Il diavolo si nasconde nei dettagli. E la legge di stabilità firmata dal presidente della Repubblica Napolitano conferma il proverbio. Parliamo delle norme sull’università. Il governo ha festeggiato l’aggiunta da 150 milioni di euro ad un budget tagliato di 1,1 miliardi di euro da Tremonti. Questi soldi dovrebbero azzerare quasi del tutto il taglio da 170 milioni previsto. La ministra dell’Università e della ricerca Stefania Giannini ha ipotizzato l’assunzione immediata di 7-800 ricercatori nelle università cosiddette «virtuose», 2 mila a regime. Un vero affare, dunque. Qualcosa allora si muove!
Non è così. Perché la riduzione della spesa è prevista solo per i primi anni e lo stanziamento annunciato vale solo per i primi anni. Una volta esaurite le risorse, continuerà la riduzione delle risorse del fondo per il finanziamento ordinario degli atenei. Sul sito Roars.it Antonio Banfi ha fatto qualche calcolo: da oggi al 2023 i tagli ammonterebbero a 1.431 milioni di euro. In media, ogni anno, agli atenei verrebbero sottratti 159 milioni di euro, una cifra dunque di poco inferiore al taglio voluto da Tremonti (-170 milioni).
Renzi e Giannini avrebbero così bloccato i tagli solo per un biennio, prendendo le risorse dai fondi «Fsra». Al futuro non pensano. A partire dal 2023, infatti, i tagli annuali aumenterebbero addirittura del 64%, passando da 170 a 278 milioni di euro (+108 milioni). L’impresa di Renzi verrebbe dunque pagata, con gli interessi, dalla prossima generazione. «Il Governo sta riuscendo nell’impresa paradossale di peggiorare le già disperate condizioni di vita degli atenei – sostiene Alberto Campailla, del coordinamento universitario Link – Si sottraggono infatti al Fondo per gli atenei 234 milioni di euro nei prossimi 8 anni, cui si aggiungono gli oltre 25 milioni di euro tagliati con il Decreto Irpef e i 173 milioni di decremento relativi al mancato rifinanziamento del piano straordinario di reclutamento dei professori associati». Ci sono anche novità importanti sulla tipologia dei ricercatori che dovrebbero essere assunti.

Il ricercatore torinese Alessandro Ferretti su un blog de «Il Fatto Quotidiano» segnala che nella bozza della manovra (articolo 28, comma 29) c’è l’abolizione del ricercatore «tenure track», quella figura creata dalla riforma Gelmini, anticamera all’assunzione da professore associato a tempo indeterminato. Dunque, i 7-800 ricercatori che dovrebbero essere assunti saranno tutti precari. Una volta concluso il loro contratto a termine, ricominceranno il giro della ruota del criceto. «Sulla ricerca, oltre ai 42mln di tagli al Fondo ordinario per gli enti di ricerca, il governo peggiora il piano “libere assunzioni” – sostengono gli studenti di Link – Con un colpo di mano Renzi elimina il comma che imponeva un minimo di assunzioni a tempo indeterminato e punta sull’estensione totale del precariato nella ricerca».