Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri il Documento di economia e finanza (Def) e la relazione sullo scostamento di bilancio con la quale l’esecutivo chiede l’autorizzazione al parlamento al ricorso a un maggiore indebitamento pari ad altri 40 miliardi di euro. Il decreto intestato alle «imprese» vedrà con ogni probabilità la luce a fine aprile e contiene, tra l’altro, nuovi aiuti su affitti, Imu del turismo e occupazione del suolo pubblico (esenzione fino a un anno), 6,7 miliardi per finanziare la voce della cosiddetta «Transizione 4.0». Per le piccole e medie imprese (Pmi) sarà prorogata dal 30 giugno a fine anno la scadenza del regime di garanzia, e sarà estesa la moratoria sui crediti. Saranno anche reintrodotti rinvii ed esenzioni di imposta già attuati nel 2020 e innalzato il limite delle compensazioni.

I «SOSTEGNI» a partite Iva e imprese «rappresentano più di metà degli impegni previsti sul 2021» da 40 miliardi, si legge nella bozza del Def. Nel nuovo decreto è prevista la copertura dei costi fissi, sia con sgravi di imposta che con la copertura della quota fissa delle bollette e di parte dei canoni di locazione tramite credito d’imposta. Il decreto, inoltre, prorogherà le indennità a favore dei lavoratori stagionali, e introdurrà nuove misure a favore dei giovani, ad esempio uno sgravio fiscale sull’accensione dei mutui per l’acquisto della prima casa. Previste anche risorse aggiuntive saranno destinate agli enti territoriali affinché possano continuare le politiche di sostegno alle fasce più deboli, sostenere i trasporti locali e mantenere sgravi fiscali quali la sospensione dell’imposta di soggiorno.

«L’ANDAMENTO dell’economia italiana e internazionale – si legge nell’analisi congiunturale contenuta nella bozza del Def – continua a essere condizionato dall’epidemia da Covid-19 e dalle conseguenti misure sanitarie e di chiusura di molteplici attività». «L’esperienza del terzo trimestre 2020 – si legge nel Def – dimostra che il rimbalzo del Pil può essere molto forte non appena si rimuovano almeno in parte le restrizioni sanitarie». Tuttavia «vi è il rischio che, una volta esaurito l’iniziale rimbalzo, l’andamento dell’economia perda slancio e fatichi a recuperare i livelli di prodotto precedenti la crisi».

IL DESTINO dell’economia capitalistica anche in Italia è, per ora, legata strettamente all’andamento della curva epidemiologica e alle sorti della campagna vaccinale decise dalle capacità produttive e dalle volontà politiche delle multinazionali farmaceutiche. È questo in sostanza che scrive il ministro dell’economia Daniele Franco nella relazione che accompagna il Def. Lo scenario tendenziale «si basa sull’aspettativa che dopo la prossima estate le misure di contrasto all’epidemia da Covid-19 avranno un impatto moderato e decrescente nel tempo sulle attività economiche», si legge ancora nella bozza del documento che prevede il raggiungimento dell’80% di popolazione vaccinata al massimo entro ottobre e «sviluppi positivi» sul fronte delle terapie da anticorpi monoclonali. Epidemiologia, medicina e economia fanno tutt’uno oggi.

IN QUESTA cornice ecco le previsioni macroeconomiche del governo: nel 2021 il Pil arriverà al 4,5%. Nel 2022 al 4,8%, al 2,6% nel 2023 e all’1,8% nel 2024. Sarebbero «tassi di incremento mai sperimentati nell’ultimo decennio» dicono da Palazzo Chigi. Oltre alla perdita di capacità produttiva, queste stime andrebbero però parametrate alla devastazione sociale, occupazionale e del reddito prodotte dalla pandemia e, in prospettiva, dalla ripresa che si annuncia senza occupazione fissa e precaria esenza un Welfare universale. Il Def prospetta uno «scenario avverso» prodotto dalla «limitata efficacia» dei vaccini contro le varianti del virus. Ciò comporterebbe un taglio del Pil al 2,7% quest’anno e al 2,6% nel 2022. Mozione di fede per il «Piano di ripresa nazionale», il famoso «Recovery» portato in giro come un santino, sebbene siano ancora poco conosciuti i dettagli. In totale: 237 miliardi di euro. Al governo sperano che siano sufficienti per una «crescita». Quale, si vedrà.