Le norme di distanziamento sociale e sanitarie, unite a una minore disponibilità economica, favoriscono la declinazione del turismo tradizionale in forme nuove o rivisitate. Per l’estate 2020 il campeggio in particolare sembra destinato ad attrarre nuovi clienti, sia attraverso le strutture organizzate che nella sua versione più libera, piuttosto che grazie a nuove soluzioni intermedie.

Il campeggio non assistito è particolarmente invitante per gli amanti della libertà e dei luoghi isolati: le aree incontaminate identificate dall’associazione italiana Wilderness sul territorio nazionale sono quasi 70 per oltre 53 mila ettari; un quarto di esse sono incluse in parchi naturali o aree protette.

Dal punto di vista normativo le aree wilderness non sono comunque riconosciute e il campeggio libero è materia piuttosto complessa. Anche ora che l’emergenza Covid-19 si è attenuata e molti limiti alla circolazione sono stati rimossi, i governi locali hanno comunque la facoltà di emettere ordinanze restrittive. Non è però tanto l’aspetto sanitario a rendere la possibilità di campeggiare difforme a seconda del territorio, quanto la competenza, che è stata attribuita alle regioni con specifico decreto legislativo addirittura nel 1998. Questa scelta fa sì che il camping libero sia ammesso, vietato o limitato a seconda delle diverse regioni, anche se il bivacco notturno è permesso quasi ovunque, a meno di espliciti divieti.

La parola bivacco – termine di origine germanica che deriva dall’unione di Bei e Wache e che significa «guardia», «allerta» – è stato declinato prima in uso alpinistico e oggi nel senso comune. Si intende così la possibilità di pernottare, anche montando una struttura mobile come una tenda, dal tramonto all’alba. Per permanenze superiori ci sono territori come dove è ammesso – come in Piemonte e nelle Marche – previa comunicazione al sindaco di competenza. Altre come Trentino Veneto e Sardegna tendenzialmente non lo ammettono. I parchi nazionali hanno regole specifiche, regioni come la Liguria e la Toscana non hanno legiferato in merito.
Oltre all’aspetto normativo ci sono però ulteriori motivi che scoraggiano il campeggio libero: dalla sicurezza personale alla possibilità di avere acqua o corrente elettrica. Una soluzione nostrana al problema prende ispirazione da quanto si pratica in altre aree europee, tradizionalmente evolute in termini di camping come la Francia o la Germania: Agricamper Italia nasce da un’idea di Pauline Nava, una camperista transalpina che si è trasferita a Lecco. Sottoscrivendo una tessera annuale dall’importo davvero contenuto, si ha diritto a sostare gratis per 24 ore nelle 120 strutture agricole associate in Italia: «Io per esempio ho due bambini e non mi sentirei sicura a dormire per strada ovunque. Con questa tessera, oltre alla possibilità di sostare in un luogo tranquillo e protetto, si accede ad aziende agricole o agriturismo che vendono prodotti locali di grande pregio. Ma in alcuni casi sono previsti anche servizi aggiuntivi, come escursioni guidate». Agricamper Italia mette a disposizione anche un’applicazione che facilita la possibilità di individuare le strutture associate. Più in generale sono molte le iniziative legate al camping che si sono sviluppate in questi ultimi anni, anche a vantaggio degli utenti occasionali: Yescapa è una piattaforma di camper sharing, una sorta di AirB&B dei veicoli che possono essere noleggiati a seconda della città in cui si vogliono affittare.

Il mondo del camper è una vera e propria community: è organizzata in gruppi anche molto numerosi come Camperisti Italiani, che su Facebook vanta più di centomila membri; lo Stivale è anche ai primi posti tra i Paesi costruttori e trasformatori di veicoli. Il consorzio europeo di categoria include 4 grandi gruppi italiani che rappresentano 7 mila posti di lavoro: «Il fatturato dipende all’85% dalle vendite all’estero – spiega Gianni Brogini, direttore marketing dell’associazione italiana dei produttori-. Gli ordini per quest’anno sono quasi tutti confermati, segno che il settore tiene e che c’è una rinnovata attenzione al mondo del camper. Noi stiamo sviluppando anche partenariati con diversi Comuni, per realizzare aree di sosta. Per un’amministrazione di piccole dimensioni, che non ha sufficienti strutture ricettive, può essere una soluzione per incentivare il turismo a livello locale».

Infine, ma non certo nei numeri che sono di gran lunga i più importanti, c’è tutto il mondo del campeggio organizzato, che in Italia rappresenta oltre 10 milioni di ospiti all’anno per quasi 67 milioni di presenze. Le strutture ricettive sono oltre 2.500, il fatturato annuo supera gli 1,1 miliardi senza considerare l’indotto (ma compresi i villaggi).

Per Assocamping, che racchiude le imprese turistico ricettive del settore, la stagione è appena partita ma le impressioni sono buone: «Le limitazioni alla circolazione sono appena state rimosse, ma i primi dati forniti dai nostri associati sono incoraggianti – spiega il coordinatore Mauro Maggi – D’altronde il campeggio, con pochissimi adeguamenti, è una struttura assolutamente compatibile con le normative sanitarie indicate per il contenimento del Coronavirus. L’uso della mascherina all’interno del campeggio non è prevista se non nelle situazioni di vicinanza e solo alcune attività di intrattenimento non saranno praticabili questa estate. Ma dalla piscina al ristorante, con le giuste distanze tutti i servizi saranno garantiti».

Difficile al momento stimare le presenze, ma a livello qualitativo negli ultimi anni la richiesta di bungalow, case mobili e piazzole per camper è in costante crescita. I tedeschi sono i più organizzati con mezzi propri e sembra che stiano confermando le prenotazioni: «Ormai il camping in tenda rappresenta una percentuale residua del totale – chiosa Maggi-. Per questa stagione ci stiamo organizzando con promozioni di vario tipo, anche per andare incontro a chi è nuovo a questa tipologia di vacanza e vuole provare».