Ciò che non è riuscito finora a Viktor Orbán e agli altri sovranisti europei potrebbe riuscire a Matteo Salvini dopo neanche due settimane di governo: usare l’immigrazione come un grimaldello per scardinare le politiche di Bruxelles, e non è detto che l’obiettivo sia solo quello di fermare i disperati che cercano di attraversare il Mediterraneo.

Dopo aver cantato vittoria per aver ulteriormente paralizzato l’Unione europea sulla riforma di Dublino (rinunciando a far propria una proposta del parlamento europeo favorevole alle richieste di Roma) il ministro degli Interni della Lega ha di nuovo esultato dopo aver chiuso i porti italiani ai 629 uomini, donne e bambini che si trovano sulla nave Aquarius. Una mossa con la quale adesso spera di riuscire a convincere l’Europa a distribuire tra i 28 il carico dei migranti. La stessa tentata un anno fa anche dal suo predecessore Marco Minniti, costretto poi a fare marcia indietro. Il risultato è che quando mancano ormai poco più di due settimane al consiglio europeo del 28 e 29 giugno – da molti considerato decisivo – l’Unione europea non è forse mai apparsa più disunita e confusa, e non solo per gli insulti volati ieri tra Roma e Parigi. Una situazione talmente esasperata che la cancelliera Merkel – in lite con il suo ministro degli Interni Seehofer proprio sulla gestione delle frontiere tedesche – ha lanciato l’allarme: «Sull’immigrazione illegale dobbiamo rispondere in modo unitario. Questo tema ha il potenziale di distruggere l’Europa», ha detto.

A dar voce alle proposte di Salvini al vertice dei capi di Stato e di governo sarà il premier Giuseppe Conte. L’idea del leader del Carroccio è che l’Italia continuerà a impedire alle navi delle ong l’approdo e che a farsene carico dovranno essere i Paesi ai quali le organizzazioni umanitarie appartengono. In sostanza se a effettuare il salvataggio è una ong franco-tedesca, come è il caso dei Sos Mediterranee e dell’Aquarius, dovranno essere Francia o Germania ad accogliere i migranti che si trovano a bordo.

Idea semplice, destinata però con ogni probabilità al fallimento. Accettare questa proposta per l’Ue significherebbe di fatto avallare una sorta di ricollocamenti mascherati, che per di più riguarderebbero solo alcuni Paesi – quelli con ong impegnate nei salvataggi e che hanno uno sbocco sul mare. Condizioni che di fatto escludono i Paesi del gruppo Visegrad (Ungheria, repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia) da ogni impegno. Non a caso ieri sia Orbán che il premier slovacco Peter Pellegrini hanno garantito il loro appoggio a Salvini. «E’ solo l’inizio – ha affermato Pellegrini -, questo obbligherà gli altri Paesi a preoccuparsi della protezione esterne delle frontiere esterne dell’Ue e non solo a pensare a costose azioni di salvataggio». Da notare l’aggettivo costose.

Quella sulle ong è però solo una parte della partita che Salvini sta giocando, e neanche la più importante. Il piatto forte riguarda infatti i respingimenti dei migranti irregolari e il blocco delle partenze dei barconi. Ieri il ministro degli Interni ha sentito al telefono il suo omologo tedesco Horst Seehofer che da tempo insiste perché la Germania, ma anche l’Europa, riscriva la lista dei Paesi di origine sicuri. Oggi manca un elenco comune ai 28 e quindi ogni Paese decide in proprio. Una lista europea, allargata tenendo conto delle necessità, consentirebbe di accelerare i respingimenti e decidere in maniera più rapida e unitaria anche chi invece ha diritto a ricevere l’asilo.

Nulla da fare, invece, sulla proposta avanzata da alcuni Stati, tra i quali Austria e Danimarca, di creare campi profughi in Stati europei ma che non fanno parte dell’Ue (si è parlato dei Balcani). A smontarla ci ha pensato il commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos confermando che non ci sono Paesi disponibili.

L’unione europea tornerà quindi a concentrarsi sulla Libia, spinta anche dalle pressioni esercitate dall’Italia che sta lavorando a un vertice da tenersi a Roma prima del vertice del 28 e al quale dovrebbero partecipare sia il presidente francese Macron (se la crisi diplomatica di queste ore sarà superata) che i due leader libici Fayez al Serraj e Khalifa Haftar. Salvini inoltre avrebbe in programma per la fine del mese un viaggio a Tripoli e spinge perché l’Ue garantisca ulteriori finanziamenti alle varie fazioni perché fermino i migranti prima che prendano il largo a bordo dei barconi. Per ottenere questo obiettivo il governo giallo-verde sarebbe anche arrivato a minacciare il blocco del finanziamento destinato di 3 miliardi di euro alla Turchia.