Il quesito era esplicito: «La Chiesa dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso?». La risposta è netta: No! E così la Congregazione vaticana per la dottrina della fede (l’ex Sant’Uffizio), con «l’assenso» di papa Francesco – come viene precisato –, ribadisce che non è possibile alcun riconoscimento delle unioni gay da parte della Chiesa cattolica.

LE MOTIVAZIONI che accompagnano il parere negativo della Santa sede – formalmente la risposta (responsum) a un dubbio (dubium), sollevato non si sa bene da chi – sono pesanti e rispolverano il Catechismo della Chiesa cattolica dell’èra Wojtyla-Ratzinger: le relazioni omosessuali si presentano come «gravi depravazioni», «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati» e «contrari alla legge naturale».

«Quando si invoca una benedizione su alcune relazioni umane», si legge nella nota della Congregazione per la dottrina della fede, occorre «che ciò che viene benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e ad esprimere la grazia, in funzione dei disegni di Dio iscritti nella Creazione». Questo non vale per le relazioni omosessuali. Pertanto «non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio», «fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita», come appunto le unioni fra persone dello stesso sesso.

GLI «ELEMENTI POSITIVI», che pure possono trovarsi in queste relazioni, non sono in grado di «coonestarle e renderle quindi legittimamente oggetto di una benedizione ecclesiale, poiché tali elementi si trovano al servizio di una unione non ordinata al disegno del Creatore».

Inoltre, prosegue l’ex Sant’Uffizio, la «benedizione» di queste relazioni, pur non essendo un sacramento, inevitabilmente finirebbe per creare confusione e dare l’impressione che si tratti di un matrimonio. Ma «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppur remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia».

DA PARTE DELLA CHIESA resta l’accoglienza delle «singole persone con inclinazione omosessuale», ma non delle loro relazioni: si può benedire il «peccatore», ma non il «peccato».

Nulla di nuovo sotto il Cupolone. Anche papa Francesco, che all’inizio del pontificato aveva detto «chi sono io per giudicare un gay», non ha mai aperto spiragli su questo fronte. Nella stessa intervista video, peraltro parzialmente apocrifa, diffusa nello scorso autunno (il manifesto 22 ottobre 2020) in cui apriva alle unioni omosessuali, il pontefice si muoveva su un piano giuridico laico, in ordine a una legge sulle unioni civili, non a una benedizione religiosa.

E ORA ARRIVA LA PRESA di posizione del Vaticano, che pare essere rivolta alle Chiese del nord Europa, in particolare a dare l’altolà a quella tedesca: in Germania infatti, dov’è in corso il Sinodo, la diocesi di Limburg – il cui vescovo è anche presidente della Conferenza episcopale – sta valutando la possibilità di introdurre la benedizione delle coppie omosessuali.

«È un documento burocratico, fuori dal tempo, chiuso all’ascolto delle persone», spiega al manifesto Andrea Rubera, portavoce di Cammini di speranza, associazione nazionale di persone lgbt cristiane. «In una fase in cui la Chiesa di papa Francesco sembra orientata all’incontro con le singole persone, questo intervento ci chiude tutte e tutti nell’unico contenitore dell’omosessualità. Io non sono più Andrea, unito con Dario da 35 anni, con tre figli, sono solo un omosessuale, nient’altro mi caratterizza. Ma non aspettiamo nessuna benedizione dall’alto, ce la stiamo già dando, vivendo in maniera oblativa e feconda le nostre unioni».