Unicredit ha formalizzato ai sindacati la decisione di tagliare 6mila posti di lavoro e chiudere 450 filiali. Una lettera della banca ha confermato ieri quanto già annunciato lo scorso 3 dicembre (Il Manifesto 4 dicembre 2019. Da oggi al 2023 saranno licenziati 5.500 lavoratori full time. L’uscita di altri 500 dipendenti è legata al piano precedente. Ai sindacati Unicredit ha detto di volere cercare «soluzioni condivise». Si pensa di coinvolgere coloro che andranno in pensione «entro il 31 dicembre 2023». Per le altre uscite si farà ricorso al fondo di solidarietà del settore. Saranno inoltre valutati altri strumenti di uscita dal lavoro come quota 100, opzione donna, riscatti di periodi non coperti da contribuzione. Le procedure saranno avviate entro il 31 marzo. Questa operazione è stata giustificata dalla banca con la riduzione delle operazioni agli sportelli e l’aumento di quelle online e tramite bancomat. Versamenti, bonifici, imposte, pagamenti e prelievi sono calate del 55%: 20,3 milioni di operazioni rispetto ai 36,8 milioni nel 2016. Le operazioni bancomat sono cresciute negli ultimi 12 mesi di oltre 33,5 milioni. I prelevamenti agli sportelli segnano un -53% nell’ultimo anno mentre, nello stesso arco temporale, la riduzione dei bonifici allo sportello è del 43%.

I tagli sarebbero il risultato di un cambiamento tecnologico. Tutt’altra interpretazione è stata data dai sindacati per i quali la decisione è del management. «L’a.d. Jean Pierre Mustier si illude di poterci squadernare un piano a scatola chiusa. Unicredit vuole concentrare il 70% dei tagli al personale e alle filiali in Italia, che, però, è l’area di maggior profittabilità del gruppo, a livello europeo. Diventa difficile poter avviare un negoziato basato sul fair play» ha detto Lando Maria Sileoni del sindacato Fabi. «Piano irricevibile, esuberi spropositati – ha commentato Giuliano Calcagni (Fisac Cgil) – chiederemo verifica sui livelli occupazionali e sullo stato delle agenzie in chiusura. La territorialità dell’istituto, i livelli occupazionali e salariali non potranno essere sacrificati in nome degli utili». Per Fulvio Furlan (Uilca) il piano contraddice il disegno di un gruppo radicato sul territorio: «Servono invece assunzioni». Il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, ha convocato i vertici di UniCredit venerdì 21 febbraio.