La commissione Ue ha deciso: l’Ungheria non ha alcuna intenzione di ritirare la legge anti-Lgbtq voluta dal premier Viktor Orbán e così già oggi potrebbe partire la lettera di messa in mora che annuncia l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti del paese. Contro la legge ci sono state ripetute prese di posizione anche da parte della presidente della Commissione Ursula von der Leyen che l’ha più volte definita «una vergogna». La stessa von der Leyen la scorsa settimana aveva messo in guardia rispetto all’avvio della procedura, ma Orbán ha continuato a difendere il testo che, nato come una legge contro la pedofilia, mette al bando l’omosessualità nei programmi scolastici, negli spot e nei programmi televisivi rivolti ai minori.

Per martedì prossimo era invece atteso il rapporto della Commissione sul rispetto dello stato di diritto da parte dei Paesi Ue, condizione necessaria per ottenere i fondi del Recovery (ancora sotto esame, oltre a quello ungherese, che vale 7,2 miliardi, è anche il Piano di rilancio della Polonia). Il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis ha però spiegato che la valutazione del Recovery ungherese non è conclusa e «richiederà probabilmente settimane più che giorni. Quindi proponiamo all’Ungheria una proroga della scadenza di due mesi». Insomma, per quest’estate non dovrebbe arrivare nemmeno la prima tranche di fondi Ue.