinelli sarà capolista al centro: è membro del gabinetto di presidenza del Comitato economico e sociale europeo, organo consultivo dell’Ue che consente a gruppi di interesse e organizzazioni sociali di dire la loro su leggi e regolamenti e che fornisce pareri sulle politiche europee. Per la circoscrizione nord-ovest c’è il segretario generale e dg di Comuni e Province Maria Angela Danzì, che è stata commissaria in diverse città e ha ricoperto alti incarichi dirigenziali per molti uffici comunali, tra l’altro a Genova e Novara. Al nord-est, infine, c’è la giornalista e consulente della Commissione antimafia Sabrina Pignedoli, che si è occupata di infiltrazioni della ‘ndrangheta nel territorio di Reggio Emilia.

Le liste devono essere formalizzate entro mercoledì. Di Maio assicura che in tempi brevi gli iscritti a Rousseau potranno ratificare queste candidature d’ufficio, scelte senza passare per le primarie. «Abbiamo deciso di consentire ai cittadini senza un passato politico di entrare dentro le istituzioni», ha spiegato ricordando che proprio al Teatro di Adriano, prima delle politiche, presentò i candidati da lui scelti, «alcuni dei quali oggi sono sottosegretari». La mossa non è stata accolta con particolare favore dalla base e soprattutto dagli eletti. Il M5S comincia a strutturarsi davvero attorno a parlamentari, deputati europei uscenti e consiglieri regionali. Diversi candidati di peso, o appoggiati da eletti di rilievo, aspirano ad un posto in Europa. Di Maio però nei giorni scorsi avrebbe rassicurato i suoi ricordando che alle europee si esprimono le preferenze, dunque il peso del marchio pentastellato deve fare i conti con le scelte degli elettori. Un modo per dire che le capolista dovranno sudarsi l’elezione.
Resta il nodo dello schieramento del M5S in Europa. Fino a poche settimane fa Di Maio assicurava che i grillini avrebbero fatto da «ago della bilancia» nel nuovo parlamento europeo. Poi, in seguito al passo falso dell’incontro coi sedicenti rappresentanti dei gilet gialli e alla presentazione di un pugno di piccole liste che solo nelle previsioni più ottimistiche aiuteranno il M5S a formare un gruppo in Europa, l’asticella si è abbassata. Si è parlato addirittura di un cauto abboccamento con i popolari. Di Maio da giorni prende le distanze dai sovranisti, nella speranza di recuperare i voti in transito verso la Lega, ma dice che il M5S auspica solo che «Ppe e Pse non abbiano più la maggioranza». Anche se, ha assicurato di nuovo i quasi a mettere le mani avanti, «dall’esito delle europee non dipende la sopravvivenza del governo».