Il manifesto, il nuovo corso, è una scommessa di per sé. Abbiamo voluto aggiungerne un’altra: una rivista per iPad focalizzata sull’Asia, utilizzando i giornalisti messi insieme da China Files. La nuova scommessa è la seguente: tentare di uscire fuori dalla crisi, almeno culturalmente, attraverso uno sguardo ad un continente complesso, capace – attraverso le diversità e le assonanze – di creare uno spirito critico che sia globale, in grado di leggere la contemporaneità.

Lo vogliamo fare al nostro modo, quello con il quale come China Files abbiamo provato a spiegare la Cina prima e l’Asia poi e che ci accomuna al manifesto: indagare fuori dagli schemi mainstream, cercando di approfondire, di trasformare i nostri occhi nei vostri, che ci leggete, cercando di evidenziare complessità, divergenze e elementi comuni: sottolineare differenze e creare punti di contatti, che sappiano costituire quanto ci pare più mancante nell’informazione odierna sull’Asia, ovvero un punto di vista critico, da sinistra.

Se infatti la crisi pervade la vecchia Europa e il mondo occidentale in genere, il processo che ha prodotto il miracolo cinese e altre clamorose trasformazioni economiche asiatiche, nasconde più di una insidia (proletarizzazione da migrazione, espulsione di forza lavoro, impoverimento, distanza tra società e politica, economicismo e riduzione delle categorie politiche), che spesso la comunicazione mainstream accomuna o discerne a seconda della propria convenienza.

In questo primo numero speciale, cui ne seguirà un altro tra un mese (e se il responso di voi lettori sarà positivo, potrà trasformarsi in qualcosa di continuativo dopo l’estate), affrontiamo il tema della classe media. Si tratta di qualcosa di cui si è già parlato, ma in termini neutri, senza cioè cercare le contraddizioni, soprattutto politiche, che l’attenzione a questo nuovo soggetto – o già presente in nuce – nasconde.

Come potrete leggere negli articoli, la classe media in Asia è un magma complesso, che racchiude in sé quanto sta accomunando l’Asia e l’Occidente, ovvero la vittoria del paradigma neoliberista capace di depoliticizzare le pratiche sociali, creando un solco sempre più profondo tra rappresentanza politica – per paradosso anche laddove c’è un partito unico – e corpo sociale. Come sostiene l’intellettuale cinese Wang Hui, è giunto il tempo di trovare nuove parole, di indagare nuovi processi, perché le vecchie letture – e ancora di più le vecchie soluzioni – non funzionano più.

Negli articoli dalla Cina, dall’India, sul Giappone e la Corea, verranno rappresentati stadi di sviluppo diversi, che accomunano però il grande mercato asiatico, trasfigurazione occidentale ormai dell’Asia, verso cui ormai si spostano gli interessi di tanti. Un mercato che da molti viene visto come ancora di salvezza, ma all’interno del quale, per operare al meglio, è necessario capire le dinamiche sociali, la complessità culturale e le differenze più rilevanti, che è quanto ci poniamo come ambizioso proposito.

Insieme agli articoli troverete anche un video, delle gallery fotografiche raccolte da Instagram e alcuni consigli di lettura e di visione, che speriamo possano aprire nuovi scorci di interesse e curiosità.

In attesa del prossimo numero, nel quale speriamo di poter indagare il concetto di «metropoli», un’altra delle straordinarie sfide del continente asiatico. Buona lettura.