Dopo che ieri lo street artist Blu ha cancellato il suo grande murale a Bologna, in protesta contro la mostra Street Art – Banksy & Co. L’arte allo stato urbano, in città dal prossimo 18 marzo, abbiamo rivolto qualche domanda a Christian Omodeo, uno dei curatori.

Il progetto è sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e voluto da Fabio Roversi-Monaco.

Che cosa pensa della forte azione di Blu?
Ci aspettavamo una risposta. La ricerca di un confronto con Blu su questi stacchi è iniziata quasi due anni fa, ma l’artista non ha mai risposto. Non ha mai precisato la sua posizione in maniera chiara. Blu è intervenuto a pochi giorni dalla mostra, poteva cercare anche uno scontro con noi per spiegare le sue ragioni. Il polverone che si è alzato intorno agli stacchi è più legato ad una dinamica bolognese, è una questione politica. Il dibattito è bello che ci sia, sono per la democrazia e anche per lo scontro. Non volevo che Blu avallasse le nostre posizioni, ma si poteva aprire un dialogo. Ben venga la posizione di Blu, tanti la pensano come lui, ma molti la pensano diversamente. La sua visione non è quella di tutto il mondo della street art. I tre quarti degli attacchi sono rivolti a Roversi Monaco, non agli strappi. Il dibattito è più concentrato sull’eticità del progetto voluto da Roversi Monaco che sull’operazione di staccare le opere.

In mostra ci sono dei lavori di Blu. Il fatto che non vi abbia risposto vi autorizzava a fare gli stacchi?
Ci tengo a precisare che sono arrivato nel progetto quando i muri erano già stati staccati. Si è creata una questione su come questi lavori entrino nel museo. Il museo è un centro d’arte e un archivio per raccontare la storia di queste forea artistiche. C’è un vuoto giuridico, di competenze tecniche e un ritardo nell’analisi di questi fenomeni da parte dei critici. È un vuoto in un momento in cui si sta avviando un’istituzionalizzazione di questi fondi. Gli artisti sono i primi a lamentarsi di questa lacuna. Vorrei ricordare che in passato Blu con i musei ci ha dialogato. In generale molti pezzi di strada, non solo di street art, sono già presenti in diverse collezioni pubbliche internazionali. Il processo di traslazione dalla strada al museo è già in corso. E comunque non avrei mai validato questa operazione se le opere fossero state destinate ad essere immesse sul mercato o per un collezionista privato.

Bologna ha perso una grande opera d’arte.
La street art è effimera, è destinata a morire. Anche la tecnica della cancellazione è molto praticata. I muri liberi sono un nuovo territorio su cui esprimersi da parte degli stessi artisti o di altri. La città fa la sua vita. Le opere sono scomparse ora, ma sarebbero scomparse comunque. Credo che l’azione di Blu sia legata a dinamiche cittadine, il suo progetto artistico ha legato l’arte alla politica. La questione è se è più forte l’arte o la politica. Blu ha cancellato il suo lavoro anche a Berlino, ora a livello artistico mi aspetto altro da lui. Lo spirito è quello di creare dibattito. C’è tanta altra street art a Bologna, i muri in città non sono noiosi, mancheranno questi, ma andiamo oltre.