Davanti allo specchio, una scugnizza forse meno che quattordicenne si trucca, balla, mima gesti da rapper ed esultanza calcistica, poi sale in motorino girando intorno al Lungomare di via Caracciolo o cantando tra le Torri dei Ponti Rossi e i murales del centro storico. É il videoclip di Nove Maggio, il brano di debutto di Liberato, un artista misterioso che si nasconde dietro la felpa scura col cappuccio, una bandana blu a camuffare il volto e sulle spalle il suo logo, scritto in stampatello, coi caratteri degli Ultras azzurri.

SONO PASSATI due anni da allora e i brani sono diventati sei, tutti accompagnati e magnificati dalle immagini del regista Francesco Lettieri, con tanti interrogativi e una astuta strategia di marketing che poggia su belle canzoni pop, sull’immaginario dei teenager dei baretti, su storie d’amore adolescenziali contrastate e una forte appartenenza napoletana. Il giornalista Gianni Valentino, incuriosito dalla vicenda, ha cercato di scavare sotto, sopra e intorno al personaggio, nel libro Io non sono LIBERATO (286 pg, Arcana, euro 17,50), un’inchiesta-reportage di fatto sui fermenti nuovi della scena musicale partenopea, domandando quanta autenticità e quanta pianificazione si celino dietro la maschera di Liberato, quanta verità e quanta costruzione a tavolino. Il libro viene presentato domani alle 19 alla sala Ivan Graziani di Casa Sanremo durante il festival. «Ho scelto di raccontare tutto quello che so di lui e tutto quello che gli altri mi hanno voluto sussurrare della sua storia. Backstage, conversazioni al cellulare, concerti, retroscena, festival, sospetti, plagi e cambi di identità», dice Valentino, mettendo subito in chiaro costi, introiti e scelte dell’operazione, tra la sponsorizzazione di Converse e il copyright dei brani protetti dalla legge francese (pubblicati da La Tebwa, label parigina), niente Siae o Soundreef, tanto spazio sulle radio private e uno streetstyle contagioso, tra citazioni del repertorio napoletano classico e tutta la strumentazione di autotune, loop electrodance, tastiere synth.

NELLA MINUZIOSA, frenetica, ossessiva ricerca di impronte decisive l’autore ha accumulato molte interviste con tante stelle dell’universo musicale del golfo, Clementino, Raiz, Fabri Fibra, Speaker Cenzou (Nino D’Angelo, Populous, Gemitaiz, Bawrut, Planet Funk, Nu Guinea, il producer Enzo Chiummariello e poi i due grandi sospettati, Ivan Granatino e Livio Cori, su questultimo trova troppe somiglianze (di consonanti, intonazioni e altro) col cantante anonimo il foniatra Ugo Cesari, docente universitario che lavora regolarmente con artisti, da Avitabile a Bocelli (e autorità giudiziaria). Proprio Livio Cori, ex rapper come Livio baby, poi cantante e attore nella serie Gomorra (dove compare il suo brano Surdat’) partecipa al prossimo festival di Sanremo, in coppia con Nino D’Angelo, col brano Un’altra luce.

IN QUALCHE modo il volume è un’istantanea di quello che si muove nella scena napoletana, tra sonorità internazionali e suggestioni anni ’70, serenate melodiche e dancefloor elettronico, come le etichette indipendenti Early Sounds, Full Heads, Periodica (una vivacità testimoniata anche dal successo di Marco Anastasio a X-Factor, molta voce e poco cervello, simpatia per gli estremisti di destra e primo successo Come Maurizio Sarri, ancora col soprannome di Nasta, anche lui nel bacino culturale ultras). Gli stessi tantissimi riferimenti del cantante mascherato che centellina ogni azione e tratta con estrema logica titoli, testi, canto, video, look, post di Facebook, concerti, crew. Dal vivo il debutto al festival Mi AMI di Milano il 26 maggio 2017, anche se è abbastanza sicuro che LIBERATO non avesse in mente di fare concerti. Così sul palco salirono e suonarono i suoi pochi brani Calcutta, Priestess, IZI e Dj Shablo mentre l’artista fantasma certamente li conosceva bene e li aveva convinti a partecipare, intanto provocatoriamente gironzolava nel locale e filmava tutto. Successivamente a Torino nel Club to Club a novembre 2017, il live è più strutturato, molto buio e fumi laser, stavolta LIBERATO canta però utilizzando anche sequenze vocali preregistrate, con l’aiuto di due ombre complici con la Roland come accadrà anche negli show del 2018, tra cui il Sonar di Barcellona e il festival di Locorotondo.

SU TUTTE l’esibizione alla Rotonda Diaz il 9 maggio 2018 arrivando dal mare su un gommone, con sei incappucciati, suoi multipli a replicare voce e gesti, compreso il pugno chiuso di saluto finale (qui nasce anche la leggenda che dietro l’artista indie ci sia la propaganda del sindaco De Magistris, il cui maggiore scenario è il Lungomare Liberato, dove si sono tenuti gli eventi sponsorizzati municipio, dalla America’s Cup al N’Albero, per migliorare l’immagine di Napoli o l’altra legata a un revanscismo isolazionista, citando la battaglia di Palestrina, tenutasi il 9 maggio 1849, coi borbonici sconfitti dai garibaldini, preludio alla liberazione del sud). Intanto LIBERATO ha annunciato su Facebook la prossima data romana, il 22 giugno, col suo simbolo, la rosa, sovrimpresso al Colosseo, la probabile location?