Kinshasa, metropoli africana lacerata dalle contraddizioni, è la protagonista collettiva di Matematica congolese, di In Koli Jean Bofane, tradotto in Italia da Stefania Ricciardi per la sezione b-polar della casa editrice 66thand2nd (pp.245, euro 17). Città della perdizione, piena di politici arroganti e subdoli che compromettono la democrazia e che usano corruzione e ricatto all’ordine pubblico come modalità di governo, la megalopoli riassume i vizi e le nefandezze di uno stato che va a rotoli e che ha abdicato alle proprie responsabilità, ma che avverte in maniera viscerale e dal basso la necessità pressante di una trasformazione radicale verso la democratizzazione e i diritti umani.
In un paese dove la fame è stata eletta a istituzione – Bofane in una suggestiva metafora la dipinge come un pitone a due teste che distrugge il corpo e azzera la volontà, ma che cerca anche di acquisire un prestigio sociale agli occhi del mondo e che può essere usata come attenuante a gravi colpe – la comunità diventa l’unico microcosmo in cui riconoscersi e a cui appigliarsi, in cui far sentire la propria voce, sfogare frustrazioni e far emergere sentimenti patriottici. Tutto questo avviene quotidianamente, in maniera sommessa ma al tempo stesso colorita e chiassosa, ai bordi delle strade e negli innumerevoli ligablo, piccole attività commerciali con una funzione sociale ben più vasta, dove si conducono discussioni e forum politici e che all’occorrenza diventano anche studi psicanalitici a cielo aperto e a partecipazione democratica.
Da una di queste variopinte realtà affiora Célio Matematona, intellettuale del luogo noto come Célio Mathématik, per la sua passione/ossessione per la matematica appunto, nata dal ritrovamento di un vecchio manuale scolastico, unico ricordo di suo padre morto in guerra, conservato come una reliquia e venerato come una bibbia, che fornisce al giovane un’infallibile chiave di lettura del mondo fatta di equazioni e formule, assiomi e derivate.
Teoremi e definizioni diventano così verità inconfutabili da cui trarre una filosofia di vita, vengono spesso usati come oracoli e aiutano persino nelle difficoltà di tutti i giorni e nel giudicare il proprio prossimo. Nell’esperienza personale di Célio, Bofane rispecchia la parabola del suo paese e dei conflitti che l’hanno sconvolto nel secolo scorso, dalle atroci torture della guerra psicologica condotta contro Hitler nel 1940, passando per la rivolta che incendiò il Congo nel 1964 col penoso addestramento dei bambini-soldato, fino alla guerra degli ottanta giorni del 1977, che lascia il ragazzo solo al mondo e lo spinge alla fuga dal villaggio natìo e a un viaggio rocambolesco verso Kinshasa.
Ma la matematica, per quanto scienza esatta e infallibile, non è in grado di mettere al sicuro l’ingenuo e ancora idealista Célio dai meccanismi marci della politica che lo fagocita nei suoi ingranaggi. Quando, infatti, gli viene offerto un posto da consigliere all’ufficio Informazione e Piani, col pretesto di voler introdurre una nuova generazione agli affari di stato non ancora contaminata dagli aspetti più biechi e deleteri del potere, il giovane vede una possibilità di riscatto sul piano personale e di positiva azione su quello pubblico, poiché manipolare la materia umana richiede razionalità e ingegnosità al tempo stesso, doti di cui Célio si sente naturalmente dotato. Il suo compito dichiarato di manipolare l’opinione pubblica, nazionale e internazionale, e di fare da cassa di risonanza per certe informazioni utilizzate a fini propagandistici a beneficio dello stato, ha come primo obiettivo quello di calmare la popolazione e arginare il malcontento che sta portando a pericolosi disordini, ma cela retroscena sconcertanti che lo toccano profondamente e irreversibilmente, facendogli aprire gli occhi sui rapporti di forza in una società asservita all’immagine, e sulla perdita di valori nell’orbita occulta del potere.
Con un umorismo cinico e ribelle e attraverso un linguaggio che riproduce i suoni e ritmi delle strade di Kinshasa, Bofane ce ne rende «visioni allucinate come in un dvd formattato male», mescolando sapientemente superstizioni, orrori della politica e una necessaria dose di cinismo per sopravvivere a tutto ciò. Nato in Congo nel 1954, esule in Belgio dagli anni Novanta dopo aver tentato di fondare una casa editrice nel suo paese natale ed aver subito repressioni e limitazioni, ha esordito come scrittore nel 1996 con una divertente e acuta disamina della dittatura e dei suoi meccanismi subdoli in Perché il Leone non è più il re degli animali, pubblicato da Gallimard.