«Eventuali discussioni sulla gestazione per altri sono collegate alla legge 40, le unioni civili non c’entrano niente». Sembra un’osservazione banale, eppure ieri per tutto i giorno nel Pd non si è fatto altro che ripetere questo concetto nella speranza di riuscire a convincere i cattolici del partito a ritirare l’emendamento che inasprisce le pene per quanti fanno ricorso alla Gpa all’estero (fino a 2 anni di carcere) e per chi la promuove e organizza (la pena massima è fissata in 12 anni). Un emendamento considerato dai più come un intervento a gamba tesa, buono solo a impedire ogni mediazione che potrebbe ricompattare il partito su uno dei punti qualificanti del ddl Cirinnà come la stepchild adoption. «Quella sulla gestazione per altri è una discussione che c’è nel paese ed è giusto affrontarla nell’alveo naturale, che è quello della legge 40», ha provato a spiegare la responsabile Diritti, Micaela Campana. «Sarebbe inopportuno inserire questo tema in una legge che disciplina le coppie omosessuali». Una linea sulla quale si ritrova anche l’ex relatrice della legge, Monica Cirinnà, per la quale sempre la legge 40 già punisce con la reclusione fino a 2 anni chi fa ricorso alla maternità surrogata.
Niente da fare. Fiato sprecato visto che tutti gli appelli sembrano essere caduti nel vuoto e, salvo sorprese dell’ultimo minuto, il testo verrà depositato oggi entro le 13, ora ultima fissata per la presentazione degli emendamenti. Almeno 5.000 sono quelli preparati dalla Lega, mentre il solito Carlo Giovanardi si prepara a depositarne diverse centinaia. Tutto nella speranza di bloccare, come già avvenuto in commissione Giustizia, la discussione del ddl Cirinnà fissata per il 28 gennaio al Senato.
Questa volta, però, le cose dovrebbero andare diversamente. Al contrario di quanto avviene nelle commissioni, il regolamento dell’aula consente di «cangurare» gli emendamenti e di votarli in blocco, accelerando così l’iter del provvedimento. Il che naturalmente non significa che quella che attende il ddl Cirinnà sia una strada in discesa. Tutt’altro: «In aula ci saranno vari rischi», avverte infatti Monica Cirinnà. I timori riguardano soprattutto l’articolo 5 che consente l’adozione del figlio del partner. «Potremmo avere degli emendamenti che ne chiedono lo stralcio, ma non credo che avranno i numeri», prosegue la senatrice dem. «Poi ci saranno emendamenti soppressivi e su questo potremmo avere sorprese ma anche no: bisogna vedere se il voto di coscienza avrà natura politica».
Per la verità i numeri per portare a casa la legge così com’è, senza neanche una modifica, ci sarebbero. Il M5S non presenterà nessun emendamento e anche ieri ha ripetuto di essere pronto a votare il testo: «Il paese ormai è maturo per garantire pieni diritti a tutti i suoi cittadini senza distinzione di orientamento sessuale o identità di genere», ha ripetuto il senatore Alberto Airola. Scontato, visto il tema trattato, il voto di Sel, al quale va sommato quello degli ex grillini e dei verdiniani di Ala. Inoltre anche da Fi potrebbe arrivare qualche voto a favore, dopo la decisione presa da Berlusconi di lasciare libertà di coscienza sull’articolo 5. Sul filo del rasoio, ma potrebbe farcela.
Resta il Pd, impegnato in un’affannosa ricerca di unità e comunque di una mediazione – ricercata per tutta la notte – che convinca almeno la metà dei circa trenta senatori dubbiosi a ripensarci. «Emendamenti migliorativi», ci tiene a sottolineare Cirinnà nella speranza di riuscire a salvare l’impianto originario della legge. L’ipotesi è di cancellare ogni rimando agli articoli del codice civile che disciplinano il matrimonio (contenuti negli articoli 2 e 3 del ddl), ma anche specificare in maniera più decisa come la stepchild adoption non comporti alcun automatismo che la decisione sull’adozione o meno del bambino spetti ai tribunali minorili. Ma non è escluso anche un riferimento a una possibile sanzione per chi fa ricorso all’estero alla maternità surrogata. Un cedimento, quest’ultimo, alle pressioni dei cattolici. «Sono ottimista, secondo me la legge si farà», ha spiegato in serata a Porta a Porta Matteo Renzi. Il premier si è detto contrario alla gestazione per altri, ma anche favorevole all’adozione da parte delle coppie omosessuali.