Studenti, dottorandi, docenti e oppositori generici del governo Orbán si sono dati appuntamento ieri pomeriggio a piazza Kossuth, di fronte al Parlamento, per appoggiare la libertà accademica e protestare contro la minacciata chiusura della Ceu (Central European University) a Budapest.

L’iniziativa è stata organizzata da un gruppo di studenti della Ceu, dell’Università Corvinus e dell’Università Elte. «Victator» e «Paese libero, università libera», le scritte dei cartelli portati in corteo al suono dei tamburi di alcuni dei 5mila manifestanti che hanno dato alla marcia verso la piazza una connotazione festosa.

Festosa anche se il sistema di potere guidato da Orbán ha ormai messo le mani anche sul settore dell’istruzione, delle università, delle scuole in generale, dove molti addetti lamentano restrizioni alla loro libertà di insegnamento. Coloro i quali si sono alternati al microfono, sul palco montato di fronte all’edificio dell’Assemblea nazionale, si sono riferiti anche all’Accademia Ungherese delle Scienze di cui il governo ha iniziato a «occuparsi».

A sua difesa esiste un gruppo di intellettuali che si chiama Stadium 28 e che organizza conferenze sui cambiamenti avvenuti nel campo dell’istruzione e sugli attacchi governativi alla libertà delle università e della stessa Accademia. La Ceu, fondata all’inizio degli anni ’90 da George Soros a Budapest, rischia di dover lasciare la capitale ungherese. C’è tempo fino al primo dicembre; se entro tale data non verrà firmato l’accordo governativo con lo stato di New York – che è la sede della Ceu negli Stati uniti – per legalizzare la sua presenza sul territorio ungherese, l’istituzione dovrà fare i bagagli e trasferirsi a Vienna dove inizierebbe il suo nuovo anno accademico.

Il caso è esploso nella primavera del 2017 con il provvedimento del governo Orbán per disciplinare l’esistenza delle università straniere in Ungheria tra cui la Ceu che, secondo le autorità magiare, godrebbe di un vantaggio ingiusto rispetto agli altri atenei perché può rilasciare titoli validi sia in terra magiara sia negli Usa.

Per l’opposizione il provvedimento mira a colpire Soros, indicato dall’esecutivo come autore di trame oscure contro il paese, e offende in generale la libertà di ricerca e lo spirito critico. All’epoca Michael Ignatieff, presidente-rettore della Ceu, aveva parlato di «vandalismo politico che non conosce limiti».

I manifestanti, nella piazza del Parlamento, hanno intenzione di starci fino al primo dicembre, un presidio con cui sensibilizzare l’opinione pubblica sull’argomento e fare richieste precise: la firma dell’accordo che consentirà alla Ceu di restare a Budapest; la fine alla «censura» che, secondo i sostenitori della protesta, colpisce l’istruzione superiore e la ricerca; e la garanzia di buona qualità e accessibilità alla medesima. Nel corso della settimana di presidio sono previste musica e lezioni all’aperto, per sostenere il principio dell’università libera.