Il clima, che si respira a Francoforte alla vigilia della prima giornata di Blockupy è ben diverso da quello di un anno fa. Allora un opprimente dispositivo di polizia cercò di neutralizzare preventivamente il blocco della Banca Centrale Europea (Bce), perfino con retate sui marciapiedi. Un’accurata campagna mediatica aveva preparato il terreno a ingiustificati divieti a manifestare per chi avesse osato contro le politiche dell’austerity nel loro centro simbolico e materiale. Un clima che è sembrato riproporsi per alcune ore quando, nel pomeriggio di ieri in autostrada a centocinquanta chilometri dal capoluogo dell’Assia, cinque pullman di attivisti provenienti da Berlino, dei nove partiti dalla capitale, sono stati bloccati dalla Polizia Federale, nel tentativo di identificare e perquisire tutte le persone a bordo. Il braccio di ferro ha riguardato in particolare una trentina di richiedenti asilo, che gli altri occupanti dei bus si sono rifiutati di consegnare agli agenti. Tanto per ricordare come, nel cuore dell’Europa, valga sempre uno statuto differenziale della cittadinanza.

E tanto basti a segnalare come, sotto la crosta di un’apparente quiete, la giornata di oggi potrebbe riservare diverse sorprese. A differenza di un anno fa però l’isteria non dilaga nei media tedeschi, la stazione ferroviaria non è presidiata militarmente e, per il momento, si può circolare liberamente. Solo se ci si avvicina alla Eurotower, la sede della Bce, si possono notare i poliziotti impegnati a erigere grate e barriere protettive intorno agli accessi ad uno dei poteri che contano oggi in Eurolandia.

Tuttavia non solo la manifestazione conclusiva di sabato è stata autorizzata con un percorso che si concluderà proprio nella Willy-Brandt-Platz, sotto le finestre della Banca Centrale, ma è stata concessa un’ampia area verde nel parco di Rebstock, a pochi chilometri dal centro, per allestirvi il campeggio.

Il cambiamento è risultato di diversi fattori. Innanzittutto, la discussione che lo scorso anno si era aperta dopo lo sgombero della tendopoli sotto al Bce, gli arresti preventivi e le violente cariche. Francoforte ci tiene all’immagine di città aperta e liberale, capace di far convivere le élite del potere finanziario, prima tedesco, ora europeo e globale, con l’espressione del dissenso, anche di quello più radicale. E la reazione dell’opinione pubblica ha pesato non poco nell’elezione di un nuovo sindaco, il socialdemocratico Peter Feldman in sostituzione della precedente, la democristiana Petra Roth, strenua propugnatricedel pugno di ferro contro le proteste. Così negli ultimi mesi la battaglia per il diritto a manifestare ha trovato larga eco nei media e anche alleati insperati.

In secondo luogo, è decisamente cambiato il contesto sociale e politico in cui Blockupy si colloca: se un anno fa le politiche di austerity, imposte da Angela Merkel a tutta Europa, erano un dogma indiscusso e indiscutibile, oggi le voci critiche in Germania non sono più isolate. Mancano pochi mesi al voto per il rinnovo del parlamento federale e nessun osservatore mette certo in discussione la vittoria di Cdu-Csu guidate dalla Cancelliera, ma ci si attende un successo meno travolgente. Gli effetti delle riforme del welfare si stanno facendo sentire nei termini di una crescente precarizzazione dei rapporti di lavoro e di una gestione autoritaria degli interventi di sostegno al reddito per disoccupati e donne in particolare. Se si aggiunge che i mercati sud-europei, stremati da cinque anni di crisi, faticano a consumare i prodotti made in Germany, il quadro è fosco anche qui.

Ieri, alla vigilia di Blockupy, il direttivo della Bce ha reso noto il rapporto sulla situazione del sistema bancario nell’Eurozona. È un’analisi impietosa, quella presentata da Vìtor Constancio, il vice del presidente Draghi: «una recessione prolungata sta rendendo più difficile per i debitori restituire i prestiti ottenuti dagli istituti di credito». È un problema non solo le banche dei Pigs, ma anche per le centrali finanziarie tedesche, i cui forzieri sono pieni di titoli ad alto rischio e di crediti sostanzialmente inesigibili. Era del resto impensabile una condizione differente, dal momento che le iniezioni di liquidità a basso costo della Bce sono servite ad alimentare come e più di prima i circuiti della finanziarizzazione, piuttosto che a riattivare linee di credito destinate al consumo e all’innovazione produttiva.

In questo panorama di macerie, con l’instabilità finanziaria che rischia di esplodere nuovamente, la coalizione Blockupy torna a occupare la scena di Gotham City. Così alcuni attivisti hanno ironicamente ribattezzato quella che l’appello di convocazione di questi due giorni definisce il «cuore del regime europeo della crisi», là dove dev’essere portata la «resistenza alle politiche della Troika». Decine di gruppi e organizzazioni, a partire dai movimenti autonomi che organizzano il «blocco anticapitalista» con, tra gli altri, la «Interventionistische Linke» e gli «Autonome Antifa», fino al partito Die Linke, passando per il sindacato indipendente Ver.Di.. Un percoso più maturo e strutturato rispetto a un anno fa, che ha coinvolto realtà da Spagna, Belgio, Olanda, Danimarca e Francia, oltre a circa duecento attivisti dei ventotto Centri sociali italiani che si sono coalizzati per partecipare a Blockupy. Ieri pomeriggio erano già duemila i partecipanti che affollavano il campeggio di Rebstock, impegnati in continue assemblee internazionali. La prima verifica a partire dalle sei di questa mattina quando cercheranno di bloccare gli ingressi della Banca Centrale Europea e, nel pomeriggio, le sedi di multinazionali e finanziarie private.