Il Fidesz-Kdnp commenta con toni entusiastici la vittoria alle europee ottenuta con oltre il 50% dei voti. Secondo il primo ministro Viktor Orbán lo «straordinario» successo della forza politica che governa attualmente l’Ungheria rafforza i popolari europei. Grazie al risultato di domenica scorsa il partito del premier si è aggiudicato dodici seggi al Strasburgo, cioè oltre la metà di quelli spettanti all’Ungheria. Cinque anni fa aveva ottenuto oltre il 56% delle preferenze e 14 seggi, alle politiche dello scorso 6 aprile aveva conquistato meno voti che nel 2010, ma la sua vittoria è indiscussa ed evidente in entrambi i casi.

Il Fidesz-Kdnp si conferma principale forza politica del paese staccando di diverse lunghezze i neonazisti Jobbik, secondi a queste europee, e i socialisti dell’Mszp, secondi al voto nazionale. Orbán è più che soddisfatto e non ha commentato la frase dei dirigenti della Spd secondo i quali il partito del premier ungherese e quello di Silvio Berlusconi non dovrebbero far parte del Ppe. Quello che conta per lui è la fiducia che molti ungheresi gli hanno rinnovato in occasione delle due consultazioni elettorali. «Abbiamo vinto alla grande!», «Rappresenteremo sempre gli interessi ungheresi!», si legge sul sito del Fidesz che col voto di oltre un mese fa ha conservato la maggioranza parlamentare di due terzi conquistata nel 2010. Per l’opposizione di centro-sinistra a determinare il risultato è stata la nuova legge elettorale concepita dalle forze governative, anche se diversi esperti fanno notare che Orbán avrebbe vinto comunque, indipendentemente dalle regole adottate per assicurarsi le elezioni.

In questi ultimi quattro anni Orbán è riuscito ad accreditarsi presso molti suoi connazionali come unico uomo politico in grado di tutelare gli interessi del Paese, ma Jobbik non è di questo parere. Secondo il suo leader Gábor Vona il Fidesz, come le forze di centro-sinistra, sono «servi di interessi stranieri» e solo Jobbik difende concretamente il suolo nazionale e i suoi abitanti dalle multinazionali e dai «latifondisti» che vorrebbero appropriarsi dei terreni agricoli ungheresi.

Il partito di estrema destra, che ha ottenuto quasi il 15% dei voti e confermato i tre mandati al Parlamento europeo, alle politiche aveva ottenuto oltre il 20% del consenso elettorale. Lunedì ha chiamato a raccolta i suoi per manifestare davanti all’edificio dell’Assemblea nazionale in difesa dei terreni minacciati dagli investitori stranieri provenienti dagli altri paesi dell’Unione europea.

Il presidente del partito ha anche detto che l’eurodeputato Béla Kovács, accusato dalla procura ungherese di spionaggio a favore dei servizi segreti russi, ha ottenuto un seggio sulla lista di Jobbik che non chiederà le sue dimissioni. Del resto Vona aveva definito l’accusa un tentativo di screditare il partito nell’imminenza del voto europeo.

Le destre magiare festeggiano mentre i socialisti stentano perfino a trovare la forza per leccarsi le ferite. La presidenza dell’Mszp si è dimessa dopo aver ottenuto solo il 10,9% al voto di domenica. Il leader dimissionario Attila Mesterházy ha riconosciuto la pesante sconfitta subita dal partito e affermato che i socialisti devono concepire nuove strategie per il futuro.

Secondo l’Ufficio nazionale elettorale due seggi sono andati al Dk, il partito dell’ex premier socialista Gyurcsány, uno a Együtt-Pm di Gordon Bajnai, anch’egli ex primo ministro, e uno all’Lmp.

L’affluenza alle urne è stata di circa il 28%, la più bassa da che l’Ungheria partecipa alle elezioni europee. Secondo diversi esperti il dato è indicativo di un’indifferenza diffusasi nello Stato danubiano verso l’Unione europea che a parere di molti ungheresi porta avanti una politica inefficace e antisociale.