Il voto della verità, quello sul super-canguro Marcucci, l’emendamento Pd che permetterebbe di saltare a piedi pari buona parte degli altri, è rinviato a questa mattina. A proporre il rinvio, poi approvato a maggioranza dall’aula, è stata la presidente del gruppo misto Loredana De Petris, di Sel. Poco prima Alberto Airola, il senatore dell’M5S che nel movimento si è speso più di ogni altro a favore della legge sulle unioni civili, aveva annunciato il voto contrario al canguro del suo gruppo. Anche 26 catto-dem, che pure si sono pronunciati a favore del rinvio, avrebbero bocciato l’emendamentone, così come i centristi della maggioranza, Fi, la Lega. Il marsupiale sarebbe stato abbattuto con 14 voti di scarto e a quel punto l’ipoteca sull’intera legge sarebbe stata pesantissima.
Il rinvio offre al Pd la possibilità di rinunciare alla forzatura estrema rappresentata dal canguro per giocare la partita articolo per articolo ed emendamento per emendamento. In caso contrario, l’esito del voto di questa mattina sarà identico a quello che sarebbe stato ieri sera. Nel Pd c’è chi insiste per il ritiro, ma la tentazione di mantenere il canguro e di farlo bocciare dall’aula è fortissima. Perché questo «renderebbe chiare le responsabilità dell’M5S». Dall’una e dall’altra parte impera la medesima logica: per i 5 Stelle l’opportunità di dare un colpo alla credibilità del premier ha fatto premio sul sostegno a una legge che pure la maggior parte dei parlamentari grillini approvano. Per il partito di Renzi poter accusare i principali rivali di aver affossato la legge potrebbe rivelarsi più importante che non difendere la legge stessa.
Nel clima rovente di ieri al senato, dopo una giornata in cui gli scambi di insulti sempre più grevi si sono registrati quasi ogni minuto, la richiesta di rinvio è stata accolta dai grillini al grido di «traditori, traditori». «Abbiamo sempre detto che per noi difendere una legge che mette fine a odiose discriminazioni è più importante dei calcoli di convenienza. Abbiamo difeso il ddl, non Renzi», replica la De Petris. Ma gli stessi pentastellati sono a loro volta oggetto della medesima accusa: «Tradiscono il loro popolo e tutta l’Italia», dichiara la vicesegretaria del Pd Serracchiani e in aula l’annuncio del voto contro il canguro era stato commentato a caldo con un furioso «irresponsabili» dalla dem Lo Moro.

Il voltafaccia dell’M5S era nell’aria sin dal mattino. Non è chiaro cosa abbia spinto i pentastellati, sino alla sera precedente conviti di votare sia pur obtorto collo per il canguro, a cambiare idea. Le voci di palazzo Madama parlano con insistenza di una tassativa telefonata di Casaleggio. Il gruppo si riunisce in una lunga e tempestosa assemblea proprio mentre, a poche stanze di distanza, i capigruppo di Pd, Fi, centristi e Lega tentavano l’ultima mediazione. Niente da fare. Per il Pd la condizione per rinunciare al canguro era il ritiro degli emendamenti «premissivi», tali cioè da rendere impossibile l’approvazione di alcune parti della legge, da parte della Lega. Il Carroccio era invece pronto a onorare l’impegno preso alla vigilia del dibattito portando i propri emendamenti da 5mila a 580 circa, ma senza eliminare quelli «premissivi». Muro contro muro e rottura. «La loro parola vale come un peto», dichiara elegante il capogruppo Centinaio. In aula poi fa il gesto di ritirare comunque 4500 emendamenti. Mossa a effetto che determina la scelta dell’M5S.

I pentastellati erano infatti arrivati in aula dopo ore di litigio. L’ipotesi sostenuta da molti era quella di votare sì all’emendamento Marcucci, ma schierandosi a favore del voto per parti separate. Con la conseguenza di sottoporre la stepchild all’azzardo di un voto separato e segreto. I sostenitori del ddl hanno fatto muro, fino a chiudere su un compromesso: la scelta di votare contro il canguro qualora la Lega avesse tolto l’«alibi» delle migliaia di emendamenti. Così è stato.
Sia che il canguro venga votato e bocciato sia che il Pd decida di ritirarlo, la strada del ddl sarà impervia. Gli emendamenti in campo sono circa 800, tra cui quelli a «orologeria» preparati da Calderoli. I voti segreti non saranno cento come vorrebbero i nemici della legge, ma probabilmente neppure solo una decina come sperano i sostenitori del ddl. E alla fine si arriverà comunque al voto segreto sulle adozioni. Il solo vero momento della verità. Ma arrivarci senza una sonora sconfitta in aula sul canguro stamattina, che prefigurerebbe la composizione di una maggioranza alternativa ostile alla legge o almeno alle adozioni, sarebbe, per le sorti del testo e delle unioni civili, infinitamente meno pericoloso.